Pompei
Siamo morti a Pompei, ma avrebbe potuto essere qualunque luogo.
Ricordo che avevo desiderato fermare il tempo perché il mio uomo non mi tradisse, quel figlio non desiderato non nascesse e mio padre smettesse di umiliare mia madre a girare per taverne la sera tardi.
Le case erano buie dentro e fuori perché il cielo s’era oscurato e noi non sapevamo che esisteva il giorno del giudizio, che era quello.
Avevamo conosciuto la violenza dei potenti, ma non era abbastanza. Bagliori rigavano il cielo, ferite che lo aprivano a tratti e gli uccelli erano come impazziti privati degli spazi e delle dinamiche così lontane dal mondo degli uomini.
Era stupido ignorare questi segni? No, era umano. Le lacrime in bilico sull’orlo degli occhi sfidavano la legge di gravità che già aveva atterrato il mio cuore. Avevo freddo, quello del dolore che ti coglie la notte e non hai una coperta e stai male a rigirarti senza rimedio. Pensi: muoio stanotte, e invece no. Sono morta durante il giorno, sovrastata dal frastuono delle bombe, paralizzata dalla paura. Schegge negli occhi, schegge sulla pelle. Tenete i figli al riparo, ché non esiste più pietà per i bambini al mondo, chiudete loro gli occhi. Non resterà nessuno che potrà farlo.
And the walls kept tumbling down – E le pareti resistono al crollo
In the city that we love – nella città che amiamo
Great clouds roll over the hills – grandi nuvole passano sopra le colline
Bringing darkness from above – portando l’oscurità
Adesso la polvere è dappertutto, in ogni orifizio, tra i denti, nelle narici e tra le rughe che non avremo. Ero diventata grigia e vecchia in un istante, poi statua, la mia città una cicatrice sulla terra.
Avevo provato a respirare perché nessuno vuol morire, la polvere era penetrata fino ai polmoni. Più in fondo.
Si muore perché il mondo ti ignora, ti lascia da solo. Sei un numero; no, nemmeno quello.
Ero felice mentre morivo, la cenere avrebbe cosparso anche i potenti, di loro sarebbero rimaste anfore e gioielli, scene di caccia alle pareti. Ero felice perché alcuni non avrebbero più umiliato altri e non mi avrebbe tradito quell’uomo che un giorno aveva giurato d’amarmi, che la morte lo avrebbe sorpreso nel letto di un’altra con le brache calate e l’alito marcio.
Ero infelice perché i piccoli avrebbero imparato la guerra e non avrebbero potuto insegnare ai vecchi che si può essere migliori.
Maledetta cenere e maledetta città. Pompei, Aleppo, la furia della natura, degli uomini che si credono immortali. Maledetti loro.
Ogni cosa era dove qualcuno aveva deciso che fosse. Fotofinish. Finish mondo.