Nick Drake – Place to be
“Nicholas Rodney “Nick” Drake (Yangon, 19 giugno 1948 – Tanworth-in-Arden, 25 novembre 1974) è stato un cantautore e chitarrista inglese.
Poco noto in vita, a molti anni di distanza dalla prematura scomparsa la sua opera e il suo personaggio sono stati riscoperti divenendo in breve tempo oggetti di culto per generazioni di musicisti e appassionati, in virtù della superba qualità del suo songwriting, della delicata e malinconica poesia dei suoi versi e delle sue abilità con la chitarra.”
Queste le prime parole della voce “Nick Drake” su Wikipedia. Poche, emblematiche parole a cui dovrebbe seguire solo l’ascolto delle meravigliose canzoni che ci ha lasciato. Ma due parole su di lui le avevo promesse a me stesso da tempo, e quindi eccole qui. Ho raccontato spesso, su queste pagine, storie di artisti il cui talento è stato riconosciuto nella migliore delle ipotesi quando gran parte della loro vita era già trascorsa. Ciò che amo di queste storie, però, non è tanto la rivalsa finale, la riscoperta, il lieto fine che dà loro il giusto credito e rende noi felici di poterli conoscere e ascoltare. Anche perché Drake questa rivalsa non l’ha avuta, si è ucciso prima. Trovo invece di un fascino malinconico le circostanze della vita che portano menti artisticamente brillanti a non essere riconosciute, a passare nell’anonimato come un autobus che non dobbiamo prendere e di cui non ci chiederemo la destinazione.
Non solo, mi piacciono anche perché sono una prova concreta del fatto che la bellezza non ha bisogno di riflettori su di essa per esser tale, e che se fai qualcosa di buono non diventa scadente solo perché nessuno ti dice “bravo”. Ma se da una parte questo è rincuorante, è anche vero che è brutto non vedere apprezzato qualcosa in cui hai messo tutto te stesso. Il primo tour di Drake fu un disastro, non era un buon intrattenitore e si limitava a suonare le sue canzoni sul palco con la testa abbassata nell’indifferenza e nel chiacchiericcio dei clienti dei pub in cui si esibiva. Le sue canzoni inoltre richiedevano accordature diverse, per cui tra una canzone e un’altra capitavano spesso lunghi momenti di silenzio che inficiavano ancor di più l’attenzione del pubblico. Dopo il tour tornò a vivere con i genitori e da lì cominciò quel declino che terminò una notte di novembre con l’assunzione di una massiccia dose di antidepressivi.
Tuttavia in questa fase depressiva compose Pink Moon, un album essenziale, delicato, e a parere di chi vi scrive semplicemente bellissimo. Place to be, la canzone di questa settimana, è tratta da quel disco e racchiude nei suoi versi tutto il significato di quel vissuto: la mancanza di una collocazione nel mondo, la nostalgia di una freschezza interiore, tramutatasi da verde collina a profondità oceanica dove non arriva la più flebile luce, e infine quel bisogno d’amore, lì nell’ultimo verso, che suona come la naturale conclusione di ogni discorso con una vena malinconica. E questo, oltre che un tributo a Drake, vuole essere un messaggio a chi in questi strani tempi sente le stesse cose e fatica a trovare, o ritrovare, la propria dimensione: un giorno il sole calerà davvero, per l’ultima volta, ma prima di allora… Finitela voi la frase, metteteci quello che amate di più, e per la miseria inseguitelo senza troppi indugi. Buon ascolto, e alla prossima canzone.