Parco giochi di Piazza Catalani
Parco giochi di Piazza Catalani. 10 gennaio.
Piove. Piove pioggia però che non è pioggia nemmeno, ma quasi aerosol, tanto piccole sottili e fitte sono le sue gocce. Si posano formando un puntino che il legno trattiene in una goccia piatta, troppo modesta per essere tonda, finché altre non arrivano ad ingrassarla, spinte dal vento e dal caso. A un certo punto quando si son fatte tante da una, la goccia deve muoversi, per inerzia o gravità, o perché il legno dell’asta verticale dell’altalena non riesce più a trattenerla, cicciona e presuntuosa com’è. Inizia una corsa matta lungo il declivio, fino al pavimento bagnato dove si perderà per sempre.
Cigola. L’anello superiore della catena che regge l’altalena cigola insistentemente spinto dal vento, ed è possibile udirlo in questa fredda mattina di gennaio. Udire un suono mai sentito, solitamente sovrastato dal vociare dei bambini e dai pianti di quelli che impazienti vogliono salire sull’altalena, ma ci sono altri, c’è una fila e non hanno ancora imparato ad attendere.
Sono sempre i padri a far rigare dritto. Anche i sediolini delle altalene.
Non ci sono altri giochi intorno in questo parco di periferia, perso in un angolo di Piazza Catalani. Solo un’altalena. Oggi piove, la piazza vuota. La catena dondola, ma non va dritta. Oscilla invece intorno al proprio asse; il sediolino descrive ampi e scattosi archi e le catene sopra s’incontrano fino a intrecciarsi, disordinate e disobbedienti. Destra, sinistra, destra. Quando non ci sono mani di padri a spingerlo il sediolino si muove alla rinfusa. Sono sempre i padri a far rigare dritto. Anche i sediolini delle altalene.
Ieri qui è morto uno di freddo.
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Parco giochi di Piazza Catalani. 6 gennaio.
Sole. Sole che spacca le assi di legno delle altalene, già crepate sotto il peso dei bambini che si accalcano per un turno, uno soltanto, dai fa’ presto che poi andiamo via, lui è troppo piccolo i piedi non arrivano a poggiare a terra e deve essere sollevato per raggiungere col sedere il suo posto verso il cielo. Forte più forte del vento, come un supereroe voglio volare nel cielo, spingi papà, più forte di quello lì…
C’è un chiacchiericcio che si alza dalle panchine, le mamme son come passeri su un filo elettrico, noncuranti della corrente che potrebbe scorrere sotto i loro piedi. Bancarelle dappertutto. Calze rosse con le toppe di mille colori penzolano come coriandoli dal cielo.
gli uomini son fuori ai bar, puzzano di sigaro e passito, hanno storie da raccontare.
Il ragazzo delle caramelle balla dietro al banco e rigira i torroni in bella vista. La musica arriva da un trombone che annuncia la banda, i piatti fanno urlare i bambini tutti insieme come uno stormo pazzo che schizza nel cielo.
Due nonne ridono col poco che gli è rimasto in bocca, ma quanta roba, mica c’era ai tempi nostri… Noi figlie della guerra, vai che il giovane sta offrendo pezzetti di torrone a tutti, e chi lo mastica? Le finestre si aprono e fanno entrare aria. La luce travolge la piazza e come un’onda piglia e porta via le risa, i profumi,le voci e i suoni della banda. La vecchia balla su una gamba sola, anche se ha la scarpa rotta. È lei, la Befana! Grida un piccolo rotolando giù dall’altalena, e tutti gli vanno dietro.
Solo un vecchio sta per terra e zitto guarda, poi lancia un urlo. Ma nessuno lo sente; oggi è una giornata di festa.
fm