Perturbazione – Spalle strette
Quando ero piccolo mia madre mi raccontò una storia. C’erano una volta delle persone che camminavano trascinandosi ognuno una croce. Le croci non erano tutte uguali, alcune erano più grandi ed altre più piccole, sicché un uomo che aveva una croce bella grossa si avvicinò ad uno che ne aveva una più piccola e prese a lamentarsi. “Ah, com’è pesante questa croce, mi sfianca e non riesco a camminare. Se solo potessi fare a cambio con una più piccola…”. L’altro uomo sentendo queste parole gli rispose: “Se vuoi puoi fare a cambio con la mia, te la cedo volentieri”. Un po’ incredulo l’uomo si affrettò ad accettare la proposta e lo scambio avvenne, tuttavia non si rivelò così vantaggioso come egli pensava. La croce che aveva ricevuto in cambio della sua era sì più piccola, ma piena di spine che gli laceravano la carne facendolo sanguinare. “Ti prego, ridammi la mia croce, per favore, questa mi fa molto più male!”. Al che l’altro uomo si girò e rivelò il suo volto. Era Gesù, proprio lui. Non ricordo le parole esatte, ma immagino che Gesù a quel punto gli abbia detto qualcosa tipo “Amico, non lamentarti pensando di portare il fardello più pesante perché non conosci il dolore degli altri, e anche se dalla tua prospettiva può sembrare piccolo e leggero non puoi essere certo che sia così”. “E adesso muto e cammina, stupido imbecille”. Scherzo, Gesù non ha detto questo, sicuramente non l’ultima frase.
Non sarebbe meglio essere stupidi e felici?
Questa storia e questa canzone mi sono tornate in mente insieme, in modo quasi sinestetico, pensando alle tante volte in cui mi è capitato di riflettere o discutere con le persone su una domanda che credo si siano fatti in molti: non sarebbe meglio essere stupidi e felici? Certe persone vivono in superficie, non rimangono ferite da una serie infinita di cose di cui non percepiscono neanche l’esistenza. Per dirla con la canzone, hanno le spalle strette. E non sarebbe meglio, piuttosto che sentirsi come l’Atlante del mito che sulle spalle reggeva il mondo intero?
Forse, o forse no. Personalmente questa possibilità non mi ha mai attirato. Se la vita è una, e pare che lo sia, mi piacerebbe starci dentro a piedi uniti e abbracciare, per quanto possibile, tutte le sue sfumature e la sua complessità. Anche se non la capirò mai. Anche se a volte è difficile. Anche se spesso vorrei sentirmi un impianto di riciclaggio e invece mi sento una discarica. Ma è inutile fantasticare su alternative diverse. Come ognuno ha la sua croce, ognuno la sue spalle. E strette o larghe che siano, sono le nostre.