Una musica arrugginita
Ho premuto play.
Le gambe hanno iniziato a camminare suonando una musica arrugginita.
Ho premuto play.
Le gambe hanno iniziato a camminare suonando una musica arrugginita.
Per tutto quel tempo dov’ero finita?
Mi era impossibile decifrare il tempo in cui avevo smesso di camminare da sola lungo le strade di segnaletiche scolorite e rami di alberi a protrarsi nel soffitto azzurro di quel segmento di tragitto.
Le cuffie bianche ornavano la scollatura del mio seno, un auricolare ogni tanto cadeva fuori dall’orecchio e io andavo a passo più leggero. Il peso sostenuto dai tacchi neri e i lacci della camicetta controvento si schiacciavano addosso insieme ai miei capelli appena tagliati, quelle ciocche mancanti erano zavorre alleggerite di spalle nude e ricordi troppo coperti.
Oltre quei pensieri non vedevo niente, solo qualche macchina mischiata alla gente, il rumore dei clacson oltre la mia musica, di chi gettava un fischio e uno sguardo prolungato verso di me, complimenti fin troppi espliciti prima di sparire dietro la curva.
quelle ciocche mancanti erano zavorre alleggerite di spalle nude e ricordi troppo coperti
Ero di nuovo sola. Ed era sollievo puro.
La gonna a tubino mi fasciava stretta, coscia contro coscia e il mio passo d’un tratto più serrato.
Sentivo il mio corpo osservato.
Perché non ho messo dei pantaloni?
Provai vergogna di quel pensiero, come se fosse lecito guardarmi più a fondo per un pezzo di stoffa unico oppure diviso in due, come il giorno prima che avevo indosso i jeans e il risultato non era cambiato.
Alzai il volume. Provai ad essere leggera.
Le giornate allungate sapevano di un sale di mare caldo, un mese alla primavera e già si percepiva nell’aria l’occhiolino di un cielo che promette l’estate e la pelle abbronzata.
Cominciai a camminare più forte, come fosse una corsa lenta e la musica contro il battito del mio cuore e il fiato corto che sembrava indicarmi la via per ascoltarmi più facilmente.
Una canzone gracchiò nel lobo del mio orecchio facendo ondeggiare i miei orecchini a spirale.
Ero io ad emettere quella musica arrugginita?
Vidi il cartellone blu e rosso non molto lontano a me, ero quasi arrivata.
Mi fermai di colpo per riprendere fiato, come fossi emersa da una gita subacquea dentro me stessa.
Un profumo dolce e persistente mi travolse insieme ad un giallo accecante, una mimosa rigogliosa era completamente in fiore sul ciglio di un lampione un poco nero e un poco rugginoso.
La guardai a fondo, sorpresa di trovarla così sbocciata, così rigogliosa contro quella boccia di luce artificiale e lei invece luminosa di una luce naturale e indescrivibile.
Anche io posso risplendere in questo modo?
Mi fermai di colpo per riprendere fiato, come fossi emersa da una gita subacquea dentro me stessa.
Mi misi accanto a quei fiori che erano piccoli pon pon morbidi di cachemire giallo, mi ci accarezzai il viso pianissimo.
In lontananza dalle vetrate ad arco qualcuno mi notò, dovevo essere buffa mentre annusavo la mimosa, c’era gente che rideva e altra che mi chiamava per bere il caffè insieme.
Ho premuto pausa.
Le gambe hanno iniziato a camminare suonando una musica appena colta.
Si sono offesi del mio rifiuto?
Avevo tolto la musica dalle orecchie e mi ero diretta altrove, senza salutare nessuno, a casa e al bar qualcuno mi aspettava, avrebbe chiesto di me, avrei dovuto rispondere alle mail, preparare la cena, ritirare la biancheria, controllare le bollette, ascoltare i clienti, chiudere contratti, dare carezze a qualcuno che al posto della mimosa non sarebbe stato così silenzioso e inerme con me, dentro quel ronzio di confronto continuo che sapeva essere la vita.
Non avevo una meta precisa, volevo solo camminare per quanto arrugginita fossi.
a casa misi la mimosa in un vaso trasparente per ricordarmi il piacere di stare tra la gente
Per terra giaceva un rametto di mimosa e lo raccolsi.
Prese a ondeggiare con il ritmo dei passi, ormai un poco stanchi.
A casa misi la mimosa in un vaso trasparente per ricordarmi il piacere di stare tra la gente, e di come io nei miei momenti da sola potessi essere così splendente, sentendo la mia musica arrugginita e poi più niente.