Hong Kong – Express
Non credo che riuscirò mai a lasciare Hong Kong, nemmeno adesso che Il nome di May è diventato più assordante della musica, degli spari e delle voci isteriche del mercato.
I suoni diventano speziati, una lingua multi versale che è un rumore di fondo soverchiante, stordente, il brulichio di alacri malfattori, di donne facili ai camuffamenti, si scivola sull’unto delle coscienze.
Lei sembra un’occidentale, una Barbie sintetica, rapida e letale, in dissolvenza come il fumo che esce dai camini e passa da una casa all’altra senza che nessuno se ne accorga. Sotto le suole delle scarpe restano attaccate lordure invisibili, anche quelle entreranno nei tuoi luoghi. Non potrai farci nulla.
Lei così netta, un tulipano giallo, inodore.
I suoni diventano speziati, una lingua multi versale che è un rumore di fondo soverchiante, stordente, il brulichio di alacri malfattori, di donne facili ai camuffamenti, si scivola sull’unto delle coscienze.
Lui è un numero, non importa quale, capelli nerissimi dal taglio moderno, la giacca che sa perennemente di olio fritto del Midnight Express, il cibo occidentale rimane una macro lettera muta alle spalle. Consuma, in realtà, più la cornetta che il cibo, quel cordone ombelicale che lo tiene attaccato a un passato incapace di rievocare ricordi.
Ci sono spazi ristretti oppure c’è troppa gente? Capita di sfiorarsi, di urtarsi, di urlarsi contro, desiderare un’intercapedine, uno spazio fissato dove depositare il bagaglio, dove il flash sia quello di una foto, di avere il tempo di osservare l’istante ignorando ciò che precede, ciò che avverrà immediatamente dopo.
Mi ha sfiorato un disco brillante, scintillante, abbacinante e non posso smettere di ruotare, di imitarne i movimenti. Le stesse proprietà del denaro, acceca. Saremo fatti l’uno per l’altra? Io di certo sono fatta per il denaro. Sono fatta.
Ecco a cosa servono le lenti scure, nonostante tutto non mi sfugge nulla. Non mi sfuggirai.
Lei tiene a bada la mandria di canottiere lerce che sudano, obbediscono, hanno bisogno del suo potere. Inforca gli occhiali che la rendono anonima, che correggono il suo sguardo a mandorla, che le consentono di uccidere e di rimanere invisibile. Gli uomini sono abituati a temere altri uomini, le donne, quelle non sono minacce, al massimo fastidi, ma esistono donne con la pistola e donne con pistole che sanno usare maledettamente bene.
Li strattono, sono rivoltanti, sporchi, meteore di un universo distorto e obliquo, dove il movimento delle mani ha un senso unico, la funzione che io decido di dargli. Dall’alto dei miei tacchi bianchi muovo i fili, più rapida delle tessere bianche che scandiscono orari di aerei che non prenderò.
Dove si trova lei, dove sarà mai? Lui la cerca, compone numeri telefonici a caso, telefona ad individui che non appartengono nemmeno al passato. Compone il numero della segreteria, ma…
Lei tiene a bada la mandria di canottiere lerce che sudano, obbediscono, hanno bisogno del suo potere. Inforca gli occhiali che la rendono anonima, che correggono il suo sguardo a mandorla, che le consentono di uccidere e di rimanere invisibile.
May, passavo le notti con May.
Ci sono messaggi? Il codice prego.
Ti amerò per sempre.
Nessun messaggio.
Divora ananas, ubriaco del succo di un amore a scadenza, ripetitivo, uguale, con un buco che non ti ricorda più il frutto vero. Lei nelle scatole di metallo nasconde una pistola, un buco vero per un amore fasullo.
Picchiare è un gesto estremo, è il mio lavoro, sfogare le mie frustrazioni sentimentali non mi renderà May e nemmeno un poliziotto migliore. Bere ananas in scatola non mi renderà May, questo gioco non funziona, ma non posso farne a meno. Cancellare la data di scadenza non fa sparire il marcio, non arresta il processo di putrefazione.
Lei: accidenti, mi è caduta la borsetta, perdere le sigarette, quello sì che sarebbe un guaio, ne accendo un’altra, il fumo entra ed esce dalle viscere di questa città, l’aria stagna, bisogna concludere il gioco.
Il ritmo dei colpi di pistola, quello del ticchettio bianco delle scarpe, si sporcano, fiori rossi su canottiere, nelle latrine claustrofobiche: fogne, luci, caos. Tiene stretta la sua parrucca bionda e la vita. Baratta invece quella di una bambina, per sua fortuna, c’è ancora qualche corda che vibra d’umanità.
Lui: forse sarebbe meglio mettere tutte le lattine vuote dentro l’acquario, anche un pesce rosso ha diritto a delle distrazioni. Devo uscire finirò per annegare nel succo d’ananas.
Continua a comporre numeri telefonici.
Sei sposata da cinque anni, hai anche dei figli? Ricordi? andavamo a scuola insieme.
Lascia la cornetta penzolare, strapparla no, un metronomo che scandisce il tempo delle occasioni mancate, il filo attorcigliato di un’esistenza che adesso gli viene su fino in gola.
Esterno notte: I dischi scintillano mentre una donna che ne imita un’altra si sbatte il suo uomo, accomoda la fibra sintetica sulla testa, non porta gli occhiali, a lui non importa.
Quando si incontrano in un bar, appoggiano i bicchieri vuotati di whisky, le spalle vuote, lei pare impermeabile al romanticismo trasudante dalle parole di lui. Il fumo esce e va verso l’alto, nel gesto inimitabile che le appartiene.
Il ritmo dei colpi di pistola, quello del ticchettio bianco delle scarpe, si sporcano, fiori rossi su canottiere, nelle latrine claustrofobiche: fogne, luci, caos.
Ti piace l’ananas?
Tieni gli occhiali, di notte?
Voglio solo dormire.
Interno notte: la parrucca, gli occhiali, le scarpe, tutto diventa un’unica immagine ellittica, l’universo in una stanza d’albergo, lui ha divorato ogni cosa commestibile, in maniera bulimica, poi restituisce candore alle scarpe che le ha tolto con cautela, le mani compiono i gesti della cura. Chiude la porta.
Quando lei si sveglia: Le mie scarpe?
Forse ha aperto gli occhi dietro le lenti, forse non li ha mai chiusi davvero.
Lui non c’è.
Esterno giorno: corre, prova a sfinirsi, acqua e lacrime, che le confondi e non importa il sudore, gli abiti aderenti al corpo, il desiderio di lei incollato all’esofago, bevuto, mangiato, vomitato e infine calpestato.
Il codice prego.
Ti amerò per sempre.
Nessun messaggio.