Il peso della vita che non vivo
Riuscivo a sentire sul mio corpo la fatica della vita che non stavo vivendo.
Chiudevo gli occhi e volevo urlare, liberarmi di tutta quella malinconia che respiravo. Qualche volta riuscivo a sentire anche il suo peso. Mi opprimeva il petto, il respiro si affannava e i pensieri si affollavano. Ad un tratto ero pesante come un macigno, ingombrante e dannatamente fuori posto. Sensazioni si susseguivano in me con tanta velocità da non riuscire nemmeno a distinguerle.
Un giorno ero forte come una tigre, l’altro piccola come una formica.
L’ansia per me era uno zaino che mi portavo sempre addosso. A volte così leggero tanto da scordare di tenerlo sulle spalle, e tante volte invece arrivava a pesare più di 20 chili. Me lo sentivo era lì sopra di me, quasi come se volesse schiacciarmi.
Ci sono stati giorni in cui sono riuscita a svuotare lo zaino, alleggerirmi l’anima e sorridere ma ce ne sono stati altri in cui ho pianto tanto e alla fine ha vinto lei.
L’ansia per me era uno zaino che mi portavo sempre addosso. A volte così leggero tanto da scordare di tenerlo sulle spalle, e tante volte invece arrivava a pesare più di 20 chili.
Mi ha convinto che la vita è fatta di aspettative e realtà e se non riesci a far coincidere le due cose allora hai fallito.
Il fallimento è di per sé brutto, ha la forza di distruggere di botto quello che per una vita intera hai sempre pensato di raggiungere. É da questa paura che l’ansia acquista la sua piena potenza.
Avevo paura di fare qualcosa e farla male. Non ho mai avuto paura per me, forse perché ero consapevole di non essere poi chissà che gran cosa, ma ho sempre avuto paura di deludere chi mi stava intorno che invece in me c’aveva creduto. Me ne sarei vergognata profondamente. Eh già, come se il fallimento fosse qualcosa che dipendesse totalmente da noi, un qualcosa di cui vergognarsi a tal punto da abbassare la testa e non poter più incrociare gli occhi di chi ti credeva all’altezza.
Un giorno ero forte come una tigre, l’altro piccola come una formica. Quanta forza e quanta debolezza hanno visto nei miei occhi in un unico istante. Quante volte avrei voluto piangere a calde lacrime e ho perso il conto delle volte che invece l’ho fatto.
Sono fortemente convinta che il pianto dovrebbe essere legittimato. Tutti dovrebbero avere il diritto di piangere e di urlare. Non conosco altra soluzione in grado di donare tanta leggerezza.
Allora sto qui a chiedere la libertà di piangere. Sogno una sorta di petizione contro chi ci nega un atto così liberatorio e puro. Costoro ci fanno credere che esiste un’età anche per piangere e seppur si voglia farlo occorre farlo di nascosto. Io non ci sto. Non c’è nulla di più ingiusto di affaticarsi fra i nostri stessi sentimenti.
Io sono per la libertà di emozione.
Concedetevi la possibilità di piangere forte ogni volta che sentite lo zaino troppo pesante. Mostrate i vostri sentimenti anche se vi crederanno fragili perché ciò che per gli altri sarà debolezza per voi sarà forza.