Luca, un vecchio e la luna
Luca osservava la luna seduto sul muretto del parco. Era una sera senza nuvole.
Un vecchio si avvicinò e gli chiese: “Cosa fai ragazzo da solo?”
“Guardo la luna. Vorrei sapere perché non cade… perché è tonda… e perché è così luminosa…”
Il vecchio sorrise e appoggiò la sua mano sulla sua spalla. “Se vuoi… ho le risposte.”
Gli occhi del vecchio brillavano come la luna. Due cerchi perfetti come due fari nella notte scura. Il vecchio parlò.
“La luna non cade perché possa guardarci dall’alto. È tonda per poter rotolare nel cielo. È luminosa perché gli uomini non abbiano paura del buio. Era già lì molto prima che il fuoco trionfasse sulla notte del mondo.”
Luca alzò gli occhi e pensò:
“Sei bella e grande, stasera! Bianchissima come una lampada al neon. Un cerchio perfetto. Sembri tracciata con il compasso da anime in cerca d’amore e di perfezione. Le tue macchie sono ombre di mostri inquietanti, forse in agguato… pronti a colpire.”
Sul volto del vecchio scavato da solchi profondi, spiccavano chiazze brunastre come crateri. La barba grigia copriva le guance e scendeva un po’ a punta sul petto. Le gambe grosse e possenti erano avvolte da brache di tela vecchia e sdrucita.
Dritto tra le gambe teneva un bastone e su di esso poggiava la testa come se il collo non riuscisse a reggerne il peso. Luca voleva andar via. Si guardarono.
“Hai paura di me? Perché guardi la luna… ragazzo?” …e Luca rispose:
“Lei mi conosce e io conosco lei. A volte è pallida e stanca, altre volte intensa e luminosa, proprio come me. A volte mi parla. Perché sei qui… vecchio? Chi sei?”
E il vecchio parlò.
“Io parlo soltanto con chi vede il mondo con gli occhi di un bimbo. Parlo soltanto con chi sa guardare nel cielo alla fine del giorno e parlo con chi sa parlare alla luna e stringe nel pugno il filo sottile che a lei ci conduce.
Qui sulla terra tracciamo gli angusti corridoi della vita. Un insieme infinito di punti interseca mille altre linee e mille altre vite. Una sola ci porta alla luna. Bisogna cercarla. Bisogna trovarla. Raggiungerla e poi andare oltre…
Lo spazio infinito ci aspetta… lassù.
In fondo al corridoio c’è sempre una stanza ricolma di luce. Immagini effimere di pura bellezza scorrono in fretta come tiepido vento in una giornata d’inverno, come raggio di sole tra nuvole nere di pioggia, come musica dolce nel cupo frastuono di voci angosciate e dolenti…
La pura bellezza ci prende quando sta per svanire. Riusciamo a vederla solo al momento della sua fine. Appare e scompare in un attimo… ma ne abbiamo colto meraviglia e splendore.
Anche la luna che tu stai ammirando fra poco tramonterà e un sole accecante inonderà ogni tuo passo togliendoti i sogni dagli occhi. Una neonata fiducia farà esplodere l’involucro angusto del corpo e un nuovo cuore abiterà nello spazio profondo dell’anima battendo all’unisono con tanti altri cuori. Ciascuno ha il suo compito da portare a termine. Qualcuno… lo chiama destino.”
Rimasero in silenzio.
La debole luce dei lampioni faceva brillare piccole gocce di brina qua e là. Piccole effimere lune disperse sull’erba del prato, pronte a svanire al primo tepore dell’alba.
Luca appoggiò i gomiti sulle ginocchia. Teneva il volto tra le mani e sentì il dolce torpore del sonno.
Guardò alla sua destra. Non c’era nessuno. Si guardò intorno. Cercò tra le siepi. Il vecchio sembrava svanito.
Si avviò verso casa seguito dal cerchio di luce e disteso sul letto pensò: “Forse ho sognato…”
E si addormentò.