Geometria spaziale di fine stagione
La geometria spaziale è una fregatura.
Ci sono questi due amanti, siamo a fine stagione.
Sono distesi su due sdraio sistemate sopra una piattaforma in legno. È la fila di sdraio più vicina alla ringhiera che li separa dagli scogli e il mare. Sono distesi allo stesso modo: i gomiti appoggiati vicini ai fianchi e la testa alzata guardando l’orizzonte. I loro volumi sono perfettamente adagiati e simmetrici, agli occhi di un ignaro osservatore potrebbero sembrare una geometria ben collaudata.
Non lo sanno ma qualcuno sta scattando loro una fotografia di spalle.
Sarà l’ultima fotografia insieme.
Non lo sanno ma qualcuno sta scattando loro una fotografia di spalle.
Sarà l’ultima fotografia insieme.
Lo spazio che divide le sdraio è minimo. A occhio nudo si vede il bagaglio di intimità enorme e ingombrante tra di loro, è impressionante che riesca a starci tutto in quei pochi centimetri di distanza. Dietro c’è una storia scritta nell’urgente vicinanza dei loro corpi, dentro a un enorme quadrato vuoto pieno di ombrelloni chiusi. Sono due sopravvissuti di quella distesa triste del dopoguerra estivo.
Il fotografo non inquadra i volti. Loro stanno guardano all’infinito, sono seri e solenni. Sono inquieti e contratti. L’inconsapevolezza gli concede il vantaggio di stare tranquillamente assorti nei loro pensieri.
È fine estate. Sono i primi di settembre e l’aria è carica di elettricità. Il mare appare calmissimo eppure in sottofondo sembra che qualcosa stia per esplodere.
È così anche tra loro due: le urla, i rimpianti, le colpe e le offese non sono ancora arrivati. Non lo sanno, ma arriveranno. Intanto si godono il rumore delle onde, le nuvole in lontananza, la fine del calore. Hanno messo da parte tanto sole durante l’estate. Ora è tempo di prepararsi ad una nuova stagione.
Hanno messo da parte tanto sole durante l’estate. Ora è tempo di prepararsi ad una nuova stagione.
Quando tutto nell’universo confluisce per inviarti un messaggio, lo fa senza tanti complimenti: ti mette di fronte lo stesso panorama che ti ha ispirato amore, felicità, colori, risate, complicità e lo trasforma.
È la fotografia di un altro momento, in cui sembrava che non sareste stati mai più così completi. Vi siede sugli stessi posti e modifica soltanto lo scenario. Siete i personaggi di un fumetto che rimane fermo mentre tutto attorno cambia, e lo decide una mano che va passando i fogli a tutta velocità.
Ecco quindi a te il mare verde oscuro e torbido, dove prima c’erano acque cristalline e azzurre. La brezza ormai un poco fredda e umida a smorzare il bel sole di ieri. Le nuvole grigie che prima non c’erano. Il silenzio dopo le risate e il canto.
Verso dove stanno guardando questi amanti?
La linea dell’orizzonte è la stessa, ma un tempo loro la chiamavano prospettiva.
È una questione geometrica. In questa bella rappresentazione c’entrava tutto quello che riuscivano a sognare insieme: un divano, un viaggio, le aspettative, i programmi. Andava a confluire tutto sullo stesso punto di fuga. Poi la linea era diventata man mano sempre più piatta, fino a questi giorni di settembre: ormai questi amanti stanno guardando ognuno un punto diverso.
L’effetto tridimensionale della loro vita insieme è scomparso e se uno dei due deciderà di inseguire l’altro, finirà per viaggiare in tondo, a spirale.
La geometria spaziale è una fregatura.
Il mare no, è pieno di pesci.
A questi due amanti vorrei dire che le fotografie sono le immagini di un’istante, fissate e rese permanenti dalla luce. Sono, appunto, un attimo.
Dirò anche che i volumi inconsapevoli sapranno liberarsi dalla geometria spaziale di fine stagione e sceglieranno il miglior modo e la luminosità adatta, per rimodellarsi.
Vi dirò infine che ogni tanto una tempesta può diradarsi senza scaricare tutta la sua potenza e se non dovesse capitare, il sole torna comunque dopo un po’.