Porta-ti fuori nel mondo
Chiusa fuori casa. Ma la casa è la tua.
Strana faccenda davvero.
Impieghi degli anni a costruire, mattone dopo mattone, chiodo dopo chiodo, il tuo rifugio, in cui ogni cosa è esattamente al posto in cui la volevi, secondo una visione perfetta, equilibrata sintesi di sogno e progetto.
E c’è una porta in questa casa, che serve per separare il mondo esterno da quello privato, riservato, nido accogliente e protettivo.
E ci stai attenta, che questa porta sia resistente, efficace, che nessuno possa entrarvi a violare l’appartenenza ad un luogo che senti intimamente tuo.
Finché un giorno non puoi più entrarci proprio tu.
È paradossale, l’unico caso non previsto.
Ma la vita è così, follemente incoerente ed imprevedibile. E la marea se ne frega se tu non sai nuotare.
Quindi un bel giorno accade che la porta: resta irrimediabilmente chiusa.
Hai dimenticato le chiavi? Succede.
Hai dimenticato l’intimità del tuo rifugio? Si, succede anche questo.
Hai dimenticato di alimentare il focolare? Oh mamma, che brutta cosa! …eppure succede.
E a questo punto, se anche la aprissi con una tesserina magica o se la sfondassero dei vichinghi in corsa… beh… resteresti fuori lo stesso.
Puff… appartenenza svaporata, intimità disciolta. A ben guardare non sai più neanche dove sei.
Ma la buona notizia è che fuori è un bel posto!
Lo avevi dimenticato? Succede.
C’è il sole ed un intenso buon profumo di cornetti caldi e caffè. Ci sono tetti da guardare e nuvole che fanno le forme. Ci sono sguardi che vale la pena di incrociare e mani da stringere.
Fuori da casa sei dentro il mondo.
Certo, prima o poi ad un porto devi pur tornare, che evochi caos o pace, appartenenze rassicuranti o nauseanti abitudini, disordini o visioni, odori o disgusti, cause o effetti personali.
Casa è luogo d’arrivo o luogo di partenza.
Alcune case sono rifugio, altre alberghi. A volte sono solo stazioni di snodo.
Occhio alle coincidenze…
(Foto di Fabio Cavasenna)