Svegliarsi la mattina
Svegliarsi la mattina. Avere un sacco di cose da fare e non avere voglia di farne nemmeno una.
Quando la necessità di restare a fissare il soffitto dal nido di lenzuola calde diventa più grande di mille impegni.
La sveglia già suona da un pezzo ma voglio lasciarla lì a cantare perché dal letto non mi voglio alzare.
Fuori il mondo può aspettare.
Mi trattengo dal voler camminare voglio soltanto restar a sognare.
Un mondo immaginario mi creo nei miei pensieri dove mi son già alzata e sto davanti ad un cornetto e un cappuccino.
Il labbro sporco di schiuma bianca si mischia con lo zucchero a velo del cornetto e subito il pantalone nero diventa bianco. Con La mano mi pulisco la coscia e torno al mio banchetto.
Faccio la carica di calorie ed energie pronta ad affrontare la giornata piovosa, anzi no, niente grigio nel mio sogno.
In cielo c’è un bel sole caldo che entra timidamente dalla finestra della cucina anzi no, non sono in casa.
Sono al tavolino di un bar con un vestito rosso, lo smartphone in mano e le chiavi della macchina in tasca.
La sveglia già suona da un pezzo ma voglio lasciarla lì a cantare perché dal letto non mi voglio alzare. Fuori il mondo può aspettare.
Non ho i minuti contati anzi, sono in largo anticipo.
Prendo dalla mia borsa il pacchetto di camel e accendo una sigaretta. Che pace! Sono tranquilla e spensierata pronta per affrontare la giornata.
Mentre il fumo si espande penso a quanto sono belli i tacchi che porto ai piedi, senza alcuna fatica. Spengo la sigaretta ed esco dal bar. La macchina parcheggiata lungo la strada.
Nascosta dietro grandi e scuri occhiali da sole inizio il mio viaggio.
Non c’è traffico e alla radio passano la mia canzone preferita. Comincia così la mia bella giornata.
E allora penso che dovrò stare fuori per lavoro tutto il giorno e rientrare a casa dopo le 16:00. Andrò a pranzo nel ristorante vicino l’ufficio. Andrò a piedi così quando avrò finito di mangiare la mia fresca caprese prenderò una mela e farò due passi fino al parco. Lì ci sarà un bel sole tirerò fuori il libro che porto nella mia Chanel e leggerò l’ultimo capitolo.
Arriverò all’ultima pagina senza aver terminato i minuti di pausa a disposizione.
Mi godrò ancora il sole sul viso, l’erba e il profumo dei fiori freschi del chiosco della fioraia dirimpetto.
Mancano ancora 15 minuti e l’ufficio dista solo 2 minuti allora passeggerò fino al bar per ordinare un bel caffè corto zuccherato con crema.
Inizio a sentire già l’odore della miscela di caffè arabica che violenta le mie narici. Voci confuse si confondono con le risate di due ragazze che sorseggiano, schiamazzando, il loro aperitivo.
Ah che bella giornata ormai quasi terminata.
Il mio caffè tarda ad arrivare eppur sento il suo profumo, lo sento sempre più forte e più vicino quasi sotto il naso.
Il mio mondo immaginario svanisce. Di colpo torna il buio e il trillo di una sveglia antipatica. Gli occhi si aprono di scatto ed eccolo lì il mio caffè fumante.
Sul comodino, che mi guarda con aria di sfida.
Un solo attimo passato e già non lo voglio più.
La mia bellissima giornata non esiste: è terminata con il mio brutto risveglio e per dispetto sta per cominciarne un’altra senza cornetto e tacchi che non fanno male.
Un sorso di caffè e giù dal letto.
Sono in ritardo e con un mondo grigio da colorare.
Non c’è più tempo per guardare il soffitto.
I secondi scorrono e la sfida è già iniziata.
Guardo lo specchio e come una preghiera ripeto a me stessa:
“Corri gazzella più forte del leone e se vincente non dovessi tornar, di notte ritorna a sognar.”