Cattedrale: la vocazione per i racconti di qualità
Dopo Verde, tocca a Cattedrale, l’osservatorio sul racconto che Rossella Milone ha ideato nel 2014 insieme ad Armando Festa. Ecco la nostra chiacchierata sulle “magnifiche e progressive sorti” del racconto in Italia.
Cara Rossella, ti ringrazio per la disponibilità e l’interesse. Conosco Cattedrale soprattutto per le interviste sulla narrazione dedicate ad autori italiani meno noti al grande pubblico, penso a Paolo Zardi, e apprezzo la scelta di dedicare ampio spazio a un genere ancora subordinato al romanzo, come il racconto sembra ancora essere in Italia. Hai notizie più confortanti sulle sorti del racconto nel nostro Paese o ci confermi l’idea diffusa che gli italiani “non leggono racconti, per non parlare della poesia”?
Mi piacerebbe dire di no, ma purtroppo devo confermare questa idea, che in realtà è un dato di fatto. In Italia non si legge, in generale, e i racconti, come la poesia, sono ancora considerati una forma letteraria meno dignitosa del romanzo. Non è solo una questione di pregiudizio, ma anche di educazione: nel senso che i lettori sono molto disabituati a questa forma letteraria, sin dall’insegnamento scolastico. È vero che negli ultimi tempi, forse, c’è meno titubanza verso una raccolta di racconti; nel senso che alcune case editrici stanno investendo, almeno ci provano. Molte riviste e realtà sono nate attorno alla questione della narrativa breve, ma, devo essere sincera, forse il racconto è diventato un po’ modaiolo, si porta, fa bello parlarne, anche se in realtà, le cose sono molto diverse nei corridoi delle librerie e delle case editrici, in cui bisogna fare un lavoro più strutturale e di metodo per migliorare la vita del racconto.
vogliamo colmare uno spazio vuoto, cioè quello del dibattito, della critica e della visibilità dei racconti come forma letteraria e come prodotto editoriale
Cattedrale promuove i racconti anche di autori esordienti. Ci sono altre esigenze alle quali risponde la rivista?
La nostra rivista (che in realtà non è una rivista, ma un osservatorio, appunto) non intende pubblicare scrittori esordienti: anzi, al contrario. Siti e blog che raccolgono racconti di autori che vogliono emergere ce ne sono tantissimi, e crediamo che questo equivoco, che il racconto sia una forma letteraria più facile, e quindi amatoriale, sia dovuto a molte realtà che sviliscono il racconto, ponendo di più l’attenzione sulla ‘pubblicazione’ e sulla visibilità, piuttosto che su un discorso serio e costruttivo sul racconto. Ovviamente ci sono realtà belle e formative (penso a 8×8 di Oblique, per esempio, ma ce ne sono anche altre), ma noi facciamo altro: noi vogliamo colmare uno spazio vuoto, cioè quello del dibattito, della critica e della visibilità dei racconti come forma letteraria e come prodotto editoriale. Abbiamo una sezione dedicata agli esordienti, certo, ma è una vetrina collaterale e soprattutto di selezione, in cui cerchiamo di dare spazio a quegli autori che, secondo noi, sono davvero meritevoli e che provengono da un percorso già più o meno strutturato.
Il racconto di qualità ha le carte in regola per competere con l’assillante ricerca del romanzo firmato da un esordiente giovane che negli ultimi anni ha investito l’editoria tutta, senza distinzioni? Riscontri l’esistenza di lettori interessati ad antologie e racconti online e soprattutto, credi che la lettura di un racconto richieda competenze diverse rispetto a quelle messe in gioco dalla lettura di un romanzo?
Certo, il racconto ha le carte in regola e certe raccolte pubblicate, e poco considerate, sono centomila volte migliori di alcuni romanzi che magari svettano. Succede, per esempio, che alcuni romanzi di scrittori di racconti vengano accolti con molto clamore rispetto ai libri di racconti che hanno scritto, sicuramente, meglio. Insomma: il racconto fa paura agli editori perché fa paura al lettore, che a sua volta non è abbastanza accompagnato nell’acquisto della raccolta di racconti come lo è col romanzo. È un circolo vizioso, in cui ciascuno ha un po’ di colpa, compreso lo scrittore, che spesso svende e svilisce i propri racconti di fronte a un editore diffidente.
Per quanto riguarda le competenze, non è che ce ne siano di specifiche: nel senso che un lettore preparato e pronto sa accogliere anche i racconti, anche se mette in atto strumenti di lettura diversi. Il lettore viene chiamato più in causa dal racconto, deve partecipare, metterci energia, e spesso, su questo, il lettore medio non è preparato.
Qual è, in sintesi, il rapporto fra lettori italiani, editori e racconti?
Forse ho già risposto prima: è un circuito in cui ognuno ha le sue colpe, anche lo scrittore. Il rapporto è di diffidenza, ma questa diffidenza è generata, purtroppo, da un’unica causa: il profitto legato al mercato in cui, ovviamente, anche i libri sono coinvolti.
Quali sono gli autori che secondo te sono un punto di riferimento quasi imprescindibile per chi si cimenta con il racconto?
Ce ne sono tantissimi. Ne cito solo uno su tutti, Cechov.
è un circuito in cui ognuno ha le sue colpe, anche lo scrittore.
Quali gusti e scritture influiscono sulla selezione del materiale che arriva in redazione?
Cerchiamo di non badare ai nostri gusti personali – anche se contano, ma per fortuna, in redazione ci sono formazioni molto diverse – quanto di tenere presente la qualità narrativa e di scrittura del testo, che siano racconti o articoli.
Solitamente, si immagina che uno scrittore sia pure un lettore forte. È possibile scrivere senza leggere meno di dieci libri all’anno? (Si tratta di un numero decisamente basso, che tuttavia rispecchia la media italiana, considerato che nel 2015 appena il 14% dei lettori ha letto un libro al mese: eppure la legione degli aspiranti scrittori è in continuo aumento!)
Chi non legge non può scrivere. Anzi: chi non legge non sa scrivere. Si può dire quel che si vuole, ma è così. Il talento scevro, vergine, che si ciba solo delle proprie parole, può pure esistere, ma va educato e allenato, e l’allenamento si ha solo con la lettura: altrimenti diventa tutto un giochetto, e di quelli che trattano la letteratura come un giochetto, io mi sono un poco stufata.
Ti ringrazio per queste riflessioni, che spero siano utili ai lettori e agli amanti dei racconti.