Denis e l’anima formato A4
Credo si sia trattato di quello che chiamano anima o semplicemente di un formato A4.
Denis l’ho incontrato in tutto tre volte, giusto un anno fa.
Due volte a casa sua e una in ospedale.
Ma ho fatto in tempo, prima di salutarlo per l’ultima volta, a dargli un bacio e a poggiare tra le sue mani sul lenzuolo sopra il suo petto, piegato alla buona, il foglio formato A4 dove avevo scritto le righe che seguono. Mi ha regalato uno sguardo di intesa e ho capito che le avrebbe lette con attenzione. Credevo di averle scritte per i suoi compagni di scuola ma, senza alcun dubbio, erano venute soprattutto per lui.
Quando ho saputo, qualche giorno dopo, ho intensamente sperato che le abbia portate con sè, strette tra le sue mani, nel suo ultimo viaggio.
Formato A4
(ovvero 4 vie di fuga per l’Anima)
Che cosa è l’anima? Da dove deriva?
Porre questa duplice domanda sull’anima a una ciurma di adolescenti alla riscossa è un’operazione rischiosa. Per una serie di mille ragioni. Non ultima quella che denominerei “la conversione a U della medesima”. Proprio questa ragione è quella che mi costringe ora ad espormi. Rispondere a coloro ai quali avevo domandato.
Secondo motivo per cui fare certe domande è rischioso è che certe domande puzzano. Si tratta dell’odore cattivo delle cose vecchie, che si tirano fuori dai cassetti solo per errore e poi (bene che vada per loro) si rificcano dentro il prima possibile.
Questo è il giusto destino delle cose inutili: essere dimenticate in un cassetto. Questa domanda doppia non può sperare in un destino migliore.
Tale questione, del resto, sconta l’aggravante che al suo olezzo maleodorante si può tranquillamente aggiungere anche il sospetto di implicazioni religiose e derive filosofiche urticanti per coloro che né credono né si sentono dotati di particolari talenti filosofici.
Allora diciamo che mi trovo nell’imbarazzante situazione di dovermi sbarazzare il prima possibile di queste questioni, senza fare cattiva figura e senza annoiare troppo i masnadieri di cui sopra.
Ipotizziamo 4 possibili vie di fuga.
VIA n. 1
Il vostro professore non crede né è dotato di particolari talenti filosofici.
Si sveglia ogni mattina alle 06:50, non ha nemmeno il tempo di prepararsi una tazzina di caffè che già si trova al volante della sua gloriosa Ibiza mentre attraversa la valle per giungere, non troppo in ritardo, presso la splendida ciurma di adolescenti e fare lezione. È di fronte a loro. Parla con loro di metempsicosi e di favole simili. Sembra ascoltarli. Ma, in fondo, pensa solo al caffè che non è riuscito a prendere prima di uscire da casa e a quando arriverà il suono della campanella, che gli consentirà finalmente di sorseggiare al bar, con tutta la calma che merita, quel suo benedetto e strameritato caffè.
Brindando con la tazzina fumante, tra se e sé, alla salute dell’anima e di tutti i suoi parenti più stretti.
VIA n. 2
Il vostro professore crede ma non è dotato di particolari talenti filosofici.
Si sveglia ogni mattina alle 06:50 in compagnia dell’anima e comincia a recitare una serie di litanie per colazione, un’altra per radersi la barba e un’altra ancora per propiziare una doccia rigenerante. Alle 07:25 in punto spalanca il garage e chiede alla sua anima se gentilmente può mettersi lei al volante, mentre lui si accomoda dietro a schiacciare ancora un ultimo pisolino pre-scuola. Lei cortesemente acconsente. Così mentre quella oltrepassa il limite di velocità di 40 km all’ora, presso una delle cento rotatorie della SS 24, beccando una mega multa dalla cortese polizia municipale di Borgone, il vostro professore, ignaro di ciò che sta accadendo alla sua vita, continua a recitare in sogno le sue migliori giaculatorie.
Evviva l’anima e tutti suoi derivati.
VIA n. 3
Il vostro professore non crede ma è dotato di particolari talenti filosofici.
Si sveglia ogni mattina alle 06:50 e riflette sul da farsi. Decide che, nonostante tutto, è meglio continuare a esercitare il proprio giudizio razionale sulle cose. Si mette al volante, riflette ancora un secondo, avvia il motore e parte verso una nuova avventura intellettuale. Sa già, in fondo, che si tratterà soltanto di sintonizzare le frequenze di un fascio di particelle aggregate e di onde fluttuanti nello spazio siderale vuoto e freddo: quelle onde/corpuscoli che compongono la sua materia e quella di tutto ciò che lo circonda. Comprese le belle facce dei simpatici 20 di quarta E.
Riuscire a sintonizzare delle nuvole di elettroni può essere sufficiente a fare in modo che la lezione sull’anima suoni non troppo stonata pronunciata dalla bocca di uno come lui, che (beninteso) parlerebbe di tutto tranne che dell’anima, se magari si potesse insegnare al liceo soltanto filosofia della scienza, filosofia del linguaggio o, al limite, filosofia della mente.
VIA n. 4
Il vostro professore crede ed è dotato di superpoteri filosofici.
Anima.
Quello che rimane.
Farsi presenti alla sua presenza.
Allargare le braccia, disteso sul mondo, e abbracciarlo.
Sentire compassione.
Commuoversi.
Guardare gli occhi di mia figlia e chiedersi da dove sono venuti quegli occhi.
Sentirsi in comunione con gli uomini.
Sentirsi solo.
Poggiare le mani su una tastiera e percepire il contatto delle parole.
Differire le risposte impossibili quando possibile, il più possibile.
Infine, rispondere a domande impossibili con una buona presenza di spirito.
Amare se stessi e il mondo.
Giocare.
Ricordare.
Chiedersi, ogni tanto, perché la vita rimane bella. Ogni tanto o forse spesso, fare finta di nulla.
Ringraziare il cielo.
Accogliere il cielo.
Respirare.
Consegnare al mondo un segno del proprio passaggio.
Raccogliere i segni degli altri.
Custodire gelosamente i più cari.
Mandare saluti.
Baciare.
Non avere paura.
Combattere.
Abbandonarsi, se occorre, a una risata.
Seguire le tracce della bellezza, presenti su un foglio bianco.