Lo zio dice sempre
Lo zio dice sempre che se c’è un problema non è un problema, perchè in fondo ci sarà una soluzione.
Non sono quasi mai d’accordo con le conclusioni filosofiche delle zio, ma su questa ho sempre avuto qualche sospetto in più.
Poi penso che a distanza di quarant’anni l’uno dall’altro abbiamo percorso la stessa strada lontana dal sale e dai mulini a vento e allora riconsidero seriamente tutta la questione e mi rendo conto che, in fin dei conti, non c’è nessun problema.
L’aria al riparo della Mole è un po’ più rigida di quella spalancata sul mare di Lylibeo, il cielo un po’ più grigio, il vento un po’ più da regno della strega del nord e questo basta per far cambiare qualsiasi punto di vista, ma come si capisce chiaramente tutti i punti di vista sono giusti a modo loro.
Lo zio è il tipo di siciliano che per desiderio di orizzonti nuovi a diciotto anni lascia sole, madre, padre, fratelli e si ritrova in mezzo alla protesta giovanile del ’68 torinese.
Il tipo di siciliano che fa fortuna partendo da un lavoro di rappresentante della Treccani, che non finisce gli studi all’università, che affitta un appartamento in collina, sopra il letto ampio e specchiato del Grande fiume.
Il tipo che fa il militare servendo al circolo degli ufficiali e l’ultimo giorno della naia, con il congedo in tasca, stende per terra la propria divisa dell’esercito, fa un bel respiro profondo ad assaporare il momento, si mette in posizione da sparo e libera un bel fiotto caldo di piscio per irrorare dall’alto quel simbolo inutile della stupidità degli uomini.
Mio zio è un tipo così.
Un tipo che superati i sessanta, al netto dei mal di pancia di dotazione, può contare al suo attivo una bella famiglia, un’impresa solida, un bel po’ di soddisfazioni, una vita agiata e un pacchetto di convinzioni consolidate.
Sostiene per esempio che ogni tanto bisogna osservarsi allo specchio e dirsi tra sè e sè, con franchezza e onestà, guardandosi dritti nelle palle degli occhi “ma quanto sono bello!”, “che forte che sono!”, “certo che a me non mi frega nessuno!”.
Bisogna dirsele ogni tanto da soli certe cose, secondo lui, perchè altrimenti ad aspettare che il mondo si accorga di noi rischiamo di fare notte.
Mio zio dice sempre, quando parla della vita di coppia, che ha una teoria semplice semplice, ma che però funziona.
La teoria è stata già messa in questione più volte dalla zia (credo a cadenza giornaliera negli ultimi quattro decenni da quello che mi è dato supporre) e ha resistito a tutti i tentativi di confutazione.
Si tratta di questo: ciascuno di noi fa già fatica a venire a capo di se stesso.
Dice lo zio che è già una fortuna quando si trova un equilibrio decente tra la propria testa, la propria cassa toracica e il proprio tallone d’Achille e che sempre quell’equilibrio tende a sbilanciarsi da qualche parte (tendenzialmente da quella del tallone).
Figurarsi cosa accade quando si decide di trovare un equilibrio in due, la missione risulta in fondo quasi disperata. E allora, in termini tecnici: futtitinni.
Lo zio mi disse un giorno che abbiamo bisogno, qualche volta, di praticare dei salutari “stop and go” (lo disse proprio in inglese, ricordo).
Di decidere di smettere di fumare e di smettere veramente, almeno una volta.
Di farsi raccontare i dettagli della propria storia familiare di nonni, bisnonni e prozii da chi se li ricorda ancora.
Di non pagare la pizza quando ceniamo insieme, perchè la paga lui per tutti.
Lo zio è uno che è capace di non fare niente e di farlo in modo creativo.
Quando mi capitava di osservarlo, in uno dei caldi a assolatissimi pomeriggi di una delle tante estati di mare in cui tra noi cugini si sperperava gioiosamente il tempo giocando la centoventesima partita di pinnacola al riparo di uno spigolo ben disposto di ombra, lui stava sempre ad aggiustare qualcosa, a dipingere qualcosa, a gonfiare qualcosa, a far partire qualcosa, a scartavetrare qualcosa, a potare qualcosa. Sempre facendo tutto con quell’aria di chi sta per salvare il mondo da una catastrofe imminente, all’insaputa del mondo e, ovviamente, anche di se stesso.
Lo zio è un tipo così, come direbbe un mio amico: è un filosofo decisamente overground.
Lo zio dice sempre che un discorso che non ha i piedi non può arrivare da nessuna parte e allora mi auguro che riusciate voi a trovare i piedi di questo discorso perchè per conto mio lo zio dice probabilmente troppe cose, ma nonostante ciò spero con tutto il cuore che continui a dire molto a lungo ancora tutto quello che gli passa per la mente.
(Immagini da Internet)