San Gregorio Armeno
Prendendo spunto da un laboratorio che si terrà nella classe terza della Scuola secondaria di Navacchio dedicato alla poesia “S.Gregorio Armeno” tratta dalla mia raccolta Profusioni , e dato che in questa interpreto in modo assai personale la simbologia e l’antropologia del presepe napoletano, le uscite di “Ziggy non resta mai solo” in Dicembre approfondiranno questo tema, affrontandolo in modo narrativo e esplorativo.
“E anche San Gregorio è armeno
e nomade, pastore di asie erranti.
Entra nell’osteria, dal vinaio
passando per il mercato;
ai suoi piedi si arrotola il capretto…”
Cominciamo da lui, questo Santo proveniente dall’Armenia il cui teschio è conservato nella chiesa omonima a Napoli. La reliquia fu trasportata da Costantinopoli per sottrarla alla furia iconoclasta. Il teschio è inserito in un reliquiario in argento di manifattura napoletana, commissionato nel 1788 dalla badessa Anna Maria Ruffo. Dal santo prende il nome appunto la via che ospita le tradizionali botteghe e bancarelle di presepi nella città partenopea. E da qualche tempo, anche quelle meno tradizionali, a dire il vero.
Dal santo prende il nome appunto la via che ospita le tradizionali botteghe e bancarelle di presepi nella città partenopea. E da qualche tempo, anche quelle meno tradizionali, a dire il vero.
Dopo aver dedicato la sua vita alla fondazione della Chiesa Armena e alla diffusione della religione cristiana San Gregorio morì in meditazione solitaria sul monte Sepouh. Lui e il di lui figlio, che proseguì la sua opera, furono canonizzati dalla chiesa armena e riconosciuti in seguito dalla chiesa cattolica romana.
Mi sono soffermata su questa storia prima di tutto perché è così lontana dalla nostra tradizione odierna e dall’immaginario legato al famoso mercato di Napoli. La strada che popolarmente è chiamata san Liguoro, risulta essere uno degli stenopoi tipici dell’architettura urbanistica greca la quale caratterizza tutto il centro antico di Napoli. In quanto stenopos (cardine nell’urbanistica romana), la via fungeva da collegamento tra le due plateiai (decumani): la plateia maggiore (attuale via dei Tribunali) e quella inferiore (odierna Spaccanapoli). Le due principali strade dell’ allora Neapolis erano dunque congiunte perpendicolarmente proprio da questa strada.
Pure, tutta la storia delle nostre tradizioni è percorsa da contaminazioni. Esattamente le stesse che oggi contaminano l’antichissima storia del presepe napoletano. La tradizione presepiale di san Gregorio Armeno ha
mi piace pensare che San Gregorio Armeno sia a buon titolo un antenato dei pastori del presepio partenopeo, e la sua personificazione nel presepio abbia senso doppio
Mi piace sempre ricordare che le radici pre-romane della nostra cultura e genetica vengono proprio dalle zone dell’Asia Minore; che quel pastore errante dell’Asia che narrava il Leopardi è il nostro antenato e ce lo portiamo nei geni. Altrettanto mi piace pensare che San Gregorio Armeno sia a buon titolo un antenato dei pastori del presepio partenopeo, e la sua personificazione nel presepio abbia il senso doppio di un tributo a quella fantastica viuzza piena di vita, ironia, storie e personaggi che prende da lui il nome, e contemporaneamente alla contaminazione del nostro sangue e della nostra cultura con quella orientale grazie al nomade che ha attraversato steppe e deserti per arrivare fin qua, e ci ha apparentato con un popolo in eterna diaspora, di migranti e perseguitati: quello armeno.
Da questo personaggio quindi, parto per incontrare le figure più classiche della tradizione del presepe partenopeo di cui vi parlerò nelle prossime uscite della rubrica.