Bordello di mare con città
In scena al teatro Bellini di Napoli c’è Bordello di mare con città.
Chi avette fuoco campaje/
chi avette pane murette.
Una storia complicata da vedere, da ascoltare e da digerire. Una storia che parla a tutti noi di tutti noi. Una storia che profuma di brezza marina, ma quella del porto che dopo un po’ ti dà fastidio alle narici. Sono state due ore ricche di emozioni cariche di intensità quelle trascorse nel palchetto centrale di questo splendido teatro. Il testo di Enzo Moscato risale al 1987. Un testo commissionato, partorito con dolore dal drammaturgo partenopeo, che dovette scriverlo in fretta e senza possibilità di errore mentre elaborava il lutto per la prematura scomparsa dell’amico e collega Annibale Uccello, comunque presente per tutta la durata dello spettacolo. Un testo vomitato dall’anima di Moscato che magari aveva bisogno solo di starsene tranquilla in un angolo a leccarsi le ferite.
Assuntina, la santa ha fatto un miracolo! Assuntina è una jannara.
La mano che prima guariva e medicava, ora è lama tagliente e grida vendetta. Vendetta terribile e calcolata.
Non celato il paragone con Napoli e i suoi figli. Da una maschera di pulcinella sgorgano fiumi di lacrime di sangue. Napoli madre e matrigna, Napoli Santa e puttana. Napoli che cura, che ammala, che lecca le ferite e che pugnala. Napoli feroce e subdola, che corteggia e che conquista.
Il testo di Moscato narra una storia cruda, vera, senza pietas alcuna, senza possibilità di riscatto, senza via d’uscita. Gli attori che si avvicendano sul palco, tra cui presenzia lo stesso autore, diventano parte dell’allestimento scenico, soprattutto nel secondo tempo, trasformando se stessi in quadri semoventi sotto luci a tratti psichedeliche, in una sorta di viaggio onirico dai tratti noir.
Bordello di mare con città è un’opera tagliente e violenta, di altissimo livello.
La regia di Cerciello e le luci di Cesare Accetta in maniera eccellente esaltano l’impatto della gestione dei colori, utilizzati per colpire l’occhio dello spettatore. Di grande efficacia il colpo magistrale di flash nell’attimo della violenza. Moscato in due atti mette in scena tutti.
E come splendide traghettatrici di anime, Assunta, Madamina, Cleò, Betti e Titina, in un’ottima performance teatrale, in un racconto intimo, lirico e visionario ci accompagnano in un baratro profondo dal quale è complicato risalire.
All’uscita si fa un gran parlare di ciò che si è visto. Lungo le scale e nel foyer ci si interroga su quella e su quell’altra scena, su quella e sull’altra metafora. E se uno spettacolo fa riflettere, fa parlare, fa interrogare se stessi, significa che è stato un grande spettacolo.
Nel cast, oltre ad Enzo Moscato, in scena nel ruolo del giornalista, Carlo Cerciello unisce Fulvia Carotenuto, Cristina Donadio, Ivana Maione, Sefora Russo, Lello Serao, Imma Villa. Le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Alessandro Ciammarughi, il suono di Hubert Westkemper, le musiche originali di Paolo Coletta, le luci di Cesare Accetta. Lo spettacolo va in scena in via Conte di Ruvo, 14: da martedì a sabato alle 21.00, domenica alle 18.00, lunedì riposo, mercoledì 26 ottobre alle 17.30.
Biglietti: da 14 euro a 32 euro – botteghino@teatrobellini.it Telefono: 0815499688