Franz Ferdinand – Stand on the horizon
L’altro giorno me ne stavo ad un matrimonio e già alla seconda portata mischiavo il vino bianco con il rosso. E poi, giusto per spezzare, non disdegnavo nemmeno un amaro al bar del ristorante. Di nascosto, s’intende.
Poi mi sono detto: datti una calmata, sono le quattro e stai bevendo come un drago della Cappadocia e sebbene in quanto a bicchieri la tua è una razza superiore ricordati che non hai più vent’anni, cazzo, guarda i tuoi coetanei. E io li ho guardati i miei coetanei ma la razza sempre quella era e facevano davvero pietà e chi aveva moglie la stava facendo vergognare e chi aveva prole la stava smerdando facendo il ninja con la cravatta in fronte.
Allora sono uscito a prendere una boccata d’aria e a guardare l’orizzonte. Quando sei in culo ai monti l’orizzonte è una cosa strana. Davanti ai miei occhi svettavano imponenti montagne tempestate di rigogliosa vegetazione. In linea d’aria non ci saranno state che poche decine di metri tra me e il muro verde e probabilmente gli scoiattoli di quel versante potevano udire distintamente la musica, le grida, le bestemmie del nostro ristorante.
Ben sapevo che altro non erano che un paio di monticelli senza nome di cui non troverete traccia nemmeno nelle mappe catastali, eppure in quel momento mi parevano dei Moloch invalicabili.
Mi piace salire in cima alle montagne. Ho messo i piedi sopra a vette ben più toste di quelle. Eppure mentre me ne stavo lì appoggiato alla ringhiera e la brace era oramai al filtro e dentro al ristorante si gridava e il sole aveva abbandonato tutto e tutti e delle montagne non rimaneva che una sagoma nera, allora ho pensato che non avrei mai potuto guadagnare quelle cime e guardare oltre.
E forse è stato anche triste o almeno così pare, ma al momento me ne sono fatto una ragione. Gli orizzonti sono confini personali. Talvolta invalicabili. E poi dietro quei cazzo di monti sapevo benissimo cosa c’era.
La Liguria.
Che amo.