La cicoria e i mulini a vento (frammenti di discorsi amorosi)
È finita la cicoria tra noi due.
È finita?
È finita.
Non so bene cosa ci si aspetta da una relazione sentimentale.
Il concetto è complicato, le parole pesanti.
Materia filosofica da Barthes a Alain de Botton a Maria de Filippi.
Materia informe e oscura.
Io una relazione di successo la immagino che inizia col discorso della cicoria.
Pare che non basta, non si sa bene come cucinarla, ma che verdura è?
Oggetto di discorsi seduti al tavolo dell’ultimo bar aperto in Via Calderai, con due birre, dopo una nottata di bevute e giri.
Io una relazione di successo la immagino iniziare col discorso della cicoria.
Pare che non basta, non si sa bene come cucinarla, ma che verdura è?
Se poi da adolescenti si cresce con il libro di ricette afrodisiache di Isabel Allende e la visione magnetica di Juliette Binoche che col cioccolato riesce a risvegliare anche il moralista più convinto, allora le cose non tornano completamente.
Quando cerchi cicoria, non la trovi nell’indice di ricette del libro.
Poi capita che due partano proprio da un discorso del genere.
Si sono incontrati, pensano vagamente di essere male assortiti, ma qualcosa li tiene lì a chiacchierare una notte intera.
Non lo sanno, ma stanno diventando una coppia di fatto.
Due che si incontrano e avranno tante storie da raccontare.
Se qualcuno gradisce un’immagine personale del matrimonio, io penso a Don Chisciotte e a Sancho Panza.
E perdonatemi gli amanti selvaggi di Bonnie e Clyde o quelli struggenti di Paolo e Francesca. Capisco che la mia immagine turbi non poco i puristi e i puritani.
Non che io insinui niente di torbido tra i buoni compari, ma il senso della mia esperienza si riassume in due male assortiti, che si uniscono per lottare ogni giorno contro i mulini a vento. Un cavaliere e uno scudiero. Di uno si sa che non ci sta tanto con la testa e dell’altro che lo accompagna, si conoscono gli amorevoli tentativi di seguirlo certe volte nelle sue allucinazioni e altre volte di diventare contrappeso razionale.
I ruoli si scambiano durante il tempo. Nessuno si creda immune.
Per sopravvivere alla quotidianità però, ci vuole del surreale e del grottesco.
Ridere insomma.
Forse quello che intendo è che in una relazione sentimentale il romanticismo, la componente magica e passionale sono insite nel discorso.
Per sopravvivere alla quotidianità però, ci vuole del surreale e del grottesco.
Ridere insomma.
Come quando ti tagli i capelli corti e il tuo compagno ti dice che somigli vagamente a Simon Bolivar, ma non c’è da preoccuparsi perché era un bell’uomo.
Oppure come quando la tua compagna cancella per sbaglio e impeto l’account di Skygo e sapendo che ti perderai un mese di campionato di calcio, rimani a guardare il vuoto per cinque minuti sperando che sia tutto un brutto sogno.
Come quando dopo la nascita del primo figlio scrivete i turni per stare da soli per dieci minuti al giorno onde evitare conflitti armati, in non ben precisate attività spirituali e nobili che ritenete fondamentali per la vostra salute mentale.
Come quando non confessate che quelle attività sono giocare a FIFA sull’Ipad e guardare Instagram ossessivamente o più semplicemente andare in bagno in santa pace.
Come quando litigate a capodanno e tua moglie è una colombiana scaramantica che pensa ai mille riti che dovrà fare per scacciare il detto “come a capodanno, così tutto l’anno” e che passerà in effetti trecentosessantacinque giorni col broncio al pensiero di quel litigio e quindi alla fine dovrai darle pure ragione.
Come quando trovi tuo marito che cerca in Google: che problema ha mia moglie e tutti i colombiani con la scaramanzia?
Poi se questi fatti siano realmente avvenuti o no è qualcosa che non mi curerò di confermare.
Se ci sediamo al bar di Via Calderai una sera a bere una birra, vi dirò che serve essere come Don Chisciotte e Sancho Panza in una relazione sentimentale.
In un mondo dove le cose richiedono spesso troppa perfezione e serietà e impegno. Dove siamo sottoposti a mille pressioni dall’esterno e dall’interno delle nostre aspettative: serve ridere.
O forse no, nessuno ha verità assolute.
Con la cicoria si può fare la frittata. E il minestrone.
O si lascia bollita con un po’ di olio e di limone.