Manuale semi-serio di viaggio: Val di Susa
Mettete che siete dei siciliani. Per completare il quadro, i gabbiani che si posano sulla balaustra a fumare la sigaretta con voi, vi guardano con l’aria di chi sta dicendo: “cumpà ca’ma ffari, chissa è a vita”.
Siete all’aeroporto di Palermo che è fatto apposta per farvi partire già nostalgici. Anche prima di qualsiasi concreta mancanza. Guardate dal terrazzo il mare e l’orizzonte mentre sono tutti in silenzio reverenziale; si sentono soltanto pochi sospiri a metà strada tra l’enfisema e la malinconia (è la zona fumatori dell’aeroporto). Per completare il quadro, i gabbiani che si posano sulla balaustra a fumare la sigaretta con voi, vi guardano con l’aria di chi sta dicendo: “cumpà ca’ma ffari, chissa è a vita”.
Poi avviene una cosa sorprendente: ad un tratto le montagne vi abbracciano.
Sappiate che è una mattina di gennaio. Freddissima ma soleggiata al nord. Siete partiti dalla Sicilia, che come da manuale vi saluta con un sole che scalda davvero, alla volta della Val di Susa. Farete un viaggio di ricognizione per scoprire questo posto, che avevate fino ad allora sentito nominare soltanto al telegiornale, ma che tra qualche mese diventerà casa. Le ragioni di tanta fama c’entrano poco col turismo. Hanno a che fare invece con infrastrutture, politica e ambiente. Temi sui quali persino vi siete lanciati qualche volta a commentare così, senza sapere neanche di che posto esattamente stavate parlando. Ora siete a Torino imbacuccati a più non posso e prendete il treno per andare proprio là.
Fino alla cittadina di Avigliana tutto è come avete sempre visto al nord: pianura, alberi spogli e foschia. Fate uno sbadiglio e scuotete la testa per scacciare via la seccatura che vi provoca aver lasciato casa e il vostro letto con queste temperature. Pensate all’orizzonte di nuovo. E al mare.
Poi avviene una cosa sorprendente: ad un tratto le montagne vi abbracciano.
Iniziano a chiudersi sempre di più fino a disegnare quasi uno stretto passaggio tipo canyon. Sono alte ed eleganti. La vegetazione diventa sempre più rigogliosa e folta. I raggi del sole si infiltrano tra le cime, la prima delle quali vi offre una sagoma diversa. Dalla Sacra di San Michele la Val di Susa vi da il benvenuto. Scendete dal treno in un paesino chiamato Bussoleno e guardate verso l’orizzonte. La Francia vi saluta da lontano con un cielo tra l’azzurro chiaro e il corallo e delle montagne enormi e piene di neve si posano lì davanti a voi. Iniziano a darvi una lezione importante. Che la poesia non esiste soltanto nella linea retta dell’orizzonte. E nel mare.
Potete anche ribattere, replicare, insistere che di posti così in Italia ce ne sono miliardi.
Da quel giorno sono passati circa sei anni.
Un manuale semi-serio di viaggio potrebbe darvi qualche consiglio.
La Sacra di San Michele un’antichissima abbazia posta sulla cima del monte Pirchiriano. Dedicata al culto dell’arcangelo Michele fa parte di una via di pellegrinaggio che va da Mont Saint-Michel in Francia fino a Monte Sant’Angelo in Puglia. L’opera architettonica è di estrema bellezza. Se la camminata indulgente non è il vostro forte, andateci per il panorama meraviglioso come pochi. Perché sarete colpiti dalla forza impressionante del paesaggio, dalla maestosità della terra. E sicuramente avete qualcosa da farvi perdonare da lei.
Ogni paese, fino a Bardonecchia, nasconde qualche particolare architettonico o naturalistico bello, di rilievo. Una torre medievale, un balcone in legno con i modiglioni intagliati, un portico, un lago in mezzo al bosco, una cascata naturale che scende dalla montagna e forma una piscina naturale. Potete anche ribattere, replicare, insistere che di posti così in Italia ce ne sono miliardi. Lo so.
Ma in questi posti potrebbero non capitarvi tante cose.
Per esempio non finirete in un’assemblea di NoTav composta da anziani e famigliole che cantano con Erri de Luca Bella Ciao e parlano di partigiani e ambiente.
Non andrete ad un incontro per ascoltare testimonianze sulla situazione dei curdi in Turchia, mentre fuori diluvia e voi bevete un bicchiere di vino, solo per imparare di più riguardo a cosa succede nel mondo al di là del vostro naso.
Non sarete colpiti dalla possibilità di un’integrazione culturale che funziona senza troppi sbandieramenti, perché l’idea di una comunità unita è un concetto che fa parte del territorio in maniera piuttosto naturale.
Non mangerete alla pasticceria Dalmasso, né assaggerete i migliori macarons alla pasticceria Pietrini a Susa.
Non vedrete i tanti laboratori artigianali che includono biscotti, pane, ceramiche, crochet e legno.
Non vi prenderete il sole in un prato verde accanto alla certosa di Monte Benedetto, ascoltando il rumore del fiume.
Non imparerete che a Caprie ci sono le mele, a Condove la toma e a San Giorio le castagne più buone.
Poi magari ci sediamo e parliamo di infrastrutture, politica, ambiente e commercio. Mangiando le castagne arrosto. Oppure abbracciamo le montagne e scriviamo che esiste poesia anche sulla linea frastagliata dell’orizzonte, bevendo un Genepy.