Se la risposta è amore, la domanda qual è?
…E in mezzo a tutto questo perdersi c’è un uscio chiuso nell’anima, chissà se ti ricordi la tua chiave dov’è.
E in mezzo a tutto questo sciogliersi fa più il destino o la volontà?
Se la risposta è Amore la domanda qual è, qual è? (Luciano Ligabue)
Per qualcuno è prendersi cura. Darsi totalmente, amare senza riserve, rendere felice l’altro. Perché la sua felicità è già, essa stessa, una conferma. E allora sì, tutto quello che siamo e l’energia vitale che abbiamo dentro, riversata positivamente sulla persona amata, disinnesca la nostra irrequietudine.
Per qualcun altro, è la cura che riceve. Essere amato e accettato, accolto senza riserve. Sentirsi a casa tra quelle braccia, finalmente. Ghiacciai antichi che quella cura scioglie, prima lentamente, poi con l’imperiosa rapidità che in natura hanno tutti i fenomeni ancestrali.
Per alcuni, è la pace. La quiete assoluta per un cuore quasi sempre in tempesta. Smettere di sentirsi perennemente altrove ed essere, finalmente, tutti e interi qui e ora. Realizzare che dunque l’irrequietezza non è una condizione perenne e ineluttabile.
La quiete assoluta per un cuore quasi sempre in tempesta. Smettere di sentirsi perennemente altrove ed essere, finalmente, tutti e interi qui e ora
Per altri, è una passione furiosa. La fame del corpo e dell’anima dell’altra persona. E non bastarsi mai. Possedere ed essere posseduti totalmente, appartenenza che non conosce limiti fisici e mentali.
Ritorni alla vita. Rinascite. O nascite: sentirsi vivi davvero e scoprire che prima era un’altra cosa, che somigliava alla vita senza esserlo.
E poi quelli che non possono vivere senza l’altro. E però… neanche insieme. Mai con te e senza di te.
Quelli che… non posso perderti. Ma neppure tenerti con me davvero.
Quelli che… l’importante è sapere che ci sei. Da qualche parte, prima o poi.
Quelli che hanno un buco dentro. Che riescono per brevi attimi eterni a riempire totalmente con le emozioni. E a quelle emozioni danno il nome “Amore“. Chissà se è il nome giusto o se invece non sia solo l’alimentatore di energia emotiva di cui hanno perennemente bisogno per non spegnersi.
Quelli che stanno male con se stessi, che vagano dentro una vita che non capiscono, che si annoiano, che non sanno dove vogliono andare ma vogliono comunque partire, alla prima stazione. Come se quando non stai bene con te stesso puoi star bene con qualcun altro. E cambiano amori continuamente, come un farmaco sperimentale, se non va bene cambiamo molecola.
Quelli che amano due persone contemporaneamente, ciascuna a proprio modo, che se smettessero di amare l’una non riuscirebbero più ad amare neanche l’altra. E oscillano, e si uccidono di sensi di colpa, e vestono ora i panni del carnefice ora della vittima. Si, ma di se stessi.
Quelli che sono in perenne ricerca dell’innamoramento. Ma non hanno mai imparato ad amare.
Quelli che cercano qualcuno da amare per poter continuare a non amare se stessi. E neppure a volersi appena bene.
Quelli che cercano qualcuno che siano convinti di amare per continuare ad amare solo se stessi.
Quelli che sono in perenne ricerca dell’innamoramento. Ma non hanno mai imparato ad amare
Quelli che in passato hanno sofferto, sono stati feriti e si sentono in diritto di difendersi. E alzano muri, costruiscono fortezze, aspettando che arrivi chi li picconi e li abbatta. E si arrabbiano se questo qualcuno mentre scala il muro decide che sì, forse voleva innamorarsi, ma non fare alpinismo o cacce al tesoro. E se ne va. Perché se si è sofferto, non è mai giusto che a pagare il conto debba essere chi arriva dopo.
Quelli che, dopo mille giri, sono semplicemente stanchi. Non cercano più neppure di capire, non cercano l’amore, hanno rinunciato a muoversi, vogliono giacere sulla sabbia umida in riva al mare, in balia della corrente. Non importa se l’amore sia la risposta o la domanda, e casomai, quale domanda e quale risposta. Anche loro, però, sanno che di quell’uscio chiuso nell’anima la chiave da qualche parte sarà…
(Foto di Erika Sichera)