Il Giocatore, Roulettenburg ritorna al Bellini
Zero! Zéro!
Zero! Zéro!
Zero! Zéro!
Il dramma e l’ossessione del gioco, le illusioni delle vincite e le disastrose perdite, l’altalenarsi di gloria e distruzione sono i temi cocenti attorno ai quali si sviluppa la trama de Il Giocatore, nella interpretazione magistrale di Daniele Russo del capolavoro di Dostoevskij, in questi giorni in scena al Teatro Bellini di Napoli.
Ma il nodo cruciale è soprattutto la libertà, tema e metafora sottesa, in una sorta di trilogia, a questa e alle ultime sue due fatiche: Arancia Meccanica, da lui stesso diretta, e Qualcuno volò sul nido del cuculo diretto da Alessandro Gassmann.
La Grande Letteratura torna a teatro, e l’adattamento non è privo di coraggio, spingendo in direzione della commedia un dramma altrimenti pesante anche per un pubblico colto, e operando una scena nella scena che volge uno sguardo sulla vita di Fedor Dostoevskij e sulla genesi dell’opera, scritta da zero in soli ventotto giorni sotto la pressione dei creditori per debiti di gioco, e dettata, per risparmiare tempo, alla sedicenne stenografa Anna Grigor’evna Snitkina (Camilla Semino Favro), della quale si innamorerà e che diverrà in seguito sua moglie. Il giocatore è uno scritto innanzitutto autobiografico. Il destino vorrà che sia l’arte stessa a salvare lo scrittore, che troverà nelle circostanze dettate dall’urgenza di scrivere le chiavi per sfuggire alla schiavitù del gioco attraverso l’amore.
L’azione diventa pertanto la scena stessa, e gli spettatori precipiteranno insieme al protagonista nei vortici dell’azzardo, vivranno con la stessa adrenalinica vibrazione i giri della roulette, cadranno vittime della medesima angoscia quando il piatto gira male, condivideranno la sua esultanza irrazionale quando contro ogni pronostico la pallina obbedirà ai suoi desideri.
In un gioco delle parti dove tutti sono vittime e carnefici di qualcun altro, si alterneranno personaggi degnissimi di nota letteraria e di regia, con vizi e virtù così vibranti e umani che li faremo nostri, frutto di una sapiente regia e di un uso eccezionale dello spazio scenico, destinato a farsi letteralmente in quattro per dare vita a innumerevoli quarte pareti all’interno delle quali prendono vita le vicende e i personaggi.
L’angoscia di vivere prenderà il sopravvento, con la disillusione, subito scalzata da sentimenti contrastanti, da ridenti progetti per il futuro, da una prosperità spesso raggiunta ma mai, in fondo, solida e duratura.
Abbiamo visto:
IL GIOCATORE
al Teatro Bellini di Napoli
da Fëdor Dostoevskij adattamento Vitaliano Trevisan
regia di Gabriele Russo
con Daniele Russo, Marcello Romolo, Camilla Semino Favro
fino a domenica 26 marzo 2017info qui
Si ringrazia l’Ufficio Stampa