In – sonno
Una tuta spaziale per navigare sulla terra.
L’incontro atteso nel sonno, cercato forzando i ricordi alla sorpresa dell’inizio di tutto.
Una tuta spaziale, resistente e senza etichette.
Quel primo momento di ragionevole comprensione che invita la mente alla scoperta del segreto, quello cantato da uomini e donne senza mai svelarne la natura.
La bicicletta è un cervello che implica sforzo, scivola come una biglia lungo la discesa di Via Roma, superando l’orlo della recinzione di sicurezza, corsia riservata ai mezzi pubblici, rotolando, plana da piuma dentro un teatro. Tenda rossa, rosso velluto.
Una tuta spaziale adatta al fisico.
Una tuta spaziale per navigare sulla terra. La bicicletta è un cervello che implica sforzo
Un navigare sicuro, tra porti accoglienti accesi dal sole e sponde ricche di frutti da cogliere al tatto, tra rollii di nubi e cieli stellati distesi a illuminare il tragitto dei passi.
Si veste come una damigella, ornata di stelline fin sopra la chioma bionda, corpo, mani, spalle, piedi secchi e lunghi, labbra rosse, una tuta spaziale per navigare sulla terra, manca qualcosa, cosa ha dimenticato? Si solleva dal pavimento, vola? Il profumo certo il profumo… sarebbe impazzita di gioia se fosse arrivato in tempo.
Devo continuare?
Sicuro che serve prendere appunti?
Quel leggero senso di vomito, capito?
L’incontro sempre cercato e sempre smarrito, che mai si manifesta al chiarore del risveglio quando il calore malizioso del mattino t’invita alla festa del giorno.
Quel leggero senso di vomito, capito?
Una tuta spaziale per navigare sulla terra.
Il sogno di sempre, come ieri come oggi, un riflesso sbiadito allo specchio, smarrito a scrutare la scoperta invocata, mentre lo sguardo rincretinito emigra nel sonno.
Ma quanta noia.
Quanto fastidio!
Una tuta spaziale conforme allo standard.
Gira e rigira. Una trottola, flamenco al suono del cajón, gira e rigira, fisico elastico, flessuoso come una stecca di liquirizia, gira e rigira, sorvola il piano per disegnare un motivo. Un ritmo. Stacco. Silenzio. Un ritmo. Una canzone.
Non si fuma, vero? Un Malox o uno Xanas? È lo stesso.
Così sarà pure domani e oltre domani, quando la quiete carezzerà il corpo per raggiungere l’altro unendosi ai vocalizzi, nell’abbandono di ogni resistenza.
Una tuta spaziale per navigare sulla terra.
Se accendessimo tutte le luci?
APPLAUSI.