Il signor Mittal
Il signor Mittal è un vero gentiluomo. Lo incontri a passeggio per il quartiere sempre molto ordinato e sempre con un completo beige con il gilet.
D’inverno, ogni tanto, mette anche il cappello. Ma solo se fa freddo e rigorosamente di colore beige.
Il signor Mittal in realtà ha un negozio molto speciale. Un negozio di spezie e di tè. Principalmente di tè. E quando entri nella sua bottega, vieni catapultato nell’India degli anni ’30.
Vieni accolto con un bel sorriso e, per prima cosa, ti fanno accomodare su una seggiolina piuttosto mal messa. Ancora non è il momento di fare acquisti. È il momento di bersi un tè tutti insieme.
Il ragazzo di bottega pulisce delle tazzine di ceramica bianca, mette su il bollitore e inizia a riempire i filtri del tè che il signor Mittal ha ritenuto essere il più adatto per l’occasione. Tu, intanto, puoi guardarti intorno e rubare con gli occhi i piccoli segreti dell’India.
Ci sono scatoloni di legno da cui traboccano delicate foglioline di tè verde, che in Italia pagheresti uno sproposito, ma che qui sono un dono della terra. Un dono di una terra che si chiama Darjeeling e che sta nel Nord-Est del paese. Però ci sono anche foglioline di un tè molto più forte, che ricorda gli artigli di una tigre. È il tè nero dell’Assam che conquista il tuo palato con una zampata.
Ma c’è anche il preziosissimo tè bianco le cui foglie, arrotolate rigorosamente a mano, hanno un colore quasi argentato. Quasi a testimoniarne le proprietà benefiche. Il tè bianco non è proprio un tè, è una bevanda molto delicata che ti rimette in piedi da qualunque acciacco. Non sono sicura che funzioni per i cuori infranti ma secondo il signor Mittal sì.
Quando sei triste, dovresti farti un tè bianco e sorseggiarlo davanti alla finestra di casa tua: ti regalerai un momento tutto per te, durante il quale anche un cuore un po’ stropicciato può farsi una messa in piega.
Ma il signor Mittal vende anche le spezie. L’anice stellato che con il suo profumo profondo entra nella tua testa e ti rallegra i pensieri; la polvere di peperoncino che, complice il suo colore rosso fuoco, ti riporta con la memoria a qualche ricordo un po’ spinto. C’è la curcuma, la spezia d’oro, con la quale il signor Mittal prepara il suo strepitoso latte d’oro che ti fa vivere oltre i mille anni. Più nascosti, tra un barattolo e uno scatolone, trovi anche i baccelli di vaniglia presi nel Karnataka che quest’anno, mi assicura il signor Mittal, sono strepitosi perché il tempo è stato molto clemente. E mentre me lo dice, me ne mette un paio in un sacchettino così, una volta a casa, posso preparare una torta alle mele e mangiarne una fettina alla sua salute. Sotto al bancone, quasi fossero monete d’oro, il signor Mittal tiene i pistilli di zafferano del Kashmir che sono una garanzia di sapore. Ci si può preparare un ottimo biryani, il riso speziato indiano, ma io di solito ci faccio un più semplice risotto.
E mentre ti arricchisci con lo sguardo, chiacchieri con il signor Mittal che ti racconta di come vanno gli affari, di come è stata la stagione del raccolto del tè nel Kerala e di quante lamelle di mandorle devi mettere nella tua tazza per ottenere una Kahwa davvero saporita. E se tu non sai cosa è la Kahwa, non è certo un problema. Il signor Mittal, con le sue dita affusolate, ne prende giusto un pizzico da un barattolone e, mentre te la prepara, ti spiega che è la bevanda tipica del Kashmir. Un tè aromatizzato alla cannella ed altre spezie dentro cui devi mettere mandorle e zafferano. Da sorseggiare caldissimo e rigorosamente in tazzine di argilla rossa. Se gli chiedi perché proprio in tazzine di argilla rossa, il signor Mittal alzerà le spalle e ti sorriderà. In fondo non è che può proprio sapere tutto tutto.
Ora però è il momento di comprare il tè. Il tuo preferito, una miscela che il signor Mittal ha ideato proprio per te. Visto che ci sei, fai aggiungere anche un po’ di fiori di lavanda essiccati, non solo per far profumare i cassetti ma anche per aromatizzare l’acqua con il limone; delle caramelle di zenzero che fanno pizzicare la lingua ma fanno passare il mal di gola. Per finire anche un po’ di polvere di peperoncino, che si chiama mirchi, perché una giornata con un velo afrodisiaco è sempre ben accetta.
Quando andrò via dall’India sentirò la mancanza di molte cose e di molte persone.
Però forse il signor Mittal, con i suoi modi pacati e il suo sorriso gentile, e il suo negozio pieno di piccoli tesori mi mancheranno più di ogni altra cosa.