Storie diverse
Immaginate cosa sarebbe il mondo se non vedessimo più persone, ma solo storie. Immaginate se le rughe, le cicatrici, le espressioni, le occhiaie, l’arricciatura del naso e delle labbra potessero parlare con la stessa prepotenza che attribuiamo alla voce. Vivremmo in silenzi che brulicano di ricordi e rumori senza più malintesi. Un baratro di verità senza pregiudizi.
Guarda con me. La donna con le spalle incurvate sta pensando alle rate del mutuo, al piccolo raffreddato all’asilo, alla figlia adolescente che risponde male, non mangia, si lamenta, sbuffa. Quell’uomo con il completo blu scuro fantastica sulla segretaria che oggi sorrideva più del solito. A casa l’aria pesante perché non più condivisa ha triplicato il suo peso creando muri densi.
La signora anziana che zoppica un po’ si porta dietro la conversazione avuta con la figlia questa mattina. Sta divorziando, ma i bambini non lo sanno. Adesso ci pensa lei ai nipotini, che peccato. Che tristezza. Come fu bello quel giorno, la figlia era una bambola. Cascate di pizzo ovunque, e quel tailleur che aveva lei invece, un incanto. Ma questo era quando ancora non zoppicava.
Che bella quella ragazza, se la stanno mangiando con gli occhi. Si affanna ad abbassare il lembo della gonna, la fa scendere sui fianchi per coprire un po’ di più le gambe. Le occhiate lascive le imporporano le guance. La prossima volta lascerà la gonna nell’armadio. Forse anche quel rossetto non era una buona idea.
C’è del dolore nello scavarsi dentro e nel raccontarsi, mettere tutto su un piatto e offrirsi così, nudi
Che maniere questo qui. Urla, urla e spinge. Non vuole fare la fila. I figli hanno smesso di parlargli. La moglie se n’è andata. Un po’ mi fa tenerezza, un po’ non so cosa pensare. Quelle pieghe sulla fronte mi confondono, ma ha le mani così buone. Lo lascio urlare.
E io? Che dicono queste mani, questa bocca, questo sorriso abbozzato? Che storia racconto? Se solo sapessi raccontare così come so leggere. C’è del dolore nello scavarsi dentro e nel raccontarsi, mettere tutto su un piatto e offrirsi così, nudi. C’è del coraggio in chi scrive così come in chi legge.
E tu, cosa leggi quando non sfogli il tuo libro?