Matrimonio e lenzuola bianche
Prima di iniziare a fare questo lavoro non mi era mai capitato di pensare così tanto al matrimonio.
Da diversi mesi a questa parte mi ritrovo a consigliare e vendere abiti bianchi per le future spose. Conosco quasi ogni giorno nuove storie d’amore, difficoltà, aspettative, speranze e sogni di una vita, di una donna e della sua famiglia. Quotidianamente ho la possibilità di entrare nelle storie e nei cuori delle persone e proprio da lì prendo spunto per i miei fantasiosi racconti.
Inevitabilmente durante questo percorso professionale qualche riflessione già mi è salita alla mente.
Innanzitutto una delle cose che maggiormente merita un’accurata analisi è il rapporto fra sposa e suocera, qualora si abbia l’opportunità di conoscerle entrambe.
E se è vero il detto “paese che vai, usanze che trovi”, bisogna sempre citare le dovute eccezioni. Nel mio paese è infatti comune usanza che la suocera regali il vestito alla futura nuora ed è proprio qui che quella che può sembrare la premessa perfetta per inaugurare un rapporto di reciproco amore e rispetto fra le parti, invece il più delle volte rappresenta il pomo della discordia.
Qui entra in gioco la mia deformazione accademica che prontamente supera di gran lunga quella professionale allontanandomi dai discorsi modaioli per avvicinarmi e spingermi verso un’ampia e più accurata indagine sul rapporto suocera-nuora.
Quello che viene fuori dalle testimonianze e dai racconti della mia mini-ricerca sociologica è la famosa prova del lenzuolo.
Fino a quarant’anni fa, era comune usanza che lo sposo dopo la prima notte di nozze portasse alla mamma le lenzuola nelle quali avevano consumato il matrimonio come segno di verginità e purezza della sua novella moglie. Ben si può intuire che mai tali lenzuola dovevano essere consegnate bianche altrimenti sarebbe stata un’inaccettabile umiliazione per l’intera famiglia.
La deflorazione era concepibile esclusivamente dopo il matrimonio, altrimenti nell’immaginario collettivo le donne che avevano avuto già rapporti erano considerate poco di buono e non matrimoniabili.
È così che il valore della donna si limitava a poche macchie di sangue sulla candida tela bianca.
Il più delle volte era frequente stendere sulla balconata la prova della sua integrità affinché anche il resto del paese sapesse.
La povera donna veniva così violata nella sua intimità e dignità prima dal marito e poi dalla suocera che la dava in pasto a tutto il paese.
Pratica assolutamente inaccettabile per i nostri giorni, ma che a quei tempi aveva un fortissimo valore simbolico tanto che nessuna donna poteva mai sottrarsi anche perché erano le stesse madri a voler dimostrare tramite l’illibatezza delle figlie il loro valore come educatrici e madri autorevoli.
Basti pensare che quando diventava difficile fornire la prova della verginità delle figlie, vuoi perché la lacerazione dell’imene non causava perdite di sangue o se vi erano stati rapporti pre-matroniali, erano le stesse madri a sostituire il fiore della purezza con sangue animale.
Il pensiero moderno porta la donna a vivere la sua sessualità come una scelta
Fino a quarant’anni fa dunque il prestigio di una donna si misurava esclusivamente in base alla sua verginità. Negli stessi anni in cui si svolgevano le battaglie per la liberalizzazione sessuale, veniva approvata la legge sull’aborto e si scopriva la pillola per la contraccezione, nei paesi del Sud Italia le donne dovevano fare i conti con lenzuola bianche e pubbliche umiliazioni.
Ancora oggi il ruolo della donna è spesso al centro di dibattiti e seppure sembra che si sia raggiunta la parità dei sessi, resta comunque vivo un forte sentimento di rivendicazione e affermazione che appartiene al gentil sesso.
Io personalmente credo che spesso si confonda la conquista della libertà sessuale da parte delle donne con lo sfruttamento del proprio corpo. Se da una parte in passato alla donna veniva vietato persino di godere, oggi sembra quasi che i piaceri del corpo vengano prima di ogni altra cosa e che la verginità sia un peso di cui liberarsi quanto prima. Si rischia così di tornare a sentirsi un oggetto e perdere il valore della propria persona, sia come uomo che come donna. La società attuale infatti è in grado tanto di mercificare i sentimenti quanto il piacere.
Io credo che il pensiero moderno porti la donna a vivere la sua sessualità come una scelta ma che purtroppo, almeno per quanto riguarda il Sud Italia, e nello specifico i piccoli paesi di provincia, si scontri ancora con la psiche maschilista che non vede di buon occhio una donna sessualmente libera. C’è da dire però che molto spesso questo pregiudizio è vivo anche nelle donne che, pur sentendosi libere, non hanno liberato la loro anima dal maschilismo che le circonda.