Le luci si accendono
Le luci della strada si accendono presto, testimoni del fatto inconfutabile che l’estate non c’è più. Le giornate sono più corte, le ore di buio si allungano e i lampioni non possono fare altro che illuminare strade, vicoli e piazze che si svuotano prima del solito e al contempo si riempiono del silenzio lasciato dalle rondini, migrate verso il caldo e dai bambini che non giocano più fuori di casa, oppressi dai doveri scolastici.
Non sono solo le strade, ovviamente, a dover rinunciare alla calda luce del sole. Anche le finestre delle case si illuminano precocemente, lasciando intravedere le storie di vita più disparate mentre si svolgono nel loro privato, lontano, o così ci si illude, dalla curiosità del mondo.
È come stare al cinema a osservare dietro i riquadri illuminati delle finestre ritagli di film a colori ma senza sonoro.
Ecco, non è che si debba per forza fare dello spionaggio o alimentare del gossip spiando qua e là l’intimità altrui. Il rispetto della privacy è sacrosanto. Tuttavia è inevitabile che dall’esterno messo in penombra o al buio, o comunque in una oscurità maggiore rispetto agli interni, l’occhio finisca per cadere sugli involontari schermi casalinghi, anche solo per un attimo. Per poi magari ritrarsi rispettoso dopo un sorriso divertito, un pensiero solidale o chissà quale altro sentimento possa avere suscitato la fugace visione di quell’attimo di vita.
È come stare al cinema a osservare dietro i riquadri illuminati delle finestre ritagli di film a colori ma senza sonoro.
Spesso infatti non è che un attimo o poco più quello che si riesce a intravedere. La tendenza di tutti, di norma, è di chiudere serrande e imposte e tirare le tende per proteggersi dagli sguardi curiosi. Un nido è un nido, è un luogo del cuore, è una faccenda personale. Però una dimenticanza, la voglia di un respiro, la curiosità di vedere cosa succede “là fuori”, fa sì che rimanga uno spazio aperto sull’interno illuminato.
C’è poi anche chi lo fa volontariamente.
Come una famiglia qua vicino, che abita al piano terra e non usa chiudere mai le tapparelle né tirare le tende, di giorno come di notte. Vero, nei Paesi del Nord accade più o meno lo stesso: la luce è talmente rara a quelle latitudini che qualsiasi artificio miri a nasconderla viene abolito. Anche perché con il freddo intenso chi vuoi che si metta a spiare dalle finestre… meglio starsene al calduccio!
Ma qui le condizioni climatiche non sono certo le stesse. È come se questa famiglia volesse mostrare a chiunque l’arredamento curato, il soprammobile ricercato, il programma in onda alla TV, la tavola apparecchiata. E perfino cosa c’è nel piatto, volendo. Una sorta di condivisione un po’ esibizionista. Che stranamente ottiene l’effetto contrario.
Ci si imbarazza di tanta ostentazione. Non è che il vicinato sia così smanioso di vedere il capofamiglia girare in casa in pigiama o peggio in mutande… perché accade anche questo, purtroppo. E di certo nemmeno di far parte da fuori della vita sociale di quella famiglia, piuttosto intensa peraltro fra pranzi, cene e barbecue nel giardino. Anzi, dato che l’estate è finita, sospiro di sollievo di tutti, che almeno le fumate carbonifere e gli schiamazzi serali saranno archiviati per un po’ di mesi.
L’ostentazione crea disagio. Ciò che appena si intravede, il mistero del non esibito, invece intriga.
Nel buio della notte, alla fredda luce dei lampioni ad accumulo solare che si accendono all’imbrunire, lì nei palazzi, nelle case, nei condomini si aprono tanti occhi splendenti di vita. È bello osservare l’effetto dell’insieme. È tutto un ammiccare: un riquadro si spegne, uno si illumina, un’intermittenza di luce che se non fosse così irregolare richiamerebbe quella dell’albero di Natale.
Non conosciamo niente o quasi dei nostri vicini (a parte quelli che si mettono in mostra, appunto). Un tempo ci si salutava tutti, si passava qualche ora fuori, sulla strada, a chiacchierare. C’era forse un po’ più di curiosità pettegola, ma anche più solidarietà. Oggi ci limitiamo a sbirciare da lontano in case di perfetti sconosciuti di cui dobbiamo immaginare tutto. Se è meglio o peggio di una volta chi lo può dire?
Me ne sto avvolta in un golfino a ripararmi dal primo fresco, una tazza di tè in mano, la malinconia autunnale nel cuore. Sì, l’estate è finita.
Le luci sulla strada e quelle nelle case si accendono. Il resto è ombra.