L’ombelico dell’India
L’ombelico dell’India non è New Delhi. E non è neppure Mumbai.
L’ombelico dell’India è lì dove ci sono anche il suo cuore, la sua anima e il suo cervello.
L’ombelico dell’India è Varanasi.
Varanasi non è un’esperienza facile e per poterla capire occorre essere pronti. Nel mio gironzolare indiano, che ormai dura da circa tre anni, ho deciso di tenermela quasi per ultima perché volevo essere sicura di capirla, di interiorizzarla.
Quando si parla di Varanasi di solito le persone riducono tutto alle pire su cui si bruciano i cadaveri in riva al Gange. E si, c’è anche questo ma non è così semplice. E non è solo questo.
E allora venite, viaggiate con me, che provo a raccontarvelo cos’è.
La vita a Varanasi inizia alle 4 del mattino, quando il sole ancora riposa ma lui, il Gange, è già pronto ad accogliere pellegrini, viandanti e uomini comuni. Il Gange non è semplicemente un fiume. È il Fiume, un Dio, un’entità che consente di celebrare l’unione della Vita con la Morte. Gli abitanti di Varanasi lo sanno: il Ganga-ji, come viene chiamato il Gange, scorre sotto la loro pelle.
E dunque alle 4 del mattino, gli rendono tributo e celebrano un rito, l’Aarti. E tu, straniero, puoi partecipare perché c’è posto per tutti. Puoi prendere la tua barchetta a remi ormeggiata lungo i Ghat, ovvero le banchine maestose lungo cui si snoda buona parte della città e accendere una candelina al burro che poi lascerai nelle acque del fiume insieme a qualche petalo di rosa.
Puoi anche bagnarti nel Gange ma, onestamente, non te lo consiglio perché ti servono anticorpi grossi come elicotteri. Allora è meglio se continui a navigare vicino alla riva.
Vedrai cose meravigliose: architetture magnifiche, scalinate imponenti e imparerai che Varanasi è una delle città più antiche del mondo e questa sua storia millenaria si dipana lungo i vicoli, fra gli acciottolati polverosi in cui la miseria si fonde con la nobiltà.
Con la tua barca arriverai anche in un posto infernale. Il Manikarnika Ghat, ovvero il ghat crematorio.
C’è una storia importante che devi conoscere. Varanasi, conosciuta come la Città della Luce o Kashi, è il luogo natale di Shiva. Ci sono varie leggende legate alla creazione del Manikarnika Ghat e tutte si ricollegano ad una forte presenza di questo dio in questo luogo.
Ad ogni modo, tutti coloro che muoiono a Varanasi e che vengono cremati sulle sponde del Gange, ricevono il Moksha, detto anche Nirvana, ovvero la liberazione dal Samsara, il ciclo di reincarnazioni che determina il fenomeno dell’eterno ritorno.
Ed è per questo che, quando si muore a Varanasi, nessun familiare può essere triste: finalmente il loro caro si è liberato del peso delle catene terrene, il suo spirito è tornato tale e si può celebrare il trionfo della vita sulla morte. E allora quel Manikarnika Ghat che con i suoi fuochi altissimi e le sue cataste di legna ti era sembrato così spaventoso e infernale, assumerà un altro significato.
E forse imparerai che la vita è una questione di prospettiva, che la morte fa paura solo se viene vista come la fine e non come un nuovo inizio.
In ogni caso andrai via da Varanasi con la certezza che in quel concentrato di India che è la città, in cui gli odori, i suoni e i sapori sono centuplicati al punto da essere dolorosi per i sensi, ogni giorno da millenni si celebra un rituale che è l’alfa e l’omega dell’essenza dell’uomo.