E comunque il dentifricio scade
E comunque il dentifricio scade. Non perché abbia grande importanza saperlo, al limite cosa può accadere, che non profuma più? Non è neanche così indispensabile nel mondo. Sì, certo, ha un suo ruolo igienico e sociale ma… è meno importante dell’acqua, per dire, e meno di frutta e verdura, meno di un sacco di altre cose. Però è un fatto di principio, bisogna ammetterlo, che scade.
Ci pensavo ieri sera mentre mi lavavo i denti, in quei cento secondi in cui sto lì immobile a guardare dritto lo specchio, o passeggio avanti e indietro per il bagno ad un passo lento e improbabile, o scelgo un punto del viso riflesso, o del lavandino, e lo scruto da mille angolazioni.
Pensavo che dentro un dettaglio non previsto si nasconde tutto il senso, quello che magari avevi cercato dappertutto, invano e con ogni forza. Uno sguardo colto di sfuggita o un sorriso accennato da un lato, trasudano verità non autorizzate e colano a piccole gocce da una vita che non basta mai, come una maglia che veste ormai troppo corta e ti scopre lasciando nudi curve, tatuaggi e ferite sulla schiena. Pericolosissimo, per chi soffre di dolori reumatici. Cioè tutti, prima o poi. Dentro momenti di insolita serenità, troppo bella per essere vera, certe volte si fa persino spazio (il pensiero, anzi no) la speranza, che quella condizione possa durare, magari non quanto il sale (esagerato lui che no, non scade…) ma almeno come lo zucchero.
Cento secondi a spazzolare i residui che non servono più, ma anche fossero cento minuti… poi si torna rapidamente a dire, pensare e fare cose già note, chiaramente stonate, mentre nevica abitudine di nuovo sopra domande fintamente diverse e sul solito senso di sempre. Che è il sentirsi vivi, mi pare. Nevica gelida routine, e qualsiasi cosa ci sia sotto conta poco, il risultato alla vista è comunque un manto bianco che ha la calma apparente di una foto sfumata e seppiata.
Certo però che siamo proprio incontentabili! Ma il punto è che i momenti, fossero anche una piacevole sequenza di entusiasmi, non bastano mai a sentirsi pieni, è come mandar giù in due sorsi un bicchiere del tutto colmo, così altrettanto fugacemente l’effetto di freschezza distrae, riempie e svuota, ma solo per un po’. Com’è possibile che non ci si sazi davvero mai di nulla? Qual è il punto di magnetismo al quale sembriamo istintivamente orientati? Chi lo ha deciso, e quando? E se volessi cambiare il mio nord, perché mai non dovrei riuscirci?
Si tenta e si ritenta di costruire con le migliori intenzioni messe ben disposte sul fondo come basi che appaiono lisce e stabili, e si rivelano rapidamente tavolette basculanti su un largo rotolo di paure fissate a nulla, e risulta impossibile starci su se non c’è una certa consistenza d’intento nelle viscere che ne hanno immaginato l’essenza e contenuto il desiderio.
Ora, i denti puliti e sdraiata, credo che dormirò lo stesso, nonostante le scadenze, e pazienza se mi ci sono aggrovigliata e commossa un po’. Ora sono “da addormentarsi preferibilmente entro pochi minuti”, giusto il tempo di assorbire questa riflessione languida e malinconica. È fastidioso a dir poco, ma spesso è l’unico modo per attraversare passaggi necessari, e non tanto perché non si capisca che le cose a volte debbano seguire il loro corso… che poi si cresce e si diventa un po’ più di una bimbetta, ed al barattolo sulla seconda mensola ci si arriva anche da soli.
È per quello di cui si resta convinti, che si avverte un poco di amarezza, perché se un rivoletto non trova modo mai per arrivare a mischiarsi con l’acqua salata del mare aperto… forse semplicemente non può farlo: o non è un corso o non c’è uno sbocco. E la questione non è certo avere pazienza o aspettare altre due stagioni, ch’è chiaro che tra corsi e ricorsi di una storia che accetti sempre uguale a se stessa, passa il tempo della gioventù più bella, che è sempre adesso.
– Nel frattempo, scusa ma… cosa lacrimi a fare?
– Va bene, ancora un poco, se non spiace a nessuno.
– Ma figurati, sono i tuoi occhi, sei la padrona.
Non ci avevo mica mai pensato, che i desideri possono essere come yogurt e scadere in dieci giorni oppure come il dentifricio, che attraversa impavido e sfidante mesi e temperature. Che poi comunque il dentifricio, dicevo, scade anche quello.