Oblio
Stesi sull’erba, una collina in lontananza, un cielo azzurro e riuscire a perdersi, fuori dallo spazio o dal tempo. Dimenticare ed essere dimenticati da ogni sovrastruttura. Dieci minuti, due ore o un giorno intero; un libro, un bicchiere di vino, una canzone nella testa da cantare al vento; oppure solo respirare aria a narici spalancate, in solitudine o con una buona compagnia. Ritrovare in quell’appagato bisogno di oblio la leggerezza perduta. Ristabilire il contatto col nostro essere più profondo, troppo spesso zittito o soffocato da tutti questi rumori di sottofondo, inutili, molesti. Il tempo dentro scatole più o meno piccole, più o meno soffocanti, richiede fughe: automobili, stanze, uffici, gabbie invisibili dove i nostri occhi non possono perdersi nell’infinito di un cielo sconfinato. Segnare in agenda, prego: prima possibile, abbandonarsi all’oblio