La gentilezza
Accade che un sogno cominci con un muretto basso che separa uno spiazzale vuoto da un atrio pieno di piante a fusto alto, un libro tra le mani e un’ape sulla fronte.
Ma l’ape tu non la senti, non fa alcun rumore e non ha peso.
Le gambe penzolano, non è così basso il muretto, sei là che sfogli il tuo libricino e credi d’esser sola.
Quando lui s’avvicina alzi il capo e lo saluti con la mano, i fogli si scompaginano.
È vecchio, un vecchio amico, un poeta. Indossa un paletot lungo, la barba scura e i polmoni fragili. Gli occhi da cane buono. Nella voce l’alito dell’affetto.
–Amica mia hai un’ape tra i capelli.
Ti assale il panico, ma si frantuma contro la naturalezza del suo tono e ti vergogni della paura. Il corpo però se ne frega del tuo senso di compostezza e salti giù dal muricciolo, ti fai vento con il libro che si squaderna ancora di più, e lei, l’ape, vola via, la senti staccarsi dalla tua fronte dove si era poggiata insidiosa e silente quasi a suggere il polline dei tuoi pensieri. Vola, poi si riavvicina.
-Non temere, dice il poeta, dammi il braccio, allontaniamoci da qui.
Lo segui e ti vedi scomparire sotto l’ombra del suo cappotto. Camminate insieme per il giardino, i vialetti separano abitazioni fuori stagione, case abitate soltanto d’estate. Ripensi all’insetto che abitava lo spazio della tua fronte, anche lui fuori tempo. Il poeta e tu, ma non basta essere al suo fianco per non avere paura. Lui sembra non appartenere a questo mondo, eppure conosce gli uomini e le parole per curare i loro timori.
Succede che c’è un cane, e che questo sogno sta diventando sempre più fastidioso, ma il poeta ha un rimedio anche per questo, e il cane s’allontana. Che sia la gentilezza il segreto per non farsi del male, per non aver paura? Ti senti così giovane e sciocca, questa comoda associazione di infastidisce, ti morde la fronte. Stringi la tua mano sul suo braccio. Lui adesso ti sta raccontando episodi della giovinezza, ma tu sei concentrata sui passi, guardi dove metti i piedi e ignori il cielo, le nuvole e gli uccelli che fanno disegni invisibili e complicati sulla tua testa e delle sue parole avverti solo la musica gentile.
Nei sogni è così, non riesci a dire quello che vuoi, il telefono non funziona mai e le strade sono tutte in salita. In questo sogno c’è un dolore e il sollievo della leggerezza e c’è un poeta.
“Prima di sapere che cosa sia veramente la gentilezza
Devi perdere le cose,
devi sentire il futuro dissolversi in un momento
come il sale in un brodo leggero.”
…solo la gentilezza che alza la testai
in mezzo alla folla del mondo per dire
è me che hai continuato a cercare
e che poi ti accompagna ovunque
come un’ombra o un amico.”
Naomi Shihab Nye
Per liberarsi dai sogni basta svegliarsi, quello era un sogno che le indicava una strada, il suo amore per la poesia aveva fatto il resto. Si sarebbe svegliata al solito orario e avrebbe preso il suo autobus, ceduto il posto ad una anziana, avrebbe sorriso di più, avrebbe detto al ragazzo del bar che il suo cappuccino era il più buono del mondo, avrebbe riconosciuto il dolore nel mendicante e nelle persone che parlano da sole. In mezzo alla folla del mondo avrebbe continuato a cercare.
Accade che un sogno.