Notti
Ci sono notti dal volto surreale, come se giocassero ad essere eterne, imbevute in un silenzio dilatato e liscio, come olio sparso su pavimento, in modo che i pensieri possano pericolosamente scivolarci sopra, in splendida libertà.
Sono notti senza notte, che non piove già più, ma l’odore che emana dalla terra umida trova un qualche ricordo imprevisto, e lo conduce, vivo, fin dentro le narici.
Notti senza senso, da perderne il filo, percorrendo un metro in un’ora, o andando insieme senza appuntamento a due incontri diversi.
Esistono notti fervide in cui non smetti di aggrovigliare e riscrivere, notti tenere per guardar dormire chi ami; notti d’amore puro e pieno, al bordo d’un letto a nutrire, accudire o aspettare un bimbo o un anziano.
Alcune notti si credono giorni, spavalde e troppo dense di cose sospese che scelgono infine una dimensione tangibile.
Ce ne sono alcune in cui, se dormi anche solo un minuto, vale come se avessi perso la metà più importante del film più bello di sempre.
Notti luminose come non mai, di fuochi alti nel cielo, larghe di luna intera, a sorvegliare amanti e pescatori, tutti svegli a cercare nel mare – o almeno aspettare – qualcosa di vivo e gustoso.
Io ne ho viste, di notti, naufragate senza permesso in fiumi di fresco vino bianco ad innaffiare un sordo rossastro dolore. Ne ho viste altre arrivare senza consenso al porto, a carico vuoto, portatrici di un riposo del corpo – alquanto vano – che la mente pare non registrare.
Quando una notte è prepotente, non serve a nulla resisterle… meglio accompagnarla dove vuole andare lei, mano nella mano pur senza sfiorarsi, per incontrastabile attrazione magnetica, finché non si ceda per stanchezza degli occhi.
E d’altro canto, se il richiamo di una risata attirasse verso sé, se pure si fosse già indossato il pigiama, converrebbe rivestirsi in fretta e andare in strada a seguire quella strana impertinente occasione, a rischio di capirla.
Io ne ho viste di notti, con confessioni assurde, e chiacchierate fino alle luci dell’alba, con abbracci interminabili dentro dimensioni esenti da dolori, con baci irresistibili che non sono mai abbastanza. Ne ho sentite, di notti, di sigari speziati e aromatici liquori, al mare tra amici a fare il bagno nel buio più nero e l’allegria più spensierata… o braccetto a passeggiare nel centro deserto d’una città addormentata… o a cantare a gran voce al posteggio sotto casa, con la vecchietta che si affaccia al balcone per inveire contro.
Ho confidenza con le notti solitarie, quelle che stanno sempre in fondo a destra, e le detesto come le mie tasche. Conosco le notti esauste, quarte copertine di giornate sfiancanti e demotivanti, e le dormo sempre tutte d’un fiato, per farle passare in un attimo, come per la magia che si fa da piccini, quando ci si addormenta in auto nei lunghi viaggi per non soffrir di noia.
La notte è imprendibile, avvolta nel telo di invisibilità, e la senti solo nei battiti, quando prende vita e forma l’amore… oppure la senti stringere tra pancia e gola, quando non riesci ad offrirle la spalla, e muta in aperitivo umorale di un rimorso a rilascio graduale.
Tra tutte le notti, se dovessi salvarne una, e solo una, e buttar via tutte le altre… sceglierei la prossima, sempre che tu sia disposto a chiudermi in un abbraccio strettissimo, che sfidi il tempo e la sorte, fingendosi di essere allo stesso tempo il primo e ultimo – s’intende.
E se così non fosse, fingerò che sia giorno, e che io sia solo momentaneamente cieca per una benda scura stretta sugli occhi. Che poi – comunque – io non ho più paura del buio.
(Foto da web)