In questa storia non c’è niente di vero…
Non so se qualcuno di voi si ricorda di aver visto in casa da bambino un affare di questo tipo. E’ un vero magnetofono a nastro di tipo Geloso. Mia madre ne custodiva uno gelosamente, è il caso di dire – sì vabbè, è cacofonico ma qui proprio ci vuole – mia madre custodiva gelosamente questo Geloso nello sporto centrale del grande armadio della camera matrimoniale. Noi, tre fratelli nati a ruota con una differenza massima tra il primo e l’ultimo di tre anni, lo avevamo comunque trovato.
Stava sotto ai molti scialli eleganti che mia madre preferiva gettare intorno al collo quando usciva nelle mattine d’inverno per andare a scuola
Così quei bei colli erano efficaci per coprire il Geloso nella speranza che noi tre figlioletti non lo trovassimo
Ma per quanta saggezza in riguardo al mondo borghese avessero accumulato le zie, e per quanta eleganza innata mia madre possedesse sin da piccola, lei non aveva nessun interesse ad essere riconosciuta come una signora di buona famiglia. E molto poco anche per i colli di pelliccia a cui preferiva i suoi variopinti scialli di pura lana. Così quei bei colli erano efficaci per coprire il Geloso nella speranza che noi tre figlioletti – allora frequentavamo le elementari, le stesse dove insegnava la mamma ma nessuno in classe sua, ci mancherebbe, la mamma non desiderava averci in classe sua – non lo trovassimo. Speranza come sappiamo oggi assai vana. Perchè noi lo avevamo trovato eccome.
Di recente, mia madre ha fatto riversare su cd il contenuto dei nastri magnetici del Geloso, che da tempo non funzionava più.
Da quei metri e metri di nastro magnetico escono – un po’ deformate dal tempo e dalle tecniche usate – voci che provengono dal passato, dalla memoria, quasi dalla storia oramai.
Oggi la tecnica lo permette, è una cosa davvero fantastica. Da quei metri e metri di nastro magnetico escono – un pò deformate dal tempo e dalle tecniche usate – voci che provengono dal passato, dalla memoria, quasi dalla storia oramai. E dai nastri di mia madre, che andava credo cercando altro, qualcosa è uscito.
E siamo proprio noi. Tre fratellini che giocano alla fine degli anni ’60. Si intervistano tra loro, raccontano fiabe, declamano poesie. Giocano ad un antenato più simpatico del karaoke, cantano i Cugini di Campagna ( inframezzati da somme di frazioni ) e musicano la Pioggerellina di Marzo. Citano i loro amici di giochi e si confessano preferenze e simpatie. Ripetono ricerche scolastiche sui pesci. Raccontano con proprietà di linguaggio e fantasia, con qualche digressione simpatica dal quotidiano.
Così, in una sera di fine estate ti trovi a sentire una voce, una voce argentina come la pioggerellina di marzo e morbida come le guance che avevi da bambina. E ti dicono che quella voce era la tua. Oltre a cantare i Cugini di campagna mentre studiavi le frazioni declamavi di gran poesie.
Ti ascolti stupita con il desiderio di riconoscerti, di sapere che sei proprio tu, ma no, quella voce non la sai. Non l’hai più dentro, c’è passato troppo tempo in mezzo. Potrebbe essere chiunque. Poi, verso la fine del nastro la voce sembra mutata, chissà forse sei appena più grandicella, e dopo una lunga pausa di silenzio eccola che torna con un tono un po’ enfatico e misterioso in scena. O meglio, si incide sul nastro del Geloso ma sembra provenire da uno di quei dischi cantastorie e dice:
” In questa storia non c’è niente di vero, non c’è niente di vero, non c’è niente di vero. In questa storia non c’è niente di vero, il vero è solo che volevo farvi uno scherzo e questo è il vero, e questo è il vero.”
E la storia? Adesso scusami ma la vorrei sapere. Invece ascolto tutto il cd, ci sono un paio di voci ancora: sono i miei fratellini che giocano al telegiornale. E dov’è lo scherzo? A dieci anni già declamavi storie, vivevi di fantasie o meglio di finzioni. Mi fa piacere, ho raccolto la tua eredità bambina. Sono ancora qui. Sono passate le frazioni e anche i Cugini di campagna grazie al cielo, ma le storie restano.
Però non potevi essere già così subdola da buttar lì il sasso dell’inganno e fuggire. E’ colpa tua o del Geloso? Mi lasci così sospesa, tu, bambina che ero io. Felice di sapere che alle narrazioni si nasce a quanto pare, ma desiderosa di conoscere questa storia non vera il cui incipit hai declamato mentre ti registravi sul nastro magnetico con piglio di consumata teatrante.
Invece niente. Il tempo se l’è portata via. Chissà che scherzo ci avevi combinato. Quale beffarda invenzione. Comunque sia, è tempo di riprendere a occuparsi di storie magari qui. Vi aspetto d’ora in poi ogni due settimane e se non ritroverò qualche storia vecchia e non vera di me bambina, incontrerò sicuramente molte persone e molte storie da raccontare per la rubrica Ziggy non resta mai solo!
P.S. Vi anticipo che alla prossima uscita parleremo del libro bilingue italo-tedesco Il Sapore della Vita, dell’autrice Valeria Vairo; un viaggio nella vita sdoppiata di chi vive a cavallo tra due culture che l’autrice condisce di emozione, sapore e ironia. Perfetto per fare un salto qui da noi!
A presto allora.