Carmina Burana, messa pagana in scena al Bellini
« O Fortuna,
velut Luna
statu variabilis!
Semper crescis
aut decrescis »
Corpi sinuosi maschili e femminili esultano avidi intorno e sopra e sotto un tavolo che è insieme mensa comune e altare sacrilego di una messa pagana consacrata a gola e lussuria. Il momento più alto di Carmina Burana, in scena fino al 2 aprile al Teatro Bellini di Napoli, è senz’altro questo e fa il paio con l’arditissimo finale, che si svolge nel più angusto degli spazi e consacra il cast in una coreografia di imponente strutturazione e raffinata compostezza.
I protagonisti paiono giocare, complice Vivaldi. Ma paiono anche fauni imbestialiti, complice Carl Orff.
Il testo in latino contribuisce a conferire alla scena una suggestione del tutto particolare, ed è stridente il contrasto tra l’impianto sacro cui essi solitamente attingono e il profano variamente rappresentato in scena, senza mai tuttavia offrire alcuna concessione al volgare. Ne risulta una esaltazione particolare e spregiudicata del ruolo della donna, vittima e carnefice, maliarda seduttrice e pudica puella.
L’amore è ritratto con delicatezza e violenza, e incarna insieme la brama di possesso e i suoi teneri rituali. I protagonisti paiono giocare, complice Vivaldi, ma paiono anche fauni imbestialiti, complice Carl Orff.
Una tensione specialissima rende vibrante e viva tutta la rappresentazione, e come una corrente elettrica s’avverte sulla pelle stessa degli interpreti e giunge inesausta a chi v’assiste.
Una resa emotiva da brividi, oltre che da applausi.
Non perdetelo.
Abbiamo visto
CARMINA BURANA
Coreografia e set concept Mauro Astolfi
musiche C. Orff, A. Vivaldi, A. S. Karlic, Theatrum Instrumentorum
Si ringrazia l’Ufficio Stampa