Inside Cavalleria Rusticana
Cavalleria Rusticana, arpa.
La voce di Turiddu, accompagnata solo dall’arpa, intona questa bella serenata per Lola; sono le prime luci dell’alba. Quest’aria viene detta anche ‘La Siciliana’, perché è cantata in dialetto siciliano. L’uso del dialetto è insolito, ma serve a introdurre subito lo spettatore nel luogo in cui la vicenda si svolge, con realismo linguistico. In effetti, in Cavalleria Rusticana quest’aria risultò molto innovativa sia per l’uso del dialetto sia per il fatto che viene cantata ancora a sipario calato, cosa che stupì e meravigliò il pubblico.
O Lola ch’ai di latti la cammisa
Si bianca e russa comu la cirasa,
Quannu t’affacci fai la vucca a risa,
Biato cui ti dà lu primu vasu!
Ntra la porta tua lu sangu è sparsu,
E nun me mporta si ce muoru accisu…
E s’iddu muoru e vaju mparadisu…
serve a introdurre subito lo spettatore nel luogo in cui la vicenda si svolge
mi da fastidio essere assediato da avvenimenti eccezionali
– La senti? Questa è passione!
– Storie!
– Ho un problema. Serio. Ingombrante. Ripasso, quasi a memoria, tutte le volte che sono tornato a casa deluso. Dopo avere chiuso alle mie spalle la porta, accesa la luce, percorso il lungo stretto corridoio che porta al mio divano, seduto piedi allungati e braccia distese, capo rivolto verso lo specchio, occhi socchiusi, ecco questo è il momento che più di altri mi lascia svuotato. Ascolta adesso parte il coro: Gli aranci olezzano sui verdi margini, cantan le allodole tra i mirti in fior; tempo è si mormori da ognuno il tenero canto che i palpiti raddoppia al cor.
– Che ti succede?
– No, non voglio dire che sia una cosa grave.
– Allora?
– Serio sì, ma non grave, grave.
– Lo dici per farmi perdere tempo oppure vuoi prenderti gioco di me.
– Io, io non scherzo mai.
– Lo so, sei noioso e per favore abbassa lo stereo.
– Hai visto?
– Scherzavo, pure suscettibile. Inizia che ho da fare. Andiamo, andiamo.
– Va bene, allora devo raccontarlo. Sono per definizione un distratto cronico, non bado molto alle cose che mi circondano e tutto ciò che è al fuori dell’ordinario mi stressa. Sembro apparentemente un apatico, ma non è vero. Certo, confesso che mi da fastidio essere assediato da avvenimenti eccezionali o da pressioni da parte di estranei o amici che conosco poco e che da me pretendono un’attenzione particolare, speciale.
– Le persone hanno curiosità, vogliono condividere emozioni, senza ragionarci sopra come fai tu.
– Non sopporto le domande strane. Quelle che sollecitano risposte che devi elaborare in pochi secondi e quando sono pronte sono sempre inadeguate o banali.
Un botta e risposta. Tipo:
Turiddu
Benvenuto!
Con noi dovete bere:
(Empie un bicchiere.)
Ecco, pieno è il bicchiere.
Alfio
(respingendolo)
Grazie, ma il vostro vino
Io non l’accetto.
Diverrebbe veleno
Entro il mio petto.
Turiddu
(Getta il vino.)
A piacer vostro!
– Io non bevo vino, sono astemia. E questa è una storia di gelosia e tradimenti.
– L’ora molesta in cui ogni cosa deve essere fatta per essere all’altezza, l’ora molesta in cui sei costretto a interpretare un gesto scherzoso o il rinvio malizioso di un appuntamento, l’ora molesta in cui il cameriere non si accorge che da quarantatré minuti aspetti di ordinare, l’ora molesta in cui attendi che a Londra il ferroviere capisca che vorresti soltanto sapere l’orario d’arrivo del treno, l’ora molesta in cui giri per casa alla ricerca delle chiavi, sapendo di averle conservate in un posto preciso, l’ora molesta in cui quando tutto sembra andare per il meglio chiama al telefono un cugino per dire: mi vieni a prendere ho la macchina rotta in autostrada, l’ora molesta in cui ti accorgi che non hai più il tempo per metterti in regola con l’abbonamento, l’ora molesta in cui ti accorgi che non hai più una camicia stirata par andare a cena con i colleghi, l’ora molesta in cui Lola e Santuzza s’incrociano in piazza.
– Forse hai bisogno di aiuto.
– Già, forse.
– Già, forse. Intanto vieni qui e spegni la luce.
– Già. Hanno ammazzato compare Turiddu!