Le nozze di Figaro
Le nozze di Figaro. L’opera lirica: giovani cantanti crescono.
La scuola di canto lirico di Palermo in questi ultimi anni è stata fucina di cantanti e artisti che si sono imposti nel panorama musicale.
Proprio negli stessi giorni che il Conservatorio di musica Vincenzo Bellini festeggiava, e festeggia, il suo quattrocentesimo compleanno di attività di musica e cultura portando in scena al Teatro Massimo coro, orchestra e tre cantanti ex allievi Chiara Amarù, Giulio Pelligra e Ugo Guagliardo, ormai affermati interpreti nei teatri di tutto il mondo, eseguendo per la prima volta “le cantate di Donizetti” custodite nell’archivio del Conservatorio palermitano, un altro illustre allievo del Conservatorio di Palermo, il baritono Salvatore Grigoli, offriva ad un pubblico numeroso una generosa interpretazione di Figaro primeggiando per vocalità e presenza scenica.
Il giovane e affermato baritono debuttava nel ruolo del titolo al Teatro Cilea di Reggio Calabria, “Le Nozze di Figaro” una delle più famose opere di Mozart e dell’intero teatro musicale.
La messa in scena è stata fortemente voluta e realizzata dall’Associazione TRAIECTORIAE, con la direzione artistica di Domenico Gatto, in collaborazione con l’Associazione Vocational che, con difficoltà di mezzi, hanno organizzato un festival interessante che ha visto nell’allestimento dell’opera di Mozart il suo culmine.
Le Nozze di Figaro è la prima di una serie di felici collaborazioni tra Mozart e Da Ponte, che ha portato anche alla creazione del Don Giovanni e Così fan tutte, opere che vengono comunemente denominate la trilogia italiana.
L’opera fu scritta da Mozart in gran segreto perché l’imperatore Giuseppe II l’aveva vietata per motivi politici.
Il compositore austriaco impiegò sei settimane per completarla, ma lavorò incessantemente per una notte e un giorno intero per il finale del secondo atto.
Inoltre, la scena finale del terzo atto, che comprendeva un balletto e una pantomima, si dovette scontrare con un divieto imperiale di rappresentare balli in scena. Racconta Da Ponte nelle sue Memorie, che lui e Mozart, non intendendo rinunciare al finale come l’avevano concepito, invitarono l’imperatore ad assistere a una prova, dove eseguirono quel pezzo muto. L’Imperatore subito ordinò che la musica fosse reinserita. Esempio tangibile di come la musica del genio salisburghese fosse perfetta e necessaria nell’intreccio del libretto.
Già dalla prima aria “Se vuol ballare, signor Contino”, il NOSTRO FIGARO Salvatore Grigoli ha sfoderato fraseggio, agilità e padronanza del ruolo, aiutato dai bellissimi costumi storici di Alessandro Loi, accompagnando lo spettatore nell’atmosfera settecentesca impreziosita dalle scene semplici ma efficaci.
Il primo atto si chiudeva con la celeberrima “Non più andrai, farfallone amoroso” accolta dal pubblico con un fragoroso applauso .
Generosa la prestazione degli altri interpreti. Ognuno impegnato in un ruolo pensato dalla coppia Mozart/Da Ponte come una metafora delle diverse fasi dell’amore: Cherubino e Barbarina rappresentano l’amore acerbo, mentre il Conte e la Contessa l’amore logorato senza più alcuna passione e Marcellina e don Bartolo l’amore maturo. Per Susanna e Figaro il compositore ha riservato un aspetto del sentimento amoroso tra i più affascinanti: l’innamoramento.
E se la nostalgica contessa Alexandra Zabala canta “dove sono i bei momenti”, con accenti intrisi di puro lirismo, sarà Figaro che chiude l’opera e dipana i nodi della vicenda con “Tutto è disposto – Aprite un po’ quegl’occhi “ e l’amore trionfa nell’aria di Susanna “deh vieni non tardar”.
Il pubblico di Reggio Calabria con intensi e lunghi applausi ha decretato il successo dell’opera, degli interpreti e della tenacia di chi ha voluto il Festival, ma soprattutto è stato, ancora una volta, il successo di Mozart il cui genio musicale ancora diverte e sorprende.