Piccoli tesori d’umanità
Impastato di malinconia per il tempo che passa, per le cose che non posso fermare, per il dolore che non posso evitare, per gli scontri con scogli di sofferenza che non so evitare a me stesso e a chi amo.
Fiaccato da uno strisciante senso di inadeguatezza, da una rincorsa perenne del potenziale verso l’atto, del sono verso il potrei essere, prima che diventi un mesto avrei potuto; stufo dei miei limiti, della mia pigrizia, della mia incostanza su tutto, anche sui sentimenti. Persino l’energia vitale è incostante, esonda dagli argini, a volte, e lascia il letto del fiume secco, altre volte.
Deluso dal mondo, così spesso; paralizzato di fronte al dolore, e ancora di più di fronte alla cattiveria, alla durezza così sciocca, così inutile, così superflua.
Una indolente atarassia, in cambio di una anestetizzata inesistenza
La porticina sta sempre lì, in fondo a destra, o a sinistra, o dritto, comunque sia sempre visibile e presente. Quella che reca la targhetta con su scritto: camerino del buon ritiro. Entrino, signori, vengano: varcate la soglia e finalmente il disincanto si prenderà cura di voi, non avrete più nulla da temere, via dispiaceri, aspettative tradite, affanni del cuore e dell’anima. Una indolente atarassia, in cambio di una anestetizzata inesistenza.
E invece, ogni volta che una gelatina ricorrente sembra farvi scivolare rapidi e ripidi verso la porticina, accade una sorta di piccolo miracolo: vi imbattete in piccoli tesori di umanità. Che altro poteva essere? Solo le relazioni umane possono riportare vitalità. Puntini luminosi nella penombra, ma di una luce abbagliante, capace di rischiarare, seppure a intermittenza, fino agli abissi e oltre. Qualcuno che vi restituisce una immagine di voi che vi riconcili con voi stessi, e con l’universo intero; un incontro casuale, uno slancio di sopiti afflati, di spontanea passione, di elettive affinità scoccate su una scintilla originata da un inciampo imprevisto.
La speranza che riaffiora improvvisa, per una frase ascoltata da una voce sconosciuta, eppur capace di insinuarsi tra i muri del vostro scetticismo. La conferma, che pareva dimenticata, che il libro è ancora tutto da scrivere, che non c’è un copione già visto, che se state “sul pezzo”, all’erta, con la voglia di captare tutti i segnali da dentro e da fuori, il copione lo avete già, dentro di voi; dovete solo riprenderlo e arricchirlo giorno per giorno.
Sono occhi negli occhi, che svegliano testa e cuore. Tutto il resto è contorno
Piccoli tesori di umanità che sono lì, fuori di voi, polvere d’oro nascosta nella sabbia, che vi farà riscoprire quello che c’è dentro di voi. Un sorriso ricevuto che diventa un sorriso vostro e restituito a vostra volta: la magia scatta con poco, in fondo. E ha sempre a che fare con la nostra umanità. Di nuovo: che altro c’è, in fondo, che valga davvero la pena? Sono occhi negli occhi, che svegliano testa e cuore. Tutto il resto è contorno. Cose, denaro, obiettivi, carriere: contorno. È tutto lì, è quel nostro essere umani che riaffiora all’improvviso e ci pone, di nuovo, al centro del mondo e di noi stessi: basta aprire gli occhi e vedere piccoli tesori di umanità sparsi qua e là, alzare il sipario, finalmente; il teatro è lì, tutto per voi.
Foto di Erika Sichera