Prendilo per la gola!
“Per la gola! Prendilo per la gola!”
E no, non è istigazione all’omicidio bensì il consiglio di mia nonna quando da piccola la osservavo preparare gli gnocchi di patate. Mia nonna aveva alcune grandi preoccupazioni. La prima era che gli animali dello zoo fuggissero dai recinti poiché, essendo sorda come una campana, una volta al telegiornale aveva sentito parlare dei pericoli relativi al “buco nello zoo” (che altro non era che il buco nell’ozono). La seconda era che le sue numerosissime nipoti, tra cui io, non trovassero marito. Del resto, già da quando avevo cinque o sei anni ero fonte di disperazione per lei perché avevo interpretato il senso del termine “conquista” in modo approssimativo, direi quasi bellico, e tendevo a picchiare tutti i bambini che mi capitavano a tiro con una paletta da spiaggia. Pertanto lei tentava, con risultati dubbi, di instillare il desiderio di imparare a cucinare nella speranza che questo mi rendesse nel tempo più femminile.
“Cosa vuoi fare da grande annonna?”
“Il camion della monnezza!”
“Come scusa?”
“Voglio essere un camion. Un camion della monnezza”
Povera nonna, quanti dispiaceri le ho dato.
Man mano che crescevo, le cose non sono migliorate.
“Hai imparato a tirare la sfoglia?”
“No. Calcolo le radici quadrate.”
E lei ormai aveva perso le speranze.
Una volta l’ho sentita dire a mia madre che “Vabbè, in fondo le donne sono più felici da sole. Quella lì, con tutte quelle idee che c’ha, non può trovare marito. Nessun uomo riuscirebbe a starle dietro e poi, diciamocelo, cucina da cani”. Mia nonna aveva una visione in bianco e nero delle cose.
“Hai imparato a tirare la sfoglia?
“No…”
“Hai almeno un fidanzato?”
Mi chiese quando ormai, avendo io trent’anni suonati e lavorando in un’azienda che si occupava di materiale aeronautico, aveva dato per certo che sarei rimasta da sola a vita.
“Nonna, voglio stupirti. Ce l’ho.”
Rimase interdetta.
“Dici sul serio?”
“Sì, nonna”
“E dove sta?”
“Vive in India.”
“Non puoi rimanere in Italia se lui sta in India”
“Lo so”
“E come fai con il lavoro?”
“Nonna, sono brava a trovare soluzioni ai problemi”
“Sì, ma tu devi lavorare. Devi essere sempre indipendente, devi essere una Donna.”
“Hai ragione. Ma vedrai che trovo una soluzione e anche se vado a vivere in India poi torno sempre a trovarti”
“Hai imparato a tirare la sfoglia?”
“No…”
“E ti vuole bene lo stesso?”
“Sì nonna, credo di sì”
“Anche se cucini come un cane?”
“Grazie nonna, sei sempre incoraggiante. Comunque sì, mi vuole bene lo stesso perché è più bravo di me a cucinare”
“Meno male. Sennò morivate di fame. Allora vai in India e continua a fare le tue cose strane.”
Nonna, anche se te ne sei andata proprio mentre partivo per l’India, lo so che mi controlli sempre. Allora non sarà una sorpresa quella che ti sto per dire: anche se ho continuato a fare le mie cose strane, ho imparato a tirare la sfoglia. E se all’inizio non l’ho esattamente preso per la gola, adesso faccio anche quello e, ti dirò, sono contenta che il mio desiderio di bambina, quello di diventare un camion della monnezza, non si sia avverato.