Luciana e la Rivoluzione
Luciana ama cantare, solo in estate quando con tutta la famiglia dal paese sale verso la piana per aiutare il nonno a governare la masseria.
Mucche, capre, caproni, un maiale, pecore, galline e Adriano, cane pastore di giochi e di guardia.
Due mesi di agguati vivaci con Antonio, il fratello più piccolo che suona l’armonica e studia il blues.
Passeggiate, rincorse e risate.
Il fiume è vicino, giù di corsa veloce per la scarpata si ritrova la pozza blu, acqua fredda e sole bollente, a Luciana piace nuotare e cantare Guccini.
acqua fredda e sole bollente, a Luciana piace nuotare e cantare Guccini.
Capelli neri da punk, imbanditi da un filo viola che scende fin quasi al fondo di schiena, quindici anni e la vita davanti, ma del cantautore conosce a memoria tutte le canzoni.
Occhi neri che scrutano il fruscio dell’erba, nell’attesa che il nonno le dica: vai, è ora!
Spetta a lei chiamare le mucche e portarle in collina e lì aspettare il tramonto per poi ricondurle dentro il recinto. La piccola mandria la segue e sembra cantare con lei:
“Ma s’io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni;
va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il “crucifige” e così sia,
chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato… “
Ed è felice e sono felici le mucche.
La piccola mandria la segue e sembra cantare con lei
Cucina, munge le pecore, dipinge le panche e canta Guccini.
La sera è il nonno che prende la sua chitarra, nero legno tra forme di formaggio, arpeggia un accordo in Re, si guarda intorno alla ricerca della nipote e lancia l’attacco della prima strofa de La Locomotiva.
Inizia lui e a seguire Luciana, si alternano tra loro le strofe. Fuori, il padre e il fratello, mentre spengono fuochi e chiudono cancelli, ripetono all’unisono i versi che il nonno ha insegnato loro da piccoli, si guardano e sorridono.
Non so che viso avesse, neppure come si chiamava, con che voce parlasse, con quale voce poi cantava, quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli, ma nella fantasia ho l’immagine sua: gli eroi son tutti giovani e belli… (nonno)
Conosco invece l’epoca dei fatti, qual era il suo mestiere: i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere, i tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti sembrava il treno anch’esso un mito di progresso lanciato sopra i continenti… (Luciana)
E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano che l’uomo dominava con il pensiero e con la mano: ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite, sembrava avesse dentro un potere tremendo, la stessa forza della dinamite… (nonno)
Ma un’altra grande forza spiegava allora le sue ali, parole che dicevano “gli uomini son tutti uguali” e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via la bomba proletaria e illuminava l’aria la fiaccola dell’anarchia, la fiaccola dell’anarchia, la fiaccola dell’anarchia… (Luciana, nonno).
Antonio prende l’armonica, avvicinandosi al nonno, inizia a suonare con lui, mentre il padre, accesa l’ultima Camel, sussurra: la fiaccola dell’anarchia… ringraziando il tappeto di stelle che illumina il campo di rosso.
Luciana, da grande vuole diventare chef.