Io volevo solo scrivere racconti
Fortezza di Gaeta, 31 gennaio 2069 – Regno delle tre Sicilie.
Io volevo solo scrivere racconti.
Sto qui chiuso da non so quanto. Solo dall’alto la finestra illumina la mia stanza, sei metri quadrati, un letto, un tavolino e una sedia. Notte e giorno si alternano alla luce del neon e sconosco cosa ci sia lì fuori.
Scrivo queste ultime pagine sapendo che il tempo per me ormai sta finendo.
Macchio tutto, verso inchiostro dappertutto. Invero, l’inchiostro che uso è ricavato dalle bucce di riso tipo Venere, l’unica pietanza che il direttore del carcere mi concede tre volte il giorno.
Le spremo, le pesto, mastico e poi mischio l’impasto di bucce con le mie urine. Puzza, ma è l’unico modo che ho per scrivere. Mischio l’impasto di bucce con le mie urine. Puzza, ma è l’unico modo che ho per scrivere
La Presidentessa di Facciunsalto, Claudia Fabbricatore, ha voluto che fossi rinchiuso in questo carcere fino alla fine dei miei giorni e senza cellulare. L’immobilità circonda tutto.
Lei, chiamata la napoletana, è la prima e unica donna a governare Facciunsalto senza interruzione da oltre cinquanta anni.
Lei adesso è la padrona assoluta dei racconti pubblicati nel sito dagli scrittori di tutti i continenti.
Il direttore del carcere, detto Basilio Milatos il Terribile, forse per la sua feroce ridondante logorroica forza retorica, è il braccio armato del reame, non capisco mai quello che mi urla dallo spioncino, ogni volta che mi passa la scodella di riso, urla: βλαξ, βλαξ βλαξ (imbecille, imbecille, imbecille).
I secondini invece non parlano mai con me, tutti hanno nomi di fantasia. Del tipo: Bassioni, Colonna, Raspa. Semplici soldatini guidati dal Terribile con il compito di domare nella Fortezza ciò che resta della mia resistenza.
Adesso, l’unico modo che ho per stare in pace con la mia coscienza è raccontare la verità in queste pagine. Nessuno credo forse potrà leggere questo diario. Sicuramente alla mia morte i miei scritti saranno distrutti, come hanno fatto con tutti i miei racconti. Facciunsalto ormai domina il mondo.
Miliardi di esseri umani in contatto 24 ore su 24 dentro il Programma. Da decenni il mondo lo usa come unico spazio in cui raccontare le emozioni, saziati da fette di cassata e babà con panna che il regime impone ai propri associati come nuova dieta.
La propaganda di Facciunsalto, sotto la regia del gruppo editoriale dei siciliani: Messina, Genna e Patti, ha fatto sì che milioni di esseri umani stiano connessi tra di loro uniti dal nuovo linguaggio che chiamano: CoMa = Core (e) Mammà.
La Resistenza ha perso ed io sono rimasto uno dei pochi sopravvissuti.
Sparsi lungo i territori conquistati, la Pinna, Cianci, Pastorella e Cimmino, quattro soldate fanatiche, comandate dalle milizie calabresi dell’Insardà, controllano i quattrocentotrenta server di Facciunsalto dislocati in tutto il mondo.
Io volevo solo scrivere racconti. Nuovo linguaggio che chiamano: CoMa = Core (e) Mammà.
Hanno vinto loro. I Fussini, (che nome buffo, vero?) dominano controllando milioni di LIKE.
Il vergine trastullo del magazine Facciunsalto, che la Fabbricatore, in solido con la sua plenipotenziaria Cristina Armato, sfruttando nella comunicazione l’ingenua Insardà, narratrice di legalità, unendo le capacità di leader della scuola tedesca dalle teorie deliranti Bertini-Tomassini, trasformò in una macchina da guerra il sito, conquistando coscienze e passioni di tanti Internauti.
Sento dei passi. Mi verranno a prendere? Ho fame, non mangio da tre giorni. Il riso l’ho usato per fare l’inchiostro, svuotando la vescica. Che puzza però!
Falso allarme…
T’invitavano maliziosi con scherzetti tipo: ma scrivi bene, fai domanda e pubblichiamo le tue emozioni… t’iscrivi e ti diamo una rubrica…sei libero di raccontare quello che vuoi, dicevano.
Nel 2020 il complotto e con un colpo di Stato, Facciunsalto si tramutò nella piazza Web più importante dove gli Internauti potevano senza controllo scaricare in Rete tutte le loro emozioni. Primitiva ingenua Insardà, narratrice di legalità,
Solo in pochi resistemmo, adesso sono rimasto solo.
Devo scrivere una lista con i loro nomi, non devono essere dimenticati i veri colpevoli. Maccaus, Khalil, Coppola, Gagliardi, Pace, Marin quelli che incoscienti all’inizio nel 2013 lanciarono per gioco il magazine Facciunsalto, quell’originario piccolo sito on-line che utilizzava le allora fiorenti piattaforme tipo, ma non ricordo bene i nomi, Facebrook, Googlo, Twister, o qualcosa di simile. “Raccontiamo il mondo visto da noi… Perché la fonte primaria siamo noi, siamo noi l’informatore, e la nostra visione del mondo, gli odori, i colori, i suoni, i sapori, le esperienze tattili sono solo nostre, e quindi inequivocabili… Perché la gente ama le storie, e ne vuol leggere e sentire. Perché le corde che qui si prova a suonare sono quelle dell’anima, e un’anima ce l’abbiamo tutti…”(16/12/2013 articolo di Massimiliano Maccaus “200”).
Poche regole ma precise. Una rubrica settimanale per ciascuno, un tutor per il primo mese, un correttore, un programmatore, un socializzatore, tutte nomine orizzontali dove valeva il principio uno vale uno. La chiamavano democrazia!
Ho fame. Ieri sono venuti per interrogarmi forse era notte. In quattro si sono disposti ai lati della stanza e a turno hanno iniziato a farmi le solite domande, solo di uno di loro conosco il vero nome Vitagliano, un traditore dell’ultima ora.
– Conosci Borroni?
– No
– Daffini e Quatraro erano con te il giorno dell’attentato?
– No, ero solo
– Perché a Pescara ordinavi sempre la stessa pizza: una Greco con mozzarella colombiana di Valenti?
– Era la mia preferita.
– Dove si trovava la tua amica Musso, quando ti abbiamo arrestato, non vivevate nella stessa casa?
– Non so chi sia.
E partiva la musica per lunghe ore. Una musica assordante anni 2060. Loro a ridere e fumare, inutile pregarli di smettere. Canzoni metal-pop melodico alla Mosca e & o di rock urlato del trio Pasqual.
In quei momenti allora mi estraniavo da tutto sperando che se ne andassero via e che quella musica finisse. Vocalizzi allucinanti per governare menti allucinate.
Non dormo da giorni, ma devo finire la storia. Adesso ho la vescica piena, ma ho finito il riso.
Resistemmo fino all’ultimo io, Marone, Corrado e Vecchione. Guidammo la Resistenza, oltrepassando i Confini del Regno delle tre Sicilie, organizzammo nuove Brigate. Un’utopia ci univa: libertà per Facciunsalto!
Io volevo solo scrivere racconti.
Fortezza di Gaeta, 31 gennaio 2069 – Regno delle tre Sicilie