Ok, la ruota è giusta!
Da piccola avevo un desiderio: toccare la ruota di “Ok, il prezzo è giusto!”.
Ogni sera Iva Zanicchi faceva girare ad un fortunato quella ruota, la mia ruota. Non era tanto il girare della ruota ad attrarmi, quanto il colore e soprattutto la consistenza.
Si, perché per me quella ruota aveva una consistenza e ce l’ha tutt’ora a dire il vero.
Quella ruota per me era gommosa, corposa, colorata, una caramella gigante da toccare, in cui affondare le dita senza per questo deformarla in maniera permanente.
Pensavo che avrei potuto giocarci per ora con quei colori, anche senza il “cen – to cen – to cen – to” di sottofondo.
Sola io e la mia ruota.
Iva Zanicchi era l’ultima maestra della giornata, quella che invece di dare i compiti chiudeva i quaderni e il sussidiario, il nume tutelare che mi trasportava verso la cena, lontana anni luce dalla sua svolta politica sotto l’ala berlusconiana per era solo una signora tutta capelli rossi cotonati e tailleur anni ’80, rassicurante come nonna, come una zia che ti prepara la lasagna, questo era nella mia innocenza di bambina.
Iva Zanicchi era l’ultima maestra della giornata, quella che invece di dare i compiti chiudeva i quaderni
Partecipare a quell’appuntamento quotidiano, mentre mia nonna iniziava a preparare la cena e mia mamma era prossima a tornare a casa, mi divertiva, mi divertiva soprattutto che nonna parlasse con la tv.
Lo faceva con i concorrenti di “Ok il prezzo giusto!” colpevoli di non riuscire ad avvicinarsi neanche lontanamente al prezzo corretto, parlava con Grecia Colmenares in Topazio o in Manuela o in qualsiasi altra telenovela in cui una ragazzetta non si decideva a tirare uno schiaffo o a dirne quattro alla stronza di turno, si complimentava con Paolo Limiti quando mandava in onda qualche vecchia canzone o tirava in ballo qualche vecchio cantante o meglio ancora quando qualche cantante intonava una canzone napoletana che lei inizia a canticchiare sotto voce. Ma con Flora Dora non ci ha mai parlato.
Quelle facce fanno parte della mia infanzia, mi ricordano i compiti in cucina, il lento scorrere del tempo, la merenda con le merendine all’olio di palma, l’ovetto Kinder quando tornava mamma e la mia alimentazione sanissima fatta di grassi, zuccheri e carboidrati in parti uguali.
Quella ruota per me era gommosa, corposa, colorata, una caramella gigante da toccare, in cui affondare le dita
Pensare a quella televisione a tratti oscena, sicuramente non educativa, lontanissima da qualsiasi idea di servizio pubblico e molto vicina agli interessi di tanti privati mi fa sorridere di nostalgia.
Lo so era uno stupido programma, tv spazzatura, son passati anni, sembra una vita, un secolo fa, eppure ancora mi chiedo di che materiale fosse quella ruota colorata, forse aveva solo la consistenza della spensieratezza.