‘Sta Super Luna pare na scorza e limone
Avete visto la Super Luna? Certo che l’avete vista, c’erano post su Facebook manco fosse sceso Gesù di nuovo sulla Terra. Tutti sapevano che una cosa così non si raccontava da 60 anni. Ma voi siete riusciti davvero a vederla?
Io no. A Napoli pioveva e il cielo era coperto da tre giorni. Quindi mi sono dovuta fidare degli amici più fortunati. Da Instagram a Twitter, i social impazzavano di post con foto meravigliose. Firenze, Bologna, Milano… per non parlare degli espatriati e dei repost dei post di fotografi professionisti dai più sperduti angoli del mondo.
In realtà scientificamente sembra essere accaduto questo: la luna, nella notte tra il 13 e 14 novembre, era in plenilunio, ovvero il momento di luna piena, e allo stesso tempo era in perigeo, cioè il momento di massimo avvicinamento alla terra. L’ultima volta che questa coincidenza è apparsa dinnanzi occhio umano fu il nel 1948, e ora mi domando se arriverò a 74 anni per poter avere una seconda possibilità, anche se forse non mi importa davvero. Non fraintendetemi ma certe cose non mi entusiasmano granché. Perché diciamoci la verità, in fondo era solo un po’ più grande del solito, e tutte quelle foto che circolano in giro non sono così vere, o almeno sono vere davanti all’ obiettivo di qualche supermegacamera più tendente ad un telescopio che ad una macchina fotografica, o dopo qualche piccolo ritocco con photoshop.
E il popolo del web, dopo tutta quella pubblicità, una volta disilluso, si è come ribellato con il solito cinismo e la fantasia che lo contraddistingue. Così sono apparse lune col parrucchino alla Donald Trump, lune Giancarlo Magalli e lune piadine su finestre di studenti fuorisede. Meme, battute e post contro Renzi (sì, anche io ho trovato difficoltà a capirne il senso ma a quanto pare insultare il premier è diventato sport nazionale e sicuro una manciata di like li prendi se lo fai). Poveretti. Mi dispiace davvero tanto per la loro delusione, ma in fondo, che l’abbiate vista o no, la luna a me pare sempre e comunque una scorza di limone come cantavano gli Squallor in una celebre canzone.
O tiempo se ne va
‘Sta luna pare ‘na scorza ‘e limone, / Questa luna sembra una scorza di limone,
e comm’e blu stu cielo ‘e cartone. / e come è blu questo cielo di cartone
‘O mare me sciacqua ‘e ppalle Mariu, / Il mare mi sciacqua le palle Maria
cu ‘nu vasillo se sceta ‘o cardill e vulesse canta, bella ‘e papa . / con un bacino si sveglia il cardillo e vorrebbe cantare, bella di papà
‘O tiempo se ne va, / Il tempo se ne va,
e tu nun vuo chiava, / e tu non vuoi fare sesso,
ma quanno ‘e chist’ammore sulo ‘o turzo restarra, / ma quando di questo amore solo il torsolo resterà
allora scoprirai la differenza che ce sta / allora scoprirai la differenza che ci sta
tra un morso e ‘nu bucchino. / tra un morso e un pompino.
E almeno ‘o vuo capi, / E almeno lo vuoi capire,
ca ognuno adda campa / che ognuno deve vivere
si comme ‘o cappuccino pe ‘sta coppola ‘e babbà / sei come il cappuccino per questa coppola di babbà
si ‘o pennacchio ro’ Vesuvio, si ‘na cozza ‘e pediluvio / sei il pennacchio del Vesuvio, sei una cozza di pediluvio
e si t’o mettesse n’culo ch’ vuo fa? / e se te lo mettessi in culo che vuoi fare?
Ma ‘o tiempo se ne va, / Ma il tempo se ne va,
dimane nun s’ sa, / domani non si sa,
si ‘a mazza m’ s’arrizza, / se la mazza mi si indurisce,
si nun t’ car ‘a zizza nun s’ sa, / se non ti si affloscia la tetta non si sa,
la vita e un variete / la vita è un varietà
e ‘o cazz e cumm ‘o rre / e il cazzo e come il re
e io ca so’ guaglione, / e io che sono ragazzo,
t’o ronco ‘stu bastone sott’ ‘a luna / ti do questo bastone sotto la luna
puttana comm’a tte. / puttana come te.
Stanott ammu fatt’ ‘e cinche ‘e matina, / Stanotte abbiamo fatto le cinque di mattina,
e a chi la do ‘sta specie ‘e banana? / e a chi la do questa specie di banana?
e inutile ca me dici di no, / e inutile che mi dici di no,
ma t credisse ca arapo ‘o cazone pe te violenta, / ma credi che mi apro il pantalone per violentarti
aggia piscia. / devo pisciare.
‘O tiempo se ne va, e te ne pentirai, / Il tempo se ne va, e te ne pentirai,
tu tieni ‘mmiezo ‘e coscie ‘na Ferrari e non ci vai, / tu hai in mezzo alle cosce una Ferrari e non ci vai,
i te voglio ben ‘o stesso, percio scusami se insisto, / io ti voglio bene lo stesso, perciò scusami se insisto,
i si t’o mettesse ‘nculo che bbuo fa? / io se te lo mettessi in culo che vuoi fare?
Ma ‘o tiempo se ne va, / Ma il tempo se ne va,
dimane nun se sa, / domani non si sa,
si ‘a mazza me s’arrizza,/ se la mazza mi si indurisce,
si nun te care ‘a zizza nun se sa, / se non ti affloscia la tetta, non si sa,
la vita e un variete / la vita è un varietà
e ‘o cazz e cumm ‘o rre / e il cazzo e come il re
e io ca so’ guaglione, / e io che sono ragazzo,
t’o ronco ‘stu bastone sott’ ‘a luna / ti do questo bastone sotto la luna
puttana comm’a tte. / puttana come te.
Oh quanta sublime volgarità! Ho una certa passione per il linguaggio scurrile e devo ammettere (ma forse sono di parte) che in napoletano suona addirittura meglio. Gli Squallor sono stati un vero e proprio fenomeno di culto. Il meglio che la musica italiana aveva da offrire, tra autori e arrangiatori, si riunivano dietro questa misteriosa band, sacrificando spesso quelle che potevano essere potenziali hit solo per il piacere della dissacrazione con testi che sguazzavano tra volgarità e nonsense.
Io me li immagino così: quattro cari amici ben inseriti nell’industria discografica soffocati dalla routine che si riuniscono la sera, e tra una fumata e un drink strimpellano qualcosa alla chitarra. Uno si aggiunge al piano, l’altro intona qualche parola volgare o sfottò, insomma, le prime stupidate che gli passano per la mente. Come quando mezzi brilli si fantastica con gli amici di aprire un bar sulla spiaggia in Brasile, loro avranno detto “Oh sta roba è davvero divertente, perché non facciamo un gruppo?”.
Così dopo poco esce il loro primo cd “VACCA” che con sorpresa di tutti è un gran successo. Il prodotto funziona, c’è davvero parecchia gente che lo compra e un anno dopo addirittura producono due album: POMPA e CAPPELLE. I dischi piacciono al pubblico e anche le radio iniziano a trasmettere le loro canzoni entrando addirittura in classifica diventando in pochissimo tempo un MUST del kitsch all’italiana.
Gli album si susseguono e, nonostante qualche piccola battuta d’arresto, gli Squallor conquistano il cuore di molti italiani. Molti famosi artisti entrano a contatto con questa band contribuendone la produzione con musiche e testi, Nino Frassica, Gianni Boncompagni e Gigi Sabani, per fare qualche nome.
Ora però torniamo a quella poesia dal titolo ‘O tiemp se ne va. Non credetemi pazza ma io ci vedo davvero della poesia, ora vi spiego:
oltre all’indiscussa bellezza della musica, della composizione e degli arrangiamenti, la prima cosa che salta all’ orecchio è sicuramente il testo in dialetto nel suo registro più basso, usando consapevolmente volgarità e oscenità. Certo, questo spiazza il pubblico spingendo forse molti a non continuare l’ascolto, ma allo stesso tempo è proprio questo linguaggio non usuale a renderlo un prodotto diverso, qualcosa di mai ascoltato su così larga scala, rompendo ogni legame con la canonica canzone italiana fatta di grandi parole e struggenti metafore sull’ amore. Sorvolato l’impatto con il gergo scurrile il tema è un’odierna reinterpretazione dell’ oraziano Carpe Diem.
In questa canzone il ragazzo che parla non vuole far altro che convincere la morosa ad avere un rapporto con lui, senza servirsi di romantiche e stucchevoli frasi poetiche. Cerca di conquistarla mettendola di fronte alla triste realtà del tempo che inesorabile passa veloce.
Le canta di cogliere l’attimo, di non sprecare la sua giovinezza, di fare presto, concedergliela subito prima che lui diventi impotente e a lei appassisca la bellezza. Nonostante possa apparire rozzo e superficiale il suo amore è privo di fronzoli, di sotterfugi, un sentimento puro al massimo. Basta un bacio per eccitarlo, ma in fondo per tutti è così. Se un uomo desidera davvero una donna basta davvero poco per fargli partire il “cardillo”, e questo le donne dovrebbero saperlo: la voce può mentire, gli occhi possono essere letti male, ma il cazzo no, lui sarà sempre la più sincera forma di apprezzamento che un uomo può regalarci.
Il ragazzo però continua dicendo alla morosa che la ama lo stesso, nonostante tutto, e chiede anche scusa perché si rende conto di non riuscire a trattenere la sua irruenza, anche se però non comprende il perché del suo rifiuto (da qui la meravigliosa metafora della Ferrari, oggetto di lusso bramato dagli uomini di tutte le generazioni). La sua insistenza è forte, costante, lui la desidera, ma non le farebbe mai nulla di male, non la costringerebbe mai a fare sesso, e se si sta sbottonando il pantalone è solo per pisciare.
Libertà, passione, impeto. Un capolavoro, un frammento di spirito adolescenziale, un’interessante esito della lirica erotica, in cui l’amore ne risulta addirittura esaltato, proprio perché privato completamente dell’elemento “romantico”.
La luna ispira molti, soprattutto in questi giorni in cui siam stati tutti col naso all’insù, ma io, ogni volta che la vedo mi parte nella testa la stessa strofa e non vedo altro che una semplice scorza di limone, puttana, puttana come te!