Incursioni di Domenico Pellegrino
Palermo, quartiere Kalsa, vicino al mare. Ma bisogna dire che, a Palermo, tutto è vicino al mare o al mare offre almeno un profilo.
Palazzo Forcella De Seta, stile neogotico della metà del XIX secolo, è riaperto da tempo grazie all’acquisizione della proprietà dall’Ance, Associazione nazionale costruttori edili ed affini di Palermo e provincia.
A Palermo, Domenico Pellegrino, artista siciliano classe 74, figlio di pittore e innamorato di pittura e scenografia, realizza la sua arte più travolgente con la scultura.
Quando Domenico ha visitato Palazzo De Seta ne ha sentito subito l’energia positiva e ne ha proiettato le grandi potenzialità.
Si tratta di un luogo per metà abitato e per metà in attesa degli auspicati lavori di restauro, per cui, al momento, ricchissime decorazioni intatte si alternano a muri e pavimenti che mostrano, non senza un velo di ossimorico rassegnato orgoglio, le loro rughe ed il peso degli anni di trascuratezza.
Proprio come la Kalsa. Proprio come Palermo. Proprio come la Sicilia.
L’arte di Domenico riporta coerenza, scuotendo la rassegnazione e rinforzando l’orgoglio: è una sferzata di colore, vivace, decisa ed energizzante.
‘Incursioni’ è la tangibile ed appariscente voglia di manifestare un’incontenibile forza di reazione alle energie negative.
È il trionfo della contaminazione culturale. I colori e decori siciliani dei carretti tradizionali approdano caparbiamente alle forme simbolo dell’immaginario positivo classico e moderno.
Protagonisti sono gli eroi: di fantasia americani, mitici greci, idealizzati eterni, epici siciliani, quotidiani, veri e presenti, io, tu.
Tutti questi paladini popolari si vestono di abiti esclusivi, ritagliati dalla pelle dell’uno e dell’altro, facendo confluire tutti i possibili stimoli positivi, in un’unica lotta per la vitalità, contro la soffocante e tenebrosa morsa delle mafie, infiltrate, sgradite e perseguitate presenze.
Percorro silenziosamente e con curiosità gli spazi di esposizione.
Gli eroi mi esaltano, sono in pose dinamiche, come pronti a scattare, o già slanciati in lotta, con ogni muscolo disponibile.
Altra grande protagonista è la luce. Le installazioni luminose mi confortano, per il loro calore familiare.
Sono forgiate secondo il profilo della nostra terra e delle sue tradizioni popolari, quelle che celebrano una festa, che attestano il bisogno di un credo e di una speranza semplice e umilmente vera, segnalando chiaramente una via in cui si può camminare a testa alta.
Chiedo a Domenico di condurmi nel punto della mostra al quale è più legato, e vengo guidata fuori dal palazzo, verso la terrazza vista mare – Water front – dove, nel punto più alto e centrale, c’è la Sicilia illuminata: un riferimento per coloro che affrontano la migrazione con la vivida speranza del viaggio. La Sicilia è la loro meta.
La luce è ‘l’ultima cosa che vede, anche chi non ce la fa’. Una Sicilia illuminata diventa un faro di orientamento sempre visibile, ad offrire una traccia per uscire dal buio più nero, contro il disperato e mortale incubo delle guerre in terre vicinissime, ad una sola traversata di mare.
Il risultato è un inno all’accoglienza, la capacità di offrire coerente bellezza dalla fusione di mondi lontanissimi, diversi solo all’apparenza ma con le stesse necessità, quelle di una vita positiva e serena.
Come a dire: ‘Siamo qui, non siamo pronti ad accogliervi ma lo facciamo con dignità’.
Domenico mi racconta che proprio quell’opera è stata casualmente lavorata dalle mani di un migrante africano, quindi partecipata dalle due rive di mare, proprio come doveva e voleva essere.
La luminaria ‘Sicilia’ è stata immersa nelle acque di Lampedusa, proprio dove sono state accolte folle di disperati e dove si spera di accogliere folle di gente che voglia vedere, capire, fare.
A breve verrà attivata un’iniziativa di crowdfunding che consentirà all’opera di girare per diversi musei nel mondo per giungere infine nelle acque nordafricane.
C’è un’altra importante luminaria, ‘Welcome‘, istallata simbolicamente alla Scala dei Turchi. Tra Holliwood e l’africa, il senso resta sempre quello, accogliere a braccia aperte ‘i Turchi’ come qui in Sicilia usiamo spesso appellare tutte le persone dalla pelle scura.
Faccio qualche foto, anche rivolta al mare: proprio adesso al Foro Italico, adiacente ad un caotico e trafficato viale, un gruppo di ragazzi sta giocando a calcio. Sono bianchi e neri, di lì e di qui, corrono tutti verso la palla, mentre sullo sfondo incorniciato dalle palme, naviga una lussuosa barchetta a vela ed un enorme mercatile.
Vado via con un senso di compiutezza, ed una nuova voglia, e speranza, di poter fare qualcosa di utile.
Incursioni è visitabile tutti i fine settimana di ottobre.
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Foto da web.