Sixto Rodriguez: storia di un fallimento e di una fama inattesa
Il celebre invito di Samuel Beckett a fallire meglio riassume bene la vicenda di Sixto Rodriguez. La storia del cantautore americano amalgama infatti gli ingredienti dell’assurdo e dell’incredibile, regalando ai fan della prima ora il piacere del riscatto.
Alla fine degli anni ’60, Sixto Rodriguez è un giovane musicista che si esibisce nelle bettole e nei locali della città dove è nato e cresciuto, Detroit. I suoi genitori si sono trasferiti lì negli anni ’20 dal Messico con la speranza, in parte non avverata, di migliorare le loro condizioni sociali. A scoprire il talento di Rodriguez sarà Clarence Avant, produttore della Motown Records, già manager di Miles Davis e in seguito di un giovanissimo Micheal Jackson. Nel 1970, uscirà l’album Cold facts e il successo di Rodriguez sembra essere a portata di mano. È difficile non scrivere queste righe con una lacrimuccia, dal momento che al momento del debutto, Sixto dimostra la sua raffinata sensibilità nelle canzoni I wonder, Sugar Man, Crucify Your Mind e nella splendida Jane S. Piddy. Ciononostante, Sixto non riuscirà a conquistare il plauso del pubblico americano né della critica, che lo ignora. La Sussex gli concede allora una seconda possibilità, e nel ’71 gli produce l’album Coming from reality. Le vendite confermano il flop dell’anno precedente, tanto che per scherzo, il produttore in un’intervista si chiede se fosse stato acquistato dai soli parenti. Se l’America non è pronta per le melodie e l’acume tagliente ma sobrio dei testi di Sixto, in poco tempo e altrove lo stesso personaggio è venerato alla stregua di una divinità immolatasi alla fine di uno spettacolo in un leggendario suicidio.
In Sud Africa, in piena segregazione razziale, ma anche in Zimbabwe, Australia e Nuova Zelanda, i testi di Sixto Rodriguez lasciano il segno nella coscienza collettiva. In Africa raggiunge la popolarità dei Beatles e diventa presto il simbolo delle rivolte giovanili hippy. Tuttavia, la sua misteriosa uscita di scena non convince del tutto Stephen Segerman e Craig Bartholomew Strydom, due fan che decideranno di mettersi sulle tracce del loro idolo.
In primis, bisognerà capire che località descrivano i suoi versi; una città operaia teatro di scioperi, scontri violenti e droga (riferimento non apprezzato dal governo del Sud Africa). Oltre a San Francisco, identificata come la città della contestazione, i suoi versi svelano l’ambientazione in una delle decine di città intitolate all’ufficiale Dearborn; incrociando altri indizi i dubbi svaniscono ed ecco emergere la Detroit operaia.
Le ricerche risalgono così all’ambiente musicale che aveva relegato Sixto nell’oblio negandogli i diritti d’autore. Dopo aver preso atto del fallimento Sixto si era ritirato dai palchi musicali per dedicarsi a famiglia e lavoro: per anni è un manovale edile ipovedente e si candida per due volte come sindaco di Detroit, sentendosi un musicista con un profondo sguardo politico, come confermano i suoi testi.
Ignaro del suo successo nell’emisfero Sud, quando ne viene informato è soddisfatto ma non si scompone e accetta la notizia con la sua proverbiale modestia. La prima apparizione pubblica a Città del Capo, nel 1998, verrà accolta da una folla gioiosa e urlante.
Il regista svedese Malik Bendjelloul si è fatto interprete di questa storia e ha lavorato al documentario Searching for the Sugar man, vincitore del Premio Oscar nel 2013. Grazie al film, Rodriguez è sempre più apprezzato dal grande pubblico, che ritrova in lui il lirismo e le sonorità dylaniane. Non deve essere visto come un accostamento azzardato, e non me ne voglia l’accademia di Svezia, che probabilmente dovrà ricredersi dopo aver visto il documentario. Jane S. Piddy è uno dei capolavori conclamati di Rodriguez. Il testo accenna a una malattia, senza mai darne conferma e dell’allontanamento fra un padre e un figlio. Sebbene Sixto abbia più volte ammonito i suoi ascoltatori a non cercare riferimenti a persone reali, spiegando che i suoi personaggi sono inventati, molti si sono sperticati nel considerare una forzata identificazione fra la ragazza del testo e Janis Joplin – sulla falsa riga del Chelsea Hotel di Cohen. L’intensità dei testi è in entrambi i casi molto elevata, ma se Cohen è straziante nel sottolineare l’anomalia di Janis, Rodriguez è più vivace e sarcastico nel descrivere una delusione d’amore intrecciandola ad altri temi e si rivolge a un tu con il quale intrattiene un dinamico dialogo. In Piddy S. Jane osserviamo di sfuggita i brandelli di eventi che sono giù successi; manca la ricerca di esclusività della canzone di Cohen.
Altri testi che meritano di essere letti sono l’ironico Sugar man che vende la dolce Mary Jane, e altre pasticche che esaltano i colori e fanno svanire le domande esistenziali. Oltre a toccare il tema della droga con la stessa spontaneità Sixto parla di sesso, senza essere inopportuno, in I wonder: ecco perché molti ascoltatori si identificarono facilmente nelle sue canzoni durante gli anni settanta. Alcuni fra i testi più deliziosi sono sono Crucify your mind, It started out so fine e I think of you. Altri temi sono l’importanza di restare sé stessi, come in Rich Folks Hoax e I’ll slip away: Sixto è rimasto coerente coi valori della giovinezza, per molto tempo ha vissuto senza tecnologia e non ha voluto partecipare alla cerimonia della premiazione di Searching for the Sugar Man. Mi piace leggere questa vicenda come un monito all’utilità del fallimento e all’umiltà: di fatti il tentativo di diventare celebre e il suo talento hanno ricompensato Sixto con la fama tardiva e l’aura del mito.