Una notte insonne
È una notte insonne. Capita, ogni tanto, specie se c’è la luna piena. E la luna di stasera, vigile come me, è perfino più piena del solito. Dicono che così grande, piena e luminosa la rivedremo solo fra tanti anni, così tanti che per allora sarò decisamente vecchia e forse ancora più insonne, un po’ più rimbambita e magari non avrò più così tanto interesse a guardare fuori dalla finestra in piena notte.
Stasera invece sì, mi metto a guardare il piccolo mondo notturno di questo spicchio di città.
Non ci si crede, ma pure in questo spazio minuscolo accadono strane cose.
La luce della luna è veramente intensa, un grosso lampione spaziale che illumina i nostri sogni e le nostre vie. Le auto parcheggiate quasi scintillano mentre rispecchiano il nostro satellite che, vanitoso, va a specchiarsi sui parabrezza. C’è silenzio, ovviamente, a quest’ora. I più fortunati dormono, gli altri cercano di non disturbare. Oddio… quasi. Non sarebbe la prima volta che qualche passante un po’ alticcio provochi confusione e rumori molesti. Sorrido al pensiero che una volta non si andava tanto per il sottile: al disturbatore della quiete pubblica spesso e volentieri una secchiata d’acqua fredda in testa non gliela toglieva nessuno. Il tipaccio rientrava in sé e mogio mogio se ne tornava barcollando ovunque fosse il posto che chiamava casa. Provaci oggi e ti becchi una denuncia.
al disturbatore della quiete pubblica spesso e volentieri una secchiata d’acqua fredda in testa non gliela toglieva nessuno
Passa una volante della polizia, lenta, guardinga, all’erta. All’angolo della via c’è un bancomat, poco più in là uffici e una gioielleria. Purtroppo dobbiamo fare i conti con una microcriminalità sempre più diffusa e cattiva che ci rende tutti più ansiosi e timorosi. Non sono solo i negozi a essere presi di mira, spesso la violenza trova strade meno scontate. La paura di vedere violentata l’intimità della nostra casa si insinua nelle pieghe dell’anima anche dei più cinici: hai voglia a firmare moduli per il rispetto della privacy qualunque passo tu compia! C’è chi se ne frega e la tua privacy la mette sotto le scarpe come anche i tuoi piccoli, semplici, tesori accumulati con fatica negli anni: la catenina del battesimo, l’anellino del tuo fidanzato, gli orecchini tramandati di madre in figlia. Ricordi, affetti, che il ladro intasca incurante del valore sentimentale, badando invece a tutelare in modo assoluto la propria di privacy, magari con un bel passamontagna calato sul volto.
Un altro ricordo riaffiora mentre la luna, che sa leggere nel cuore degli insonni, dipinge un enorme sorriso sul suo faccione tondo, proprio come me. Il ricordo della zia nubile che dopo il primo furto in casa che l’aveva privata dei gioielli di famiglia e di pochi spiccioli, dopo pochi giorni si è vista di nuovo mettere sottosopra l’appartamento e poi un’altra volta ancora. A quel punto, esasperata soprattutto del disordine che scombussolava la sua maniacale distribuzione di oggetti e suppellettili, aveva messo sulla porta d’entrata un biglietto che recitava qualcosa del genere: “ Cari signori ladri, vi informo che siete già passati di qua, non c’è più niente da rubare. Siete pregati di non entrare e soprattutto di non mettere disordine”.
Un mito, la zia! E in effetti, grazie anche ad una potente sirena d’allarme e un massiccio portone antifurto e forse anche al biglietto, non mi risulta abbia più ricevuto visite sgradite.
Scosto un po’ la tenda e sbircio, ora che la volante se n’è andata, se c’è qualche malintenzionato in giro. No, tutto tace. Però ad un tratto vedo un’ombra comparire sul marciapiede, grazie ai raggi di questa luna impertinente e ficcanaso che non vuole nascondere nulla agli occhi di una insonne che cerca di far passare le ore più lunghe della notte.
L’ombra si muove placida, senza fretta e quando arriva a tiro dei miei occhi stanchi quasi non ci credo. È un uomo alto, brizzolato, in un elegantissimo abito da sera scuro e un impermeabile in mano. Non è che me intenda molto di moda maschile, ma il taglio della giacca, il cravattino a farfalla nero e la fusciacca in vita non sono proprio per tutti i giorni. E, aggiungerei, neanche per tutti. Credo si tratti di uno smoking.
Le scarpe lucidissime sembrano riflettere la luce della luna, mandano scintillii un tantino inquietanti. Mi aspetterei di udirle cigolare, ma non è così. L’uomo è silenzioso. I suoi modi di fare sono lenti e sicuri. Sembra uscito da un film di 007, in cui ovviamente recita la parte del protagonista: My name is Bond, James Bond… Di certo non ha l’aria del ladruncolo di ordinaria amministrazione.
Wow… il fascino di quest’uomo è pari al suo mistero. Da dove arriva vestito così? Da una festa? Qui, nella mia via? Mi pare improbabile, non c’è stato traffico diverso dal solito, non ho visto circolare gente elegante come lui. Stasera era il solito tran tran, nulla di nuovo. Ma lui dov’era? E dove sta andando a quest’ora?
Sono le tre di mattina ed è impeccabile, senza una piega né un capello fuori posto come se fosse appena uscito di casa.
Lo guardo incantata, nascosta dalla tenda. Si ferma proprio qui davanti, con noncuranza mette una mano in tasca alla giacca e tira fuori un pacchetto di sigarette. Ne estrae una e l’accende. La fiammella dell’accendino quasi non si nota in questa notte luminosa. Io non amo il fumo, ma devo dire che quando l’uomo comincia a emettere anelli di fumo vado completamente in oca. Questa è la scena di un film, non c’è altra possibilità! Ma dove sono le cineprese, la troupe, il regista? Qui non c’è nessuno, oltre all’uomo. Non riesco a capire.
E se fosse un affascinante vampiro sotto spoglie umane che approfittando della notte di luna piena va in cerca di vittime a cui succhiare il sangue? Non è che tra un po’ gli spuntano ali e canini affilati? Anzi, già mi pare di vedere un sorriso sinistro e luccicante su quel bel viso.
Come se avesse sentito il rumore delle mie ansiogene domande e volesse dimostrarmi qualcosa, proprio in questo momento, alza gli occhi nella mia direzione. Un tiro alla sigaretta, lo sguardo assassino puntato nel mio, inutilmente messo al riparo dalla tenda e davvero compare un sorriso, che davvero luccica sotto i raggi lunari e mi provoca un colpo al cuore.
Come se avesse sentito il rumore delle mie ansiogene domande e volesse dimostrarmi qualcosa, proprio in questo momento alza gli occhi nella mia direzione.
All’istante sento le palpebre diventare di piombo e tutto il sonno del mondo mi viene a trovare. Un po’ mi ribello, vorrei capire di più dell’uomo in smoking: chi è, cosa fa, perché mi colpisce così tanto. Però in effetti è meglio lasciarsi andare al sonno, dopo averlo tanto invocato.
Sarà lui, l’uomo in smoking, il messaggero del sonno? Oppure è una illusione dovuta alla stanchezza? O forse è un sogno che viene a trovarmi, portato dalla luna per dissipare pensieri troppo pesanti, per farmi compagnia in una notte che sembrava destinata a passare insonne a curiosare su una strada vuota?
Chiunque tu sia, uomo in smoking, benvenuto.
La luna si ritira, soddisfatta, e io vado finalmente a dormire.