San Gregorio Armeno parte terza
San Gregorio Armeno torna puntuale per il termine del viaggio dei Magi: ecco che arriva l’epilogo di questo nostro viaggio nel presepe napoletano. Abbiamo affrontato le varie simbologie, i significati tradizionali e misterici, sociologici e antropologici, ci restano alcuni elementi chiave per finire, insieme ai Re, il nostro percorso. Quindi partiamo intanto da loro.
Nella mia poesia “San Gregorio Armeno”, che è stata ispiratrice di questo piccolo trattato, uso queste parole: “arriveranno i Re africani/ sul fare di giorni nuovi/safrani e saporiti/come deserti”. E’ questa di fatto una
i Magi allargano il loro significato a rappresentazione dei tre continenti della terra: cavallo per l’Europa, dromedario per l’Africa, elefante per l’Asia. Così i tre Re diventano i tre rami dell’umanità che omaggiano il Sole dello spirito
La collocazione dei Magi sulla scena del presepe si affida a diverse soluzioni estetiche. Abbiamo già detto che il presepe è una rappresentazione, quindi i Magi si possono trovare “sulla scena” più volte, appena partiti dalle loro terre, arrivati al deserto fuori dalla città di Betlemme, davanti alla grotta seduti in adorazione, oppure possono venir spostati fino a collocarli alla grotta proprio il sei gennaio alla fine del viaggio.
Con il loro arrivo alla mangiatoia appunto si ha la rivelazione dello spirito, la presa di coscienza dell’uomo che non è più nel buio ma nella luce. Intorno alla grotta la luminosità della cometa e del firmamento è forte, e luce si irradia dalla figura del bambino, che ne è avvolto; da quelle degli angeli che numerosi e in fogge e abiti diversi popolano il presepe.
Il bambinello, nelle chiese coperto o mancante fino alla notte del ventiquattro dicembre – viene scoperto o aggiunto nella notte di Natale – in genere è collocato sul fieno o su un drappo stellato che ne rappresenta la luce, con intorno un’aura luminosa che si irraggia dal suo corpo.
Ci sono poi gli “angeli del popolo”, osannanti, spesso con strumenti musicali quali viola, arpa ma anche piatti metallici, tamburo
Data l’origine barocca del presepe napoletano questi angeli sono suonatori o cantori, ed hanno vesti molto ricche e decorate come la tradizione estetica di quell’epoca richiede. Per questo io faccio risalire la musica presepiale nella poesia agli angeli appunto, e in collegamento a ciò con la Pietà dei Turchini, il conservatorio napoletano di Musica Barocca: “solo e fino/un canto cherubino/ di Pietà, di turchino”, gioco di parole che usa il senso letterale e quelli concettuale e figurato.
Infine, nel presepe la tradizione partenopea mette i Pulcinella. Anche io lo aggiungo sempre nel mio presepio, con tanto di pizze, come recita la mia poesia: “sotto l’arco/ con lo Zampognaro/ arriva Pulcinella:/accanto alle cassette di sardine/porta un metro di pizze/ Siamo a San Gregorio/guaglioni/sì sarà pure armeno/ma qui le pizze ce le metteremmo/ nel presepe, foss’anche peccato!”. La collocazione di Pulcinella infatti in genere è nel borgo vicino all’osteria, in mezzo ai simboli più tradizionali e profani. Pulcinella entra nella veste di maschera, di rappresentazione con tutta la sua simbologia, ma anche nella veste più “filosofica”, lo ricorda De Simone, come il viaggiatore nello spirito popolare dell’umanità che ha visto e vissuto varie epoche, ha viaggiato nel tempo e nel costume, incontrando persino, perché no, il Cristo.
Pulcinella entra nella veste di maschera, di rappresentazione ma anche nella veste più “filosofica” come il viaggiatore che ha visto e vissuto varie epoche
E così siamo tornati davanti alla grotta coi Magi, con la luce che sveglia lo spirito degli uomini – da noi il sei gennaio anche con la Befana e le sue tradizioni profane e popolari. Le feste dell’inverno son finite, la luce del giorno continua ad aumentare, e noi usciamo dalla magia di questi momenti un po’ speciali in cui abbiamo fatto in vari modi festa alla vita per tornare a viverla nelle sue forme quotidiane. Come nel Presepe possiamo osservare: la vita dello spirito e la vita del corpo convivono con le proprie esigenze, e trascinano il nostro tempo. Buona Epifania a tutti.
Fonti:
Luca Zolli, “Lo straordinario simbolismo del Presepe Napoletano”
Roberto de Simone, “Il presepe popolare napoletano”
Antonella Cilento, “Bestiario napoletano”
Il presepe di Napoli, mitologie e simbolismi (Dioramapresepe.com)
Romeo de Maio, “Pulcinella, il filosofo che fu chiamato pazzo”