Lunchbox. Quando il cibo diventa amore
Non sto molto sul pezzo ultimamente. Rimango indietro sul cinema, sulle serie TV, persino sui fatti di cronaca. È un grande momento di pigrizia culturale in cui preferisco crogiolarmi in piccole certezze, come film visti cinquecento volte che sai bene che non ti deluderanno nemmeno alla cinquecentunesima.
Quindi, sempre desiderosa di non aggiungere novità alla mia giornata, mi metto a cercare un film visto e rivisto che mi possa scaldare il pomeriggio.
Mi rendo conto che, forse due anni fa, ho comprato un DVD che non ho ancora visto. Decido di dare una sterzata alla giornata e lo metto su. Il titolo è “Lunchbox”o “Dabba”, si tratta di una produzione indiana e mi aspetto il classicone di Bollywood, tutto balletti e storie d’amore con un happy ending.
E invece no. Lunchbox è una commedia seria, rigorosa. Parla per immagini più che per dialoghi. E parla anche di una realtà che ho conosciuto molto bene: quella dei Dabbawala, ovvero la comunità dei fattorini di Mumbai che ogni giorno consegnano più di 200.000 pasti fatti in casa, o negli appositi chioschetti vicino alle zone degli uffici, a tutti gli impiegati. Pare che questi Dabbawala consegnino ciascuno quotidianamente circa 70 chili di pranzi al giorno in appositi contenitori metallici, i “dabba” per l’appunto, con un margine di errore di un pasto ogni sei milioni di consegne. Praticamente una delle strutture meglio organizzate dell’India, se non di tutta l’Asia.
In realtà Lunchbox parla anche di molto altro. Senza spoilerare una trama un po’ vecchiotta ormai, visto che il film è del 2013, il filo conduttore della pellicola è come si possa trasmettere amore attraverso il cibo.
Preparare un pranzo o una cena, lungi dall’essere un atto meccanico fatto per abitudine, diventa la chiave per capire se stessi e per far capire se stessi al mondo intero. O anche solo alla persona a cui mandiamo questo messaggio di sapori.
La cucina indiana, con la sua storia di spezie e di colori, è forse la via più diretta per toccare il cuore di una persona. L’amaro, il piccante, il dolce possono essere frecce vincenti da scoccare al momento giusto e diventare scrigni contenenti confessioni di solitudine, di rimorsi, di paure ma anche di piccole gioie e di amori lontani.
Non so se esiste un altro film in grado di lanciare un messaggio così diretto al cuore dello spettatore. Forse si ma anche se fosse io non lo conosco.
Ma a questo punto, non vedo l’ora che arrivi l’ora di cena per preparare un aloo paratha, una focaccina ripiena di patate, alla mia metà migliore. Sarà gialla oro, come la curcuma e come la speranza di una vita bellissima, e rossa fuoco come il peperoncino e come l’amore che voglio che senta in ogni singolo morso.