Fuori
Fuori. Questa storia non l’ho scritta io. Non ne sarei capace e tanto meno mi interesserebbe farlo. Dicono, che io le parole le scrivo nella mente, e poi le tiro fuori a caso.
Il percorso che devono seguire è tortuoso. Immaginate il cibo ingoiato, condotto attraverso un budello strettissimo e oscuro, in un percorso all’inverso che le riporta fino alla mia bocca. Questa io la tengo ben chiusa, non le lascio andare.
Sono nato bello e vigoroso, come il 70% della popolazione in questo paese, in un altro paese, di quelli come me ne nasce uno ogni 174. Se fossi nato cinquant’anni fa, in questo paese, avrebbero detto di me che ero uno stronzo un solitario, uno fuori di testa.
Se fossi nato cinquant’anni fa, in questo paese, avrebbero detto di me che ero uno stronzo un solitario, uno fuori di testa.
Fuori. La parola meno adatta per descrivermi.
Una pubblicità progresso, del mio paese (che mi farebbe incazzare sul serio se io mi incazzassi sul serio per qualcosa), descrive il mio mondo come una bolla trasparente.
Dall’esterno gli altri ci guardano come se fossimo animaletti in gabbia. Mi vedete? Mi sentite? Io di voi me ne fotto. Che poi non è nemmeno esatto dire così. Voi presumete di sapere, ma voi non sapete un cazzo. Sboccato? Come mio padre da quando gli hanno detto di avere un figlio autistico.
Non ne sono certo, ma credo abbia cominciato a dire le parolacce alla rivelazione che io non ero come gli altri. Le dice però con garbo, noi siamo una famiglia benestante alla page.
Questa è in fondo una storia che però non importa se sei ricco o povero. E gli altri? Gli altri fuori. Non ci rompete la minchia al bambino! Altra espressione del babbo, se potessi mi farei una risata, ma io me la faccio, cosa credete? Dentro…
Voi restate fuori e io dentro. Fine pena mai, ergastolano della mia mente.
Voi restate fuori e io dentro. Fine pena mai, ergastolano della mia mente. La mia famiglia benestante mi ha portato dappertutto: ospedali, cliniche, luminari, illuminati, santoni no, mia madre non è caduta nella trappola, ma lo ha pensato, ne sono certo.
Mia sorella mi guarda ma non si avvicina, lei sta fuori ma anche un po’ dentro, tra qualche anno lei sarà fuori e non avremo più niente da dirci. È l’unica che s’avvicina di più alla bolla, la sfiora con delicatezza e mi guarda, vedendomi. Di lei sentirò la mancanza.
Mi terapizzano settimanalmente, di solito giochi anche quelli rompicazzo ed esperimenti vari. Mia madre è sempre nei paraggi, vorrebbe toccarmi, non glielo lascio fare Lei butta fuori le sue lacrime, io no, le tengo dentro. Un mondo intero dentro. e tutti quei budelli stretti e strozzati, dove tutto si affolla.
Loro non lo sospettano neppure, ma io vedo tutte le molecole di me, sono pezzi piccolissimi di un puzzle, (quelli che risolvo in dieci minuti), i miei mutano ordine e figura. Quando sono nato qualche pezzettino deve essere rimasto fuori, ma quella è un’altra storia, che poi è sempre la stessa e a me le storie non interessano.