Prediche alcoliche
Ci vorrebbe una di quelle belle prediche annaffiate d’alcol. Una di quelle che partono gratuite a fine serata dal tuo amico con la bocca ancora umida dal sorso di whisky che mischia le parole alla condensa del fumo di sigaretta.
È davvero strano che i discorsi più seri si concertino sempre nei dieci minuti finali di un’intera serata passata a dire cazzate. Sarà il tasso alcolemico che salendo abbatte le barriere inibitorie. Sarà il mal di testa per la troppa nicotina che inasprisce gli animi e ti fa vomitare pillole di verità al retrogusto di giudizi e sentenze. Sarà che la stanchezza di un mercoledì qualunque inizia a far capolino curvando le spalle e facendo partire uno sbadiglio contagioso che come un moto perpetuo salta di labbra in labbra.
Ecco, ora, le prediche alcoliche non si sa precisamente come nascono, ma se c’è una cosa che le caratterizza è che arrivano pesanti come un fallo in aria di rigore, ti feriscono chirurgicamente e se ne vanno nel giro di una manciata di minuti senza lasciare traccia, giusto il tempo di sentire qualche verbo coniugato male e vedere, dopo il millesimo mozzicone, il posacenere sborrare come un quindicenne davanti al suo primo paio di tette.
Perché in fondo potrebbero dirti qualunque cosa tanto nulla cambierebbe, resterebbero i soliti amici, quegli amici alticci con cui ormai da troppo tempo condividi il piacere della bevuta e questo di per sé basta per renderli speciali, immuni da odio o rancore di vario genere. Allora non importa se ti dicono che ti stai comportando da adolescente complessato con quella ragazza, oppure che sei impantanato in brutto periodo e che dovresti proprio reagire perché sembri una vera testa di cazzo. Ti potresti sentir dire qualsiasi cosa, anche che hai una brutta cera o che stai decisamente ingrassando.
Se la predica è alcolica non può lasciare danni, anzi a dir il vero la maggior parte delle volte non lascia proprio niente, suona più come una leggera interferenza, una cosa sentita per inerzia, un qualcosa che assomiglia a un rito di passaggio, a una fase obbligatoria a cui dobbiamo sottoporci prima di poter andare a dormire. Come quando parli con persone più grandi e ti tirano il pippone su te che sei nato troppo tardi e ti sei perso i live degli Stones o le lotte politiche. Ecco, somiglia ad un loop ascoltato già tante volte, ma che ancora non hai capito bene se è un messaggio senza senso o una frase detta al contrario… Proprio come nel ritornello di questa canzone:
Gold – Kiiara
Roof is falling let me love falling I just know / Il tetto sta cadendo lasciati amare so solo questo
Roof is falling let me love me / Il tetto sta cadendo lasciami amarmi
Gold up in my, gold up in my teeth (Gold up, gold up in my teeth)
Don’t care what you say to me, I’m a bite your feelings out (Gold up in my teeth) /Oro tra i miei, oro tra i miei denti (oro lassù, oro tra-nei i miei denti)
I missed you in the basement (Gold up in my teeth) / Non m’interessa quello che dici. mordo i tuoi sentimenti (oro tra i miei denti)
But your brother was a good substitute for you / Ma tuo fratello è stato una buona alternativa a te
And if you love me, love me but you never let me go / E se mi ami, mi ami, ma non lasciarmi andare
When the roof was on fire, you never let me know / Quando il tetto era in fiamme, non mi hai avvisato
Say you’re sorry honey, but you never really show / Chiedi scusa tesoro, ma non lo dimostri mai
And I could leave the party without ever letting you know / E potrei lasciare la festa senza fartelo mai sapere
Without ever letting you know / Senza fartelo mai sapere
Without ever letting you know / Senza fartelo mai sapere
Without ever letting you know / Senza fartelo mai sapere
Without ever letting you know / Senza fartelo mai sapere
Without ever letting you know / Senza fartelo mai sapere