Un brutto imbroglio
L‘imbroglio si manifestò fin dal primo mattino. Davvero uno scenario difficile con previsioni tragiche. Davvero uno scenario difficile con previsioni tragiche.
Adesso vi spiego.
Ore 08:15
Le tasche della mia giacca sono troppo basse e ciò significa che si è allungata la mia giacca o che io sono diventato più corto.
Escludo l’allungamento delle braccia perché le ho misurate e corrispondono perfettamente alle misure di tutte le altre giacche, stesso taglio, stesso colore, stessi bottoni grigi scuri. Già, sono un uomo molto preciso, controllo tutto, non amo sorprese, tutto deve stare al proprio posto!
Un imbroglio.
Ore 09:00
Ho provato a cambiare specchio, pensando che la deformazione visiva e sensoriale, se così posso definire l’alterazione che stavo patendo, derivasse da un condizionamento psicologico a causa di un goffo cattivo riflesso.
Uguale. Tutto un brutto imbroglio.
Non cambiava nulla. In bagno, in salotto, in cucina. Niente da fare, la giacca è troppo lunga.
a causa di un goffo cattivo riflesso
Ore 15:12
Nel pomeriggio ho chiamato Mario, che di queste cose se ne intende, è psicologo/fisioterapista, ed esperto antropologo (studia usi e costumi di popoli estinti). All’età di venti anni, è stato in viaggio per una settimana in India.
Mi dice Mario: Vedi Oreste, che è tutto a posto…
Come tutto a posto! Un corno tutto a posto! Non vedi che le mani da dentro le tasche mi arrivano sotto le ginocchia?
Perfetta. Bella, questa giacca! Sai se al negozio fanno sconti?
Ore 16:05
Decido di lasciare correre e di affrontare il mondo esterno. Inizio a sudare.
Celestino, il portiere, è un maestro di tango
Buongiorno, Dottor Oreste, mattiniero oggi. Ho una busta per lei, la ritira al suo ritorno? Fuori non piove. Quando piove in genere sta zitto.
Celestino, il portiere, è un maestro di tango, anche quando parla sembra ballare. Buongiorno Celestino. Sì, la ritiro al ritorno. Nulla, non ha notato nulla, penso… lo avrebbe detto, sicuro.
Ore 16:32
Nessuno mi guarda. L’attenzione della gente sembra indifferente al mio estetico patetico stato. La giacca è di buona lana e il gialloverde del tessuto s’intona ai colori di una giornata mite, quasi autunnale.
Ore 16:40
Il barbiere mi lancia il solito ebete sorriso, nulla di nuovo, un’isterica comitiva di studenti, smartphone dipendenti, mi si strofina e travolge, come fossi invisibile.
Mi dirigo verso Casa Uomo, negozio anni sessanta, storica e affidabile ditta della città.
Ore 16:56
Isabella è una cortese e bella giovane commessa, mi conosce da anni.
Abbottono la giacca, inserisco le mani dentro le tasche. Allora? Le faccio.
Isabella m’ispeziona, gira e rigira intorno, guarda si ferma e rigira. Dalla sua mini-minigonna vedo uscire e volare qua e là farfalle di colore rosa e giallo . E’ un nostro capo, tweed inglese, una bella giacca, signore Oreste, credo che sia stata io a insistere affinché lo acquistasse…perfetta.
Come perfetta? Le tasche, guardi le tasche…
Signore Oreste, le scivola bene, semmai le consiglierei di abbinare un pantalone diverso, se mi segue le mostro i nuovi arrivi, prego.
Prego un corno! Un corno, un corno. Bellissima e simpatica Isabella, ma non vede che le mani da dentro le tasche mi arrivano quasi ai piedi?…Isabella la prego…guardi adesso sto muovendo la mano sinistra…ora la destra…lo vede? Adesso entrambe le mani…vede? Sudo.
Non vedo nulla di strano. E’ perfetta. Buon giorno, signore Oreste, scusi ma ho un cliente.
Cretina! Cretina! Dalla sua mini-minigonna vedo uscire e volare qua e là farfalle di colore rosa e giallo
Ore 17:30
Vado via..Impossibile…impossibile…impossibile.
Ore 17:42
Mani in tasca e capo all’indietro, affronto la strada. Sudo, sudo, sudo, grondo di sudore.
Intanto galoppano i miei nervi, cercano il giusto punto debole dal quale schizzare via e iniziare a strillare come lepri inseguite da mille bracconieri.
Ore 18:00
A casa mi quieto, ma sudo.
Controllo quasi ogni ora. La giacca puzza di sudore, non la toglierò neanche di notte, dormirò con lei, con le mani in tasca.
Ore 21:10
Un’ora fa non sono riuscito a fare rientrare la lingua dentro la bocca, pende verso il basso.
Ho sempre sete.
Ore 23:57