Salvatore Grigoli un Don Chisciotte nel mondo dei baritoni
Spente le ultime luci sul palcoscenico del Festival della Valle d’Itria a Martina Franca, uno dei più interessanti festival lirici estivi, se si escludono quelli storici di Verona e Macerata e stendendo un velo di rispettoso silenzio sulle sorti di Torre del Lago, restano nell’aria le note del Don Chisciotte di Giovanni Paisiello liberamente tratto dal celebre romanzo di Miguel de Cervantes.
Celebrare con Don Chisciotte il doppio anniversario della morte dello scrittore e quella del compositore è stata un’idea riuscita sia al punto di vista scenico che vocale.
Il regista Davide Garattini spiega la scelta del titolo attraverso una lettura che è un punto di incontro tra la lettura filologica del romanzo e l’analisi della realtà contemporanea:
Questa è la vera grande impresa, superare i cliché e far emergere l’essenza. Purtroppo però, a volte pigramente, ci si è adagiati sugli stereotipi di facile comprensione, soffermandosi su somiglianze fisiche piuttosto che approfondire la vera natura di Don Chisciotte.
Accanto al protagonista tutto intento a vivere una vita onirica troviamo un Sancho Panza pragmatico il cui unico problema è soddisfare una fame atavica come quella che le più celebri “maschere” del teatro e del cinema hanno rappresentato, basti ricordare Charlot.
Anche in questo caso la lettura di Davide Garattini ci riconsegna la leggendaria fame di Sancho e ci riconduce subito alla cruda realtà fatta di millantatori che ci tengono in pugno perché abbiamo fame, perché siamo ignoranti e perché faremmo di tutto per qualsiasi “castello”. Giochiamo alle macchinette e grattiamo biglietti nella speranza di vincere “un’isola” che non esiste… tutti noi seguiamo un pazzo dall’armatura ammaccata ma non possiamo farci nulla: a noi sembra molto lucente perché lo stomaco ce la fa vedere così! Felice intuizione hanno avuto gli organizzatori di Martina Franca nella scelta dell’opera e della regia che ha affidato il ruolo di Sancho Panza al baritono Salvatore Grigoli .
“Ottimo il Sancho Panza del baritono brillante palermitano Salvatore Grigoli, dotato di un bel fraseggio, è stato perfetto nel personaggio dello scudiero-badante che si trova sempre sull’orlo di una crisi di nervi.” Scrive la critica del suo personaggio cantato e interpretato con passione e serietà quasi ad ammutolire coloro che si avvicinano alla sua arte con superficialità.
Comincio una allegra chiacchierata con Salvatore Grigoli già pronto per debuttare con un altro personaggio a Spoleto e con una tessitura altamente difficoltosa perché acuta per le corde di baritono.
Conoscere Salvatore significa essere coinvolta in un vortice di simpatia e vitalità. Gli ho visto muovere i primi passi o meglio ho sentito i suoi primi “vagiti” baritonali quando da ragazzo frequentava il Conservatorio. Ho seguito i suoi primi debutti dai ruoli più piccoli a quelli che lo stanno consacrando come il baritono brillante più richiesto della sua generazione. Allegro e scanzonato rischi di non prenderlo mai sul serio. Ride, ride di tutto con la semplicità dei grandi di spirito. Forse è proprio il suo carattere aperto che durante la sua carriera lo ha spinto ad interpretare sovente ruoli brillanti, forse.
Perché io credo che nel mondo del teatro lirico non ci siano piccoli ruoli o solo ruoli “da repertorio”, ma che ognuno può esprimere attraverso il canto l’essenza della propria personalità donando al pubblico il piacere dell’ascolto.
La scorsa primavera non ha esitato a vestire i panni dell’orco al teatro Massimo in le streghe di Venezia travestito da donna camminando anche in platea su tacchi che farebbero vacillare anche una vera femmina.
Cominciamo la nostra conversazione, lo inseguo durante le recite a Spoleto dove sta per interpretare Orfeo Vedovo di Savinio; l’ennesimo debutto in un’opera contemporanea. Inizia con raccontarmi il suo incontro con la musica:
“la musica mi appassiona fin da bambino; comincio lo studio del pianoforte all’età di sette anni … mentre con il canto … credo da sempre! Mia mamma mi raccontava che a tre anni cantavo dietro le canzoni che passavano alla radio. Poi frequentando la parrocchia vicino casa, sono entrato nel coro. Ho sempre cantato, credo sia un cosa che sia nata con me.”
Il suo racconto continua con il grande entusiasmo di chi ama il proprio lavoro e così mi spiega il suo approccio allo studio di un personaggio o al debutto delle tante opere inusuali che interpreta:
“Ovviamente prima leggo il libretto dell’opera e subito dopo inizia il vero studio, ovvero cercare di capire il personaggio, farlo proprio in qualche modo, cerco di portare una parte di Salvatore Grigoli in ogni personaggio rendendo quel personaggio unico… O magari ispirandomi a qualche attore… Ma senza copiare mai, cerco sempre di creare qualcosa di nuovo.”
Continua poi raccontamdomi della produzione dei Don Chisciotte di Paisiello a Martina Franca
“Interpretavo il ruolo di Sancio Panza; ruolo molto bello, con diverse arie e diversi interventi, diciamo che ero Protagonista dell’opera insieme a Don Chisciotte… Un ruolo molto impegnativo ma nello stesso molto divertente e dinamico. Mah… mi sentivo molto vicino al ruolo di Sancio, in primis per il suo legame con il cibo, io non scambio sassi per polli ma quasi” fa una pausa e ride di cuore con quella sua risata aperta e contagiosa “e secondo perché Sancio è un burlone. Sa che Don Chischotte è completamente pazzo, che scambia mulini a vento per giganti o delle sedie per Ippogrifo, ma è molto affezionato a don Chisciotte, ha un legame di amicizia talmente forte che alla fine decide di seguirlo. “Mio Sancio seguimi… con il corpo e l’anima“ canta il protagonista, e questo è molto vicino alla sua natura infatti una delle cose a cui tengo molto è il legame affettivo con gli amici.”
Aggiunge inoltre proprio a rinforzare il suo concetto di amicizia e di canto:
“La cosa bella di questa produzione è stato un bellissimo affiatamento del cast e lavorare con Davide Garattini che è riuscito a dare un lettura bellissima dell’opera riuscendo a spostare il tutto nell’attualità e precisamente in un centro per persone con problemi mentali dove tutti erano sempre al telefonino… e l’unico personaggio legato al romanzo era Don Chisciotte per dare il senso dell’eterno ai sogni.”
Sta qui la vera essenza di Salvatore: la professionalità e la simpatia.
È un guitto, ma la sua voce di baritono e il continuo studio serio trasformano i suoi scherzi, ed è così che ti ritrovi a conversare con un artista.
Gli artisti sono anche questo.